Il Papa rinnova il monito contro l'aborto
La Chiesa resta contraria pure all'uso delle cellule embrionali, tranne quelle adulte e da cordone ombelicale
Federica Mandelli
ROMA
L'aborto è un «inganno» da cui le donne vanno difese e quante hanno vissuto questo «dramma» vanno aiutate. Descrivendo uno «sfondo culturale» segnato «dall'eclissi del senso della vita», il Papa torna su un tema già tante volte affrontato con un messaggio diretto ed esplicito ai medici. A loro, infatti, si è rivolto ricevendo ieri in udienza l'assemblea generale della Pontificia Accademia per la vita.
A loro ha chiesto di difendere le donne da quella, ha detto, che non è mai «una soluzione» alle difficoltà, neppure di fronte a possibili problemi di salute del bambino. Un punto chiave, quest'ultimo, che in sostanza porta Benedetto XVI a dire senza mezzi termini che l'aborto non è mai terapeutico e non ci sono rischi legati alla salute del nascituro che lo giustifichino.
Questo, infatti, è stato il passaggio più forte dell'intervento del Pontefice. «I medici, in particolare – ha affermato Benedetto XVI – non possono venire meno al grave compito di difendere dall'inganno la coscienza di molte donne che pensano di trovare nell'aborto la soluzione a difficoltà familiari, economiche, sociali, o a problemi di salute del loro bambino. Specialmente in quest'ultima situazione – ha sottolineato – la donna viene spesso convinta, a volte dagli stessi medici, che l'aborto rappresenta non solo una scelta moralmente lecita, ma persino un doveroso atto terapeutico per evitare sofferenze al bambino e alla sua famiglia, e un ingiusto peso alla società». Al contrario, l'interruzione di gravidanza «non risolve nulla, ma uccide il bambino, distrugge la donna e acceca la coscienza del padre del bambino, rovinando, spesso, la vita famigliare».
Benedetto XVI ravvisa un quadro generale in cui «si è molto attenuata la comune percezione della gravità morale dell'aborto e di altre forme di attentati contro la vita umana». Per questo parla ai padri, che con la coscienza «talvolta offuscata, spesso lasciano sole le donne incinte».
E si rivolge poi a tutta la società, chiedendo di aiutare le donne che hanno abortito: «È necessario che la società tutta si ponga a difesa del diritto alla vita del concepito e del vero bene della donna. Parimenti sarà necessario non far mancare gli aiuti alle donne che, avendo purtroppo già fatto ricorso all'aborto, ne stanno ora sperimentando tutto il dramma morale ed esistenziale».
Benedetto XVI ha toccato anche un altro aspetto, che riguarda la ricerca nel campo delle staminali. Un campo che vede la Chiesa contraria a ogni forma di utilizzo delle cellule embrionali e favorevole a quella sulle cellule adulte e da cordone ombelicale. Infine il Papa ha chiesto «generosità nella donazione del sangue cordonale al momento del parto».
Secondo i dati più recenti disponibili, dall'entrata in vigore della 194 il ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza si è ridotto progressivamente in Italia, dai 235mila aborti l'anno nel 1982 ai 130mila del 2006.
Anche grazie a questi dati, più volte in questi 33 anni i medici si sono schierati in difesa di una legge che «dimostra tutta la solidità e la modernità del suo impianto tecnico-scientifico, giuridico e morale», come ha affermato la Federazione degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) in un documento del 2008.
© Copyright Gazzetta del sud, 27 febbraio 2011
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