domenica 27 novembre 2011

Ebrei, l'Osservatore Romano ricorda l'eroismo del padre del Rabbino Di Segni (Izzo)

EBREI: OSSERVATORE RICORDA EROISMO DEL PADRE DEL RABBINO DI SEGNI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 26 nov.

Due importanti leader religiosi impegnati nel dialogo ebraico-cattolico hanno riscoperto antichi legami familiari, nati negli anni della persecuzione razziale. Si tratta del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, la cui famiglia dovette sfollare nelle Marche per sottrarsi alle deportazioni, e di monsignor Edoardo Menichelli, oggi arcivescovo di Ancona ed allora figlio di una famiglia che offri' la sua assistenza agli esuli ebrei.
La storia e' ricostruita sull'Osservatore Romano dalla storica ebrea Anna Foa, in un articolo che rende omaggio in particolare all'eroica figura del padre dell'attuale rabbino capo di Roma, raccontata nel libro "Mose' Di Segni medico partigiano. Memorie di un protagonista della Guerra di Liberazione (1943-1944)", a cura di Luca Maria Cristini. "A Serripola - spiega il giornale della Santa Sede - la famiglia Di Segni fu protetta e aiutata. Una rete di complicita' consenti' loro di sfuggire ai rastrellamenti fascisti e nazisti, nascondendosi ora dall'uno ora dall'altro quando il pericolo si faceva imminente.
Fin dall'inizio, la loro accoglienza era stata facilitata dall'opera del parroco del luogo, che dal pulpito aveva esortato i fedeli ad accogliere questi rifugiati senza far domande, senza chieder loro perche' non frequentavano la chiesa. A sua volta, Di Segni si impegno' intensamente a curare, oltre ai partigiani, anche gli abitanti di Serripola, che lo ripagarono di affetto e riconoscenza, sentimenti di cui resta tuttora memoria. Lo ricorda - rivela il quotidiano vaticano - l'attuale arcivescovo di Ancona e Osimo, Edoardo Menichelli, allora uno dei bambini con cui i piccoli Di Segni giocavano".
Il quotidiano diretto dal professor Giovanni Maria Vian racconta l'attivita' di Mose' Di Segni nella colonna partigiana appena formata a Serripola, dove prestava la sua opera "come medico ma anche, in alcune emergenze, di combattente, e per una di queste occasioni sara' insignito nel 1948 di medaglia d'argento al valor militare". "Una scelta anomala - conclude la Foa - da parte di un uomo gia' maturo, con una famiglia da proteggere in una situazione di grande precarieta' e rischio".

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