La voce della coscienza
Non è difficile prevedere come molti media daranno conto del discorso di Benedetto XVI alla Pontificia accademia per la vita, sottolineando in chiave soltanto negativa la condanna dell'aborto, per rafforzare gli stereotipi caricaturali di un Papa e di un cattolicesimo spietati, retrogradi e nemici di presunte libertà, se non addirittura di diritti. Naturalmente non è così, e basta leggere il testo per accorgersi che l'intervento del Pontefice è ancora una volta positivo e ragionevole: insomma, profondamente umano.
L'Accademia per la vita ha approfondito i temi della sindrome post-abortiva e l'utilizzo delle banche del cordone ombelicale: cioè un dramma lacerante che da sempre è purtroppo presente nella vita di molte persone, soprattutto donne, anche se il più delle volte viene rimosso, e una problematica invece recente, posta dal progresso della ricerca. Commentando i due temi, Benedetto XVI è andato al cuore delle questioni, richiamando la presenza e il ruolo della coscienza.
Proprio l'angoscia conseguente l'aborto rivela la voce della coscienza. E ad avvertirla in modo insopprimibile sono spesso le donne che l'hanno patito, mentre a essere offuscata è talvolta quella degli uomini, i quali - osserva il Papa - "spesso lasciano sole le donne incinte". Il richiamo alla coscienza è centrale nel ragionamento di Benedetto XVI, che sottolinea come "la qualità morale dell'agire umano" non è una realtà di fronte alla quale si possa restare indifferenti e soprattutto non è prerogativa di cristiani o credenti, ma un valore che "accomuna ogni essere umano", mentre la Chiesa guarda con favore al progresso medico e scientifico purché rispetti il bene comune.
L'indicazione papale è dunque chiara: in una cultura segnata "dall'eclissi del senso della vita" - dalla minimizzazione dell'aborto, che "non risolve nulla, ma uccide il bambino, distrugge la donna e acceca la coscienza del padre", fino agli altri attentati contro la vita umana - non bisogna stancarsi di promuovere la difesa di ogni persona nei diversi momenti dell'esistenza. Lo ha ripetuto nell'ultimo mezzo secolo la Chiesa, nei documenti del concilio Vaticano II e negli insegnamenti di Paolo VI e di Giovanni Paolo II, ma anche con la testimonianza di figure come madre Teresa.
In questa battaglia culturale sempre più negli ultimi tempi e in diversi ambienti alla voce e alla testimonianza di molti cattolici e di altri credenti si sono unite voci e testimonianze laiche. A favore della persona umana, senza distinzioni, in una questione che tutti riguarda e che a tutti dunque deve stare a cuore.
g.m.v.
(©L'Osservatore Romano - 27 febbraio 2011)
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