domenica 27 febbraio 2011

Discorso del Papa alla Pontifica Accademia per la Vita: il commento di Giacomo Galeazzi

Il Papa: “Un inganno l’aborto terapeutico”

“Le donne vanno aiutate e difese: invece sono mal consigliate dai medici e lasciate sole dai mariti”

GIACOMO GALEAZZI

CITTA’ DEL VATICANO

I padri non aiutano le madri a difendere la vita, l’aborto lascia «ferite profonde» e non è mai terapeutico quindi i medici non ingannino le donne.
Il Papa denuncia i rischi connessi alla diffusione delle biobanche private per la conservazione del sangue cordonale a esclusivo uso autologo e condanna l’aborto come un «inganno» da cui le donne vanno difese. Quante hanno vissuto questo «dramma» vanno aiutate, raccomanda Joseph Ratzinger.
Descrivendo uno «sfondo culturale» segnato «dall’eclissi del senso della vita», Benedetto XVI torna su un tema già tante volte affrontato con un messaggio diretto ed esplicito ai medici. A loro, infatti, si è rivolto ricevendo ieri in udienza l’assemblea generale della Pontificia Accademia per la Vita.
Bisogna difendere le donne da quella che non è mai «una soluzione» alle difficoltà, neppure di fronte a possibili problemi di salute del bambino.
Un punto chiave che porta Benedetto XVI a dire senza mezzi termini che l’aborto non è mai terapeutico e non ci sono rischi legati alla salute del nascituro che lo giustifichino: «I medici non possono venire meno al grave compito di difendere all’inganno la coscienza di molte donne che pensano di trovare nell’aborto la soluzione a difficoltà familiari, la vita famigliare». Benedetto XVI ravvisa economiche, sociali, o a problemi di salute un quadro generale in cui «si è molto attedel loro bambino». nuata la comune percezione della gravità
Specialmente in quest’ultima situazio- morale dell’aborto e di altre forme di atne, «la donna viene spesso convinta, a vol- tentati contro la vita umana». Per questo te dagli stessi medici, che l’aborto rappre- parla ai padri, che con la coscienza «talvolsenta non solo una scelta moralmente leci- ta offuscata, spesso lasciano sole le donne ta, ma persino un doveroso atto incinte». E si rivolge poi a tutta la società, “terapeutico” per evitare sofferenze al chiedendo di aiutare le donne che hanno bambino e alla sua famiglia, e un abortito. «È necessario che la società tutta “ingiusto” peso alla società». Al contrario, si ponga a difesa del diritto alla vita del l’interruzione volontaria di gravidanza concepito e del vero bene della donna». Pa«non risolve nulla, ma uccide il bambino, rimenti «sarà necessario non far mancare distrugge la donna e acceca la coscienza gli aiuti alle donne che, avendo purtroppo del padre del bambino, rovinando, spesso, già fatto ricorso all’aborto, ne stanno ora sperimentando tutto il dramma morale ed esistenziale». Il Pontefice è preoccupato anche dalle sempre più incombenti derive nella ricerca sulle staminali. Una problematica recente, posta dal progresso della ricerca che vede la Chiesa contraria a ogni forma di utilizzo delle cellule embrionali e favorevole a quella sulle cellule adulte e da cordone ombelicale. Benedetto XVI chiede «generosità nella donazione del sangue cordonale al momento del parto».
No, dunque, al profitto sulla conservazione di parti del corpo umano, che, sottolinea il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, «mette in pericolo la tradizionale politica solidaristica italiana in materia di sangue ed organi, con grave danno per i pazienti». La ricerca medico-scientifica «è un valore e un impegno non solo per i ricercatori, ma per l’intera comunità civile», riconosce il Papa. Il monito anti-aborto, evidenzia il direttore dell’Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian è «la voce della coscienza» per un «dramma lacerante che da sempre è purtroppo presente nella vita di molte persone, soprattutto donne, anche se il più delle volte viene rimosso». Stop agli stereotipi caricaturali di un Papa e di un cattolicesimo spietati, retrogradi e nemici di presunte libertà, se non addirittura di diritti». L’intervento del Pontefice sul trauma post-aborto e le banche di cordone ombelicale è «positivo, ragionevole, profondamente umano». L’angoscia conseguente l’interruzione volontaria di gravidanza «rivela la voce della coscienza e ad avvertirla in modo insopprimibile sono spesso le donne che l’hanno patito, mentre a essere offuscata è talvolta quella degli uomini, i quali spesso lasciano sole le donne incinte», sottolinea Vian. La qualità morale dell’agire umano «non è una realtà di fronte alla quale si possa restare indifferenti e soprattutto non è prerogativa di cristiani o credenti, ma un valore che accomuna ogni essere umano, dunque la Chiesa guarda con favore al progresso medico e scientifico purché rispetti il bene comune», raccomanda il quotidiano vaticano.

© Copyright La Stampa, 27 febbraio 2011

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