Il Papa in Germania: i commenti di Vittorio Possenti e Sandro Magister
I mass media di tutto il mondo continuano a commentare il viaggio del Papa in Germania. Lo storico discorso al Bundestag è tra gli eventi che suscita più riflessioni. A questo proposito Luca Collodi ha intervistato il prof. Vittorio Possenti, docente di Filosofia politica presso l'Università di Venezia:
R. - Un discorso di altissimo livello, che ha dei punti di contatto con quello tenuto a Ratisbona qualche anno fa. Il compito del politico, dunque, - come lo disegna Benedetto XVI - è quello di creare le condizioni di fondo per raggiungere la giustizia e la pace. Per questo, ovviamente, il diritto positivo e, più radicalmente, quello naturale e la legge morale naturale, sono indispensabili, perché non può essere il semplice criterio di maggioranza che assicura la giustizia ed il diritto. Sulle questioni più fondamentali, che riguardano la giustizia, la vita e la persona umana, il Papa domanda che si faccia riferimento a questo diritto di natura inscritto da Dio stesso nell’uomo e nella natura umana.
D. - Questo ci porta alla ricerca della giustizia da parte della politica…
R. - Sicuramente la giustizia è l’altro nome del bene comune. Molto spesso Benedetto XVI usa il termine “giustizia” per dire anche “bene comune”. Ogni società politica ha un significato, sta insieme, se si rivolge verso qualche bene che riguarda tutta la società e non soltanto i singoli. Il compito alto della politica - così come stabilito dai grandi classici greci, da Tommaso d’Aquino, dalla Dottrina sociale della Chiesa - è quindi il bene comune del popolo, e questo dev’essere la stella polare d’orientamento del vero uomo politico. Andando anche al di là della fluttuazione delle opinioni, deve tenere come stella d’orientamento e guida la giustizia ed il bene comune. Ed il Papa, in maniera molto penetrante, individua nel positivismo giuridico la cultura prevalente. Ora, per il positivismo giuridico non c’è né il diritto naturale né la legge naturale, ma soltanto la decisione della volontà del potere che pone la legge. Questo è il punto veramente importante, perché Benedetto XVI ha ricordato che non può essere la mera volontà politica prevalente in un certo momento a stabilire che cos’è o non è il diritto. (vv)
Storico è stato anche il discorso del Papa ai rappresentanti della Chiesa evangelica tedesca nel Convento agostiniano di Erfurt dove visse Lutero. Ascoltiamo il commento del vaticanista Sandro Magister, curatore del blog in quattro lingue "www.chiesa", al microfono di Fabio Colagrande:
R. – Questo discorso, per quanto riguarda il versante occidentale dell’ecumenismo, è un discorso, a mio parere, di capitale importanza, perché Benedetto XVI ha detto in modo estremamente esplicito qual è la sua visione del rapporto ecumenico con le Chiese nate dalla Riforma luterana. E’ andato alla sostanza del pensiero di Lutero, non si è dilungato minimamente su quelli che sono stati, tra l’altro, gli elementi più dirompenti della frattura intercorsa con Lutero nei confronti della Chiesa di Roma, ma è andato a quelle domande essenziali che hanno tormentato e sostanziato la vita di Lutero dall’inizio alla fine, che riguardano proprio il rapporto più diretto tra l’uomo e Dio, e da lì, naturalmente, ha fatto discendere la conseguenza di dialogo ecumenico secondo la quale il rapporto con le Chiese deve essere di nuovo centrato sulla sostanza delle questioni e non invece su quelle forme, soprattutto istituzionali, che in realtà sono stati gli elementi di frattura più forti tra le varie Chiese.
D. – Mi sembra un discorso che, come in altri casi, si collega anche al contesto di secolarizzazione, in cui le Chiese cristiane oggi si trovano ad agire in Europa...
R. – Infatti, il Papa quando ha parlato di sfide ne ha citate due. La prima è quella del movimento evangelico e la seconda è, appunto, la sfida della secolarizzazione. C’è una tentazione fortissima per le Chiese, tutte, compresa la Chiesa cattolica: quella cioè di essere tentati dalla modernità, andando in qualche modo ad annacquare la sostanza della fede cristiana, per cercare di renderla più potabile per le culture dominanti nei nostri tempi. Ecco, il Papa ha messo in guardia con parole molto nette da questo tipo di riduzione del cristianesimo a misura della cultura corrente. L’ecumenismo di Benedetto XVI è l’ecumenismo molto di sostanza, che va, in definitiva, a cogliere quelli che sono gli elementi imperituri, che sono rimasti nelle varie confessioni cristiane, per capire che soltanto da lì si può risalire la china delle divisioni intercorse nei secoli. (ap)
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