Ecco la guida anti pedofilia dei vescovi
di Enza Cusmai
Sono state profetiche le parole di Papa Ratzinger pronunciate nell’ultimo viaggio in Germania. Il suo anatema contro la pedofilia che infanga la Chiesa è racchiuso in poche parole stringenti: «Capisco i motivi di chi lascia la Chiesa… ma dalle pagine scure del passato è possibile trarre lezioni per il futuro». E così è stato.
Sembra che sia davvero arrivata, anche per la classe sacerdotale italiana, una «ventata di aria fresca». D’ora in poi, infatti, la formazione dei sacerdoti sarà più rigorosa, non ci saranno più coperture omertose per i preti che abusano o molestano i minori.
Ma soprattutto, ed ecco la novità, verranno ascoltati con attenzione e rispetto le vittime degli abusi, le cui grida di impotenza venivano, in passato, spesso soffocate nello scetticismo e nell’indifferenza di molti.
Ieri il Consiglio episcopale permanente della Cei ha messo nero su bianco le linee guida a cui si dovranno adeguare i vescovi di tutta Italia per contrastare la piaga della pedofilia. E proprio il mons. Domenico Pompili, portavoce del parlamentino dei vescovi, ne ha spiegato i contenuti salienti. «La necessità di un sempre più rigoroso percorso formativo per i futuri preti, l’ascolto delle vittime, l’accompagnamento dei sacerdoti coinvolti, ferme restando le conseguenze penali – ha detto il portavoce - sono i punti fermi che accompagneranno l’azione della Chiesa Italiana per contrastare il triste fenomeno degli abusi sessuali compiuti da religiosi sui minori».
Pompili ha anche aggiunto che questa strategia riflette «convinzioni diffuse e condivise» all’interno del Consiglio che si è adeguato all’indicazioni della Santa Sede e alle norme restrittive approvate dallo stesso Pontefice nel maggio del 2010 in fatto di pedofilia. Insomma, dopo aver fatto una radiografia della realtà italiana, tra i vescovi non c’è stato alcun disaccordo sui comportamenti da adottare in caso di abusi.
La Chiesa, del resto, non può stare a guardare lo scetticismo diffuso tra la gente. Sono tempi in cui la fede sembra smarrita e persino nella Germania del Pontefice si assiste ad una disaffezione profonda verso il cattolicesimo. Il numero degli sbattezzi cresce di anno in anno e persino nella Baviera, regione natale di Papa Ratzinger, i cattolici non sono più la maggioranza.
La gente chiede coerenza e trasparenza dei sacerdoti anche nelle materie più spinose. Non a caso Pompili invita alla fermezza perché «fraintendimenti e pregiudizi rischiano di deturpare l’originaria bellezza della fede cristiana».
Ne è consapevole anche il Pontefice che, già l’anno scorso, aveva dato un giro di vite alla normativa antipedofili. Nella nuova legge, i casi di abusi su minori da parte dei preti devono «seguire la legge civile per quanto riguarda la denuncia dei crimini alle appropriate autorità». Anche l’iter per la dismissione dallo stato clericale di un sacerdote pedofilo è stato accelerato ed è stato introdotto il reato della pedopornografia.
La prescrizione del reato è raddoppiata da dieci a venti anni, mentre i minori sono equiparati a «persone con limitato uso della ragione». Dunque, deboli e da salvaguardare prima di chiunque altro.
© Copyright Il Giornale, 29 settembre 2011 consultabile online anche qui.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
Lettera aperta a Gianni Cardinale
Gentile sig. Cardinale, se Ministro ordinato, molto Reverendo!
Leggo e rileggo il suo annuncio/commento, che riguarda la presentazione del Motu Proprio “Omnium in Mentem” del 15 dicembre 2009, in uno dei primi periodi lei scrive: “ … Viene ulteriormente chiarita la distinzione fra i tre gradi del sacramento dell’ordine …”.
Premetto che sono un diacono che esercita il proprio ministero -permanente- da 15 anni circa. Negli anni della mia formazione, nessuno dei “miei” Professori ha risposto a una mia domanda: perché “distinzione” fra i Ministri ordinati se tutti, ognuno nel proprio ruolo, esercitando il nostro ministero abbiamo lo stesso traguardo? Quanto lei scrive, qui da me citato, crea ancor più confusione anziché comunione, come dovrebbe essere. Come ho scritto in altre occasioni ripeto che la diversità di ministero non vuole dire distinzione e questo dovrebbe essere chiaro già negli anni della formazione per chi diventerà prete o diacono. Per tanto -con una Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio- sono stati alterati due mila anni di storia della Chiesa, dall’età apostolica ad oggi.
Scritti sul diaconato: nell’anno 1965 il Concilio Vaticano II; nel 1968 viene reso noto il Sacrum Diac. Ord.; nel 1983 revisione del CIC, esempio il can. 266 è molto chiaro sui diaconi; 1992 Catechismo C. C.; 1998 testo congiunto, sul diaconato, pubblicato dalle Congregazioni del Clero ed Educazione Cattolica. Mi fermo qui con le citazioni per non andare molto “lontano”. È altrettanto vero però che gia nel Concilio di Trento e nel Concilio Vaticano I, i Padri conciliari si sono posti il problema del diaconato: è un ministero a se e bisogna ripristinarlo. Dopo tutti o ultimi scritti qui da me citati; dobbiamo ancora capire quali siano i compiti e il mistero del DIACONO?
Generale, giudichi Lei queste mie righe e se ha elementi validi mi risponda!
Mi conceda una domanda: io che sono stato ordinato prima del M.P. non pensa che la mia Ordinazione possa essere considerata invalida per “vizio di consenso”?
Se il Ministro Ordinato: diacono o prete che sia, che non opera in Persona Christi, bensì esercita i compiti e doveri di ogni Cristiano praticante; che bisogno c’è di continuare a ordinare diaconi? Per restare nello specifico.
Beniamino - diacono
Posta un commento