Gmg e “indignados”
Diversità in reciproco ascolto
Paolo Bustaffa
Mentre la Gmg sta lievitando nelle 65 diocesi spagnole, in attesa dell’incontro con Benedetto XVI, diverse città d’Europa e del resto del mondo sono scosse da contestazioni e proteste.
A Madrid anche gli “indignados”, riuniti alla Puerta del Sol, si stanno preparando per l’arrivo del Papa.
Come si pone la Gmg di fronte a una realtà giovanile che, non solo in Europa, esprime con toni duri il proprio disagio?
Bravi e pacifici alcuni, cattivi e violenti altri?
La Gmg è un’isola tranquilla mentre il mare della storia è a forza nove?
Due movimenti differenti sono sul terreno delle delusioni, delle promesse non mantenute, dell’incertezza per il futuro.
I giovani, in una situazione tesa, sono per alcuni osservatori in contrasto o in sordità tra di loro.
Non è certo questa la lente con cui guardare l’evento di Madrid e non è mai stata questa la lente con cui la Chiesa ha guardato e guarda ai giovani
Neppure questa è la lente dei giovani che stanno pacificamente invadendo la Spagna a poca distanza da coetanei che in altro modo manifestano le loro difficoltà, la loro protesta e la loro richiesta.
L’indignazione anima diversamente i due movimenti ma non li può trasformare in parti contrapposte.
Senza confusioni.
Nella sua indignazione per l’ ingiustizia, la menzogna e la mediocrità c’è chi è totalmente contrario alla violenza e all’offesa. Nel suo esprimersi c’è una forza disarmata che scegliendo la via maestra della legalità inquieta la coscienza di una società e di una classe politica sempre più debitrici nei confronti delle nuove generazioni.
I giovani della Gmg non sono indifferenti a quanti, della stessa età, si esprimono con una contestazione urlata: diversi sono i linguaggi ma comuni sono la fatica di vivere, l’attesa per un domani migliore, l’impegno per cambiare.
Lo stesso cardinale Luìs Martinez Sistach, arcivescovo di Barcellona, accogliendo nella sua diocesi migliaia di giovani di diversi Paesi, si è fatto interprete del “grido” di coloro che, non solo in Spagna, vivono frustrazioni e disagi accentuati da una crisi che non è solo economica e finanziaria.
Il cardinale ha opportunamente ricordato che i giovani della Gmg avvertono la necessità di un confronto costruttivo perché l’indignazione di molti coetanei non sia sterile e senza prospettive.
In un difficile contesto, in una ricerca sofferta di verità e giustizia il contributo dei giovani credenti per costruire un mondo migliore può essere dunque di riferimento anche per gli” indignados”.
C’è più di un auspicio perché prenda piede un ascolto reciproco.
Non sono, quelli della Gmg, solo dei “bravi ragazzi”, un po’ sognatori e un po’ fuori dal mondo.
Hanno piena consapevolezza della gravità di una crisi, non si chiamano fuori, ci si buttano con una maturità non comune.
C’è un motivo.
Il dialogo tra fede e ragione, al quale chiama Benedetto XVI, non è neppure per loro solo un esercizio intellettuale: é un “laboratorio di speranza” in cui pensare e costruire, non da soli, una società dove la dignità della persona e la passione per la giustizia e la pace siano valori fondamentali e quindi imprescindibili.
Da questo dialogo in costante divenire possono nascere una nuova classe politica, una sana democrazia, una positiva laicità, una cultura per l’uomo.
Non c’è che dire: l’avventura che la Gmg di Madrid sta già proponendo ai giovani dell’inizio del terzo millennio è ardua: se non lo fosse non sarebbe neppure affascinante.
Occorrerà viverla, tornati a casa, nella concretezza quotidiana e nella consapevolezza che le lancette dell’orologio della Gmg sono le lancette del tempo che ognuno vive come dono e come responsabilità.
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1 commento:
Vi ricordate questo articolo di Sandro Veronesi sul Corriere durante il Giubileo dei Giovani?
"Sembra quasi - non voglio dirlo - finta - l' ho detto -, perché tanti ragazzi tutti sorridenti, che cantano e si salutano acciaccandosi i piedi nella calca, non sembrano nemmeno veri. Dov' è l' irrequietezza, dov' è la smania, dov' è l' aggressività?"
Quando lo lessi per la prima volta, dopo essere tornata mi arrabbiai.
Mi arrabbiai perchè mi sentii compressa nei pregiudizi degli "adulti", nelle loro categorie che non prevedevano ripensamenti o semplicemente la capacità di vedere oltre il proprio naso.
Sono passati 10 anni e ancora si sente il bisogno di sfatare il fatto che i ragazzi che vanno alla GMG sono dei ragazzi con la testa tra le nuvole, che non conoscono la vita. Come se non stessero anche loro su questa terra.
Noi e gli "indignatos" non siamo due realtà "diverse" perchè abbiamo le stesse difficoltà nel trovare lavoro, le farci una famiglia, nel realizzare i nostri sogni.
Disse Branduardi sempre nei giorni del Giubileo: "nei volti dei ragazzi che ho visto ho letto un grande SI' "
Ecco, forse è questa la differenza. Forse il fatto che prima viene il nostro SI' e poi tutto il resto.
Dicendo SI' non abbiamo rinunciato a nulla che non fosse bello ed importante, lo abbiamo messo al suo giusto posto.
Benedetto XVI ha detto: "siamo fatti per il cielo" Esatto. Siamo fatti per portare il cielo quaggiù. Siamo fatti per costruire la civiltà dell'amore, il Regno di Dio.
Verrebbe da dire: "chi ha orecchi per intendere intenda" e chi non li ha, ascolti, guardi, si interroghi e CI INTERROGHI. Noi saremo là. Noi non abbiamo paura di rendere testimonianza della speranza che è in noi.
Buona GMG a tutti e pregate per noi..
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