venerdì 5 agosto 2011

I vescovi croati sulla controversia tra Diocesi di Parenzo e Pola e Monastero Benedettino di Praglia (Radio Vaticana)

I vescovi croati sulla controversia tra Diocesi di Parenzo e Pola e Monastero Benedettino di Praglia

Il Comitato permanente della Conferenza episcopale croata è intervenuta ieri con un comunicato sulla controversia tra la Diocesi di Parenzo e Pola, in Croazia, e il Monastero Benedettino di Praglia, in Italia, relativa a proprietà ecclesiastiche nel territorio della Parrocchia di Dajla nella suddetta Diocesi. I vescovi croati si rivolgono ai fedeli e a tutta la popolazione croata per cercare di contribuire alla comprensione veritiera della situazione e per rigettare un approccio definito “inadatto, fuorviante e nocivo per tutta la nostra società”. Questa questione “piuttosto intricata – afferma il comunicato - va considerata anzitutto come intra-ecclesiale” anche se è stata originata da decisioni prese prima dal regime fascista e poi da quello comunista; regimi che hanno attuato persecuzioni e violazioni di diritti umani fondamentali, confiscando le proprietà sia ai singoli sia alle istituzioni, come accaduto ai Benedettini a Dajla. Senza entrare nel merito delle decisioni degli organi giudiziari croati e delle loro ragioni – afferma il comunicato - rimane il fatto che nel 1999 la proprietà benedettina è passata alla Parrocchia di Dajla, nella Diocesi di Parenzo e Pola. Successivamente, la Diocesi e l’Abbazia di Praglia, in quanto persone giuridiche ecclesiastiche, ben conoscendo tutto ciò che era successo con l’alienazione e la restituzione della proprietà, sulla base delle prescrizioni canoniche si sono impegnate a ricercare la via migliore affinché ciò che era stato restituito venisse ripartito in modo equo. Anche grazie al contributo offerto dalla Congregazione per i Vescovi e dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica - continua il comunicato - tra la Diocesi di Parenzo e Pola e l’Abbazia di Praglia si era arrivati all’accordo, firmato a Roma il 17 maggio 2006, sulla divisione della proprietà a metà. Ma poiché non era stato possibile attuare l’intesa, il Papa nel 2008 nominava una commissione cardinalizia: questa, nel novembre 2010, consegnava i risultati del proprio lavoro al Santo Padre che, sulla base di essi, prendeva la sua decisione. Il comunicato ricorda quindi il rifiuto del vescovo di Parenzo e Pola, Ivan Milovan, di firmare il documento che avrebbe chiuso le pluriennali trattative e la successiva nomina da parte del Santo Padre di un suo delegato come firmatario di tale documento. Questo – spiega il comunicato – allo scopo di attuare decisioni intra-ecclesiali con le quali in nessun modo si intendeva danneggiare la Diocesi di Parenzo e Pola. Al contrario – prosegue il testo - senza tali accordi sarebbero rimasti poco chiari i rapporti tra le due istituzioni all’interno della stessa Chiesa. “Noi Vescovi – conclude il comunicato – continueremo, nel rispetto delle varie posizioni, a coltivare e promuovere l’unità ecclesiale. Rimaniamo fermi nell’unità del Ministero episcopale, in particolare nel rispetto delle decisioni e nell’amore verso il Santo Padre, la Santa Sede e le varie istituzioni ecclesiastiche, impegnandoci per la giustizia e rifiutando tutto ciò che potrebbe danneggiare la pace tra i fedeli, le nazioni e gli Stati. Come tante volte si è dimostrato nel passato, solamente guidati dalla verità e dalla giustizia possiamo testimoniare anche il nostro amore verso la patria croata”.

© Copyright Radio Vaticana

3 commenti:

Caterina63 ha detto...

.... resto senza parole...
comprendo la gravità della situazione e comprendo che il danaro è uno strumento necessario per la Diocesi, ma santo cielo, paventare PROMESSE DI UNITA' ECCLESIALE è davvero grossa....
tale unità NON DEVE ESSERE MESSA MINIMAMENTE IN DUBBIO e men che meno, cari vescovi di ambo le parti, non deve essere neppure USATA come elemento di ricatto del tipo: o si fa come dico io o non siamo più nella Chiesa....

SI FA COME DICE IL PAPA!!
è ovvio che una delle due parti avrà da soffrire maggiormente, e allora? cosa c'entra promettere l'unità ecclesiale? bastano i soldi per metterla a rischio?

SI FA COME DICE IL PAPA!
punto, stop!
e a chi tocca non s'ingrugni e tenti piuttosto di non gettare benzina sul fuoco, ma ACQUA, TANTA ACQUA, ACQUA BENEDETTA....

Anonimo ha detto...

Mettiamoci una pietra sopra anche perché il Papa è intervenuto, a quanto mi sembra di capire, in qualità quasi di arbitro,richiesto dalle parti....poi qualcuno evidentemente si è tirato indietro.I benedettini e il Vescovo fanno una pessima figura:la smettano di litigare per i soldi!
Preghino umilmente per lo scandalo dato.

Emil ha detto...

Non voglio rinfocolarepolemiche inutili ma rimane il fatto che il vescovo e i sacerdoti della diocesi di Pola han dato un pessimo esempio: mi chiedo se sia lecito chiamarli ancora cattolici.
Nella Chiesa di Cristo siamo tutti fratelli non vi sono differenze...loro hanno seminato l'odio contro gli italiani che erano,non scordiamolo legittimi proprietari di quelle terre già della Repubblica di Venezia, ab immemorabili.I croati nazionalisti sono dei manipolatori della storia...
Il vescovo di Pola si è comportato in modo disonesto e indegno,se ne deve andare!
O si sottomette o si dimette...punto!