Nei discorsi di Benedetto XVI in Germania
Antidoti contro la disumanità
Ferdinando Cancelli
I discorsi di Benedetto XVI si prestano sempre a una lettura su molti piani e offrono spunti concreti a chi si trova ad affrontare la sfera della sofferenza umana e le problematiche bioetiche a essa connesse.
Non hanno fatto eccezione gli interventi durante il viaggio in Germania, in particolare quelli al Bundestag e al convento degli agostiniani di Erfurt durante la celebrazione ecumenica.
«Solo chi conosce Dio, conosce l’uomo» ha ribadito il Papa citando Romano Guardini per ricordare come «senza la conoscenza di Dio l’uomo diventa manipolabile» e come la fede debba «concretizzarsi nel nostro comune impegno per l’uomo»: saremo giudicati «secondo come ci siamo comportati nei confronti (...) dei più piccoli».
Il compito che Benedetto XVI ha delineato ancora una volta con fermezza consiste nel «difendere la dignità inviolabile dell’uomo dal concepimento fino alla morte, nelle questioni della diagnosi pre-impiantatoria fino all’eutanasia».
Questa proposta del Papa, chiara ai nostri occhi, poggia sulle basi evidenziate il giorno precedente al Bundestag in un discorso storico e articolato. Due sono gli elementi che aiutano concretamente chiunque voglia guardare all’uomo senza lo scuro filtro di un riduttivismo che «comprende la natura in modo puramente funzionale»: secondo Benedetto XVI bisogna ricostruire un ponte e inaugurare una nuova ecologia.
All’inizio degli anni settanta del secolo scorso la bioetica veniva al mondo proprio con l’immagine del «ponte»: un oncologo, Van Rensselaer Potter, la vedeva infatti in una celebre opera come bridge to the future («ponte verso il futuro»), un ponte tra «dati biologici» e «valori etici» (biological facts ed ethical values). Negli anni successivi ci si accorse però di come quel ponte nulla avrebbe messo in comunicazione se non fosse passato per l’immagine di uomo, di natura umana, che ognuno di noi, nello svolgere il proprio lavoro e nella vita, non dovrebbe mai perdere.
Il Papa ci aiuta in un certo senso a ricostruire quel ponte in modo corretto ricordandoci che solo passando attraverso una natura umana non più compresa «in modo puramente funzionale» le due rive dell’uomo e dell’ethos torneranno a essere unite.
D’altra parte, partendo dal dato oggettivo che «l’uomo non è soltanto una libertà che si crea da sé» e che «l’uomo non crea se stesso», Benedetto XVI ci invita a fare nostro lo stesso zelo del movimento ecologista comparso in Germania anch’esso negli anni settanta del Novecento. Questa volta però — dice il Papa — la natura da rispettare e da non manipolare è, accanto a quella di terra, acqua e aria, quella della persona umana.
Ricostruire un ponte e diventare fautori dell’ecologia dell’uomo mediante uno sguardo nuovo sulla natura umana alla luce della vera ragione che non rinuncia a guardare in alto: semplici, saggi antidoti contro la disumanità proposti da chi, umilmente, lavora davvero sodo nella vigna del Signore.
(©L'Osservatore Romano 30 settembre 2011)
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