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5 commenti:
Sottoscrivo in pieno l'appello di E. M. Radaelli...se il Papa non si riprende il suo Munus Docendi...i mali si incancreriranno e ogni giorno che passa è tardi...
Ma ci vorrebbe l'audacia di Gregorio VII!
Trovo inaccettabile quanto afferma Radaelli, che sostanzialmente nega la continuità della Tradizione vivente e considera errato il Vaticano II e l'ultimo cinquantennio di governo della Chiesa, quindi anche il pensiero del teologo Ratzinger (perito conciliare) ed il magistero dell'attuale pontefice e dei suoio immediati predecessori.
Inoltre Radaelli dimentica che la Chiesa non vive di sole affermazioni dogmatiche, ma di vita spirituale, santità, carità pastorale, preghiera. Sino al 325 (concilio di Nicea) la Chiesa visse l'epoca dei martiri senza definire dogmi: fu forse un'epoca sterile? No certamente: fu anzi l'epoca più alta della storia della Chiesa, segnata dal martirio e dalla riflessione dei Padri apostolici e degli Apologisti.
assolutamente in disaccordo con il dott.Radaelli per le stesse ragioni del commento precedente
paolo
Secondo diversi studiosi,"intellettualmente onesti", il Vaticano II fu un concilio privo di asserzioni "dogmatiche" di un qualche rilievo; infatti le sue conclusioni non aggiunsero nulla di nuovo, nonostante l'affinamento della cultura teologica e della conoscenza delle sacre scritture, alle solenni enunciazioni dottrinarie e teologiche precedenti; il Vaticano II, sempre secondo alcuni studiosi, si aperse, in maniera discutibile, alle trasformazioni pastorali, che una generazione di ecclesiastici effervescenti ed arrivisti, alla ricerca esasperata del nuovo ad ogni costo in ossequio ai cambiamenti ed all'andazzo introdotti nella vita civile dal secolarismo pseudo-ateo, ha elaborato avviando quelle "varianti" pastorali e liturgiche che ora vengono ddibattute.
Anonimo
Secondo diversi studiosi,"intellettualmente onesti", il Vaticano II fu un concilio privo di asserzioni "dogmatiche" di un qualche rilievo; infatti le sue conclusioni non aggiunsero nulla di nuovo, nonostante l'affinamento della cultura teologica e della conoscenza delle sacre scritture, alle solenni enunciazioni dottrinarie e teologiche precedenti; il Vaticano II, sempre secondo alcuni studiosi, si aperse, in maniera discutibile, alle trasformazioni pastorali, che una generazione di ecclesiastici effervescenti ed arrivisti, alla ricerca esasperata del nuovo ad ogni costo in ossequio ai cambiamenti ed all'andazzo introdotti nella vita civile dal secolarismo pseudo-ateo, ha elaborato avviando quelle "varianti" pastorali e liturgiche che ora vengono ddibattute.
Anonimo
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