giovedì 29 settembre 2011

Rigore sulle conseguenze penali, ascolto delle vittime e prevenzione. Ieri al Consiglio Cei sono state discusse le linee-guida contro la pedofilia nel clero (Galeazzi)

Pedofilia, svolta della Chiesa “Daremo ascolto alle vittime”

Le nuove linee-guida della Cei: più rigore nella formazione dei preti

GIACOMO GALEAZZI

Rigore sulle conseguenze penali, ascolto delle vittime e prevenzione. Ieri al Consiglio Cei sono state discusse le linee-guida contro la pedofilia nel clero.
«Ferme restando le conseguenze penali», le misure antiabusi includono un «rigoroso percorso formativo per i futuri preti, l’ascolto delle vittime, l’accompagnamento dei sacerdoti coinvolti», annuncia monsignor Domenico Pompili, portavoce e sottosegretario della Conferenza episcopale. Il «parlamentino» dei vescovi ha affrontato anche gli orientamenti pastorali per l’educazione: «Servono adulti responsabili e coinvolti». Quattro i capitoli su cui si sta lavorando: fermezza nelle conseguenze penali, più rigore nella formazione dei sacerdoti, ascolto delle vittime, accompagnamento dei sacerdoti coinvolti.
La bozza del testo è stato esaminata ieri dal Consiglio episcopale permanente, l’organo direttivo della Cei, riunito in questi giorni a Roma e aperto lunedì dalla prolusione del cardinale Angelo Bagnasco. Quest’incontro era, di fatto, la prima riunione operativa del vertice dell’episcopato dopo l’input arrivato dal Vaticano a metà maggio attraverso un documento stilato dall’ex Sant’Uffizio.
Da allora il tema della pedofilia nel clero non ha mancato di tornare all’attenzione delle cronache. Proprio nei giorni in cui usciva il documento vaticano, a Genova scoppiava il caso di don Seppia, il parroco arrestato per abusi e droga. A luglio dall’Irlanda arrivava il rapporto Cloyne che ha spinto il Vaticano a un gesto clamoroso come quello di richiamare a Roma il nunzio per consultazioni. Ed è di pochi giorni fa la denuncia alla Corte penale internazionale dell’Aja presentata da un’associazione americana di vittime di abusi che accusa persino Joseph Ratzinger malgrado da cardinale e da papa abbia fatto più di chiunque altro contro gli abusi.
Il testo dell’ex Sant’Uffizio aveva fornito indirizzi e vincoli su come le conferenze episcopali dovessero muoversi per affrontare lo spinoso problema degli abusi su minori commessi da sacerdoti. L’obbligo di tener conto delle leggi civili era uno degli aspetti e sarà uno dei nodi centrali anche del documento a cui stanno lavorando i vescovi.
Tra loro è emersa una «convinzione condivisa» a favore della tolleranza-zero.
C’è un’attività di prevenzione da fare a monte, in seminario, con una selezione accurata dei futuri sacerdoti.
C’è poi un lavoro a valle, che riguarda da una parte chi ha subito gli abusi e dall’altra chi li ha commessi. I risvolti sul piano della giustizia devono restare un punto fermo e non ci devono essere sconti. Bisognerà vedere come quest’aspetto, che è centrale, verrà recepito nel documento finale. Nel maggio scorso era stato lo stesso Bagnasco ad assicurare che «sarà sicuramente messa nero su bianco l’esortazione ai vescovi affinché invitino le persone a fare denunce e segnalazioni». Per l’approvazione del documento finale bisognerà aspettare qualche mese. Presumibilmente sarà varato dal Consiglio Cei nella sessione invernale, a gennaio. Troppi «fraintendimenti e pregiudizi rischiano di deturpare l’originaria bellezza della fede cristiana». E «l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi non può prescindere dal mondo della famiglia, della scuola, della comunità ecclesiale», raccomanda la Cei il cui obiettivo è «ritrovare la motivazione della nuova evangelizzazione e del primo annuncio». La Chiesa parlerà agli adulti, non solo ai bambini. Per i confessori e i penitenti la Santa Sede ha approvato un «vademecum». Nel sacramento della penitenza «va superata la visione materialistica della persona umana, unità di anima e corpo».

© Copyright La Stampa, 29 settembre 2011

Nessun commento: