domenica 27 novembre 2011

Il Papa: Avvento, l’attesa di Cristo in un mondo post-moderno, dove Dio sembra assente (AsiaNews)

Su segnalazione di Laura leggiamo:

VATICANO

Papa: Avvento, l’attesa di Cristo in un mondo post-moderno, dove Dio sembra assente

All’Angelus Benedetto XVI spiega il senso dell’Avvento che dà inizio al nuovo anno liturgico. Nel mondo di oggi, nelle città anonime, Dio sembra essersi ritirato e l’uomo sembra essere padrone di tutto. Dio non è “padrone”, ma “Padre e amico”. Un appello per i lavori della Commissione Onu sul clima.

Città del Vaticano (AsiaNews)

L’ Avvento, che comincia oggi, è un “tempo stupendo in cui si risveglia nei cuori l’attesa del ritorno di Cristo e la memoria della sua prima venuta, quando si spogliò della sua gloria divina per assumere la nostra carne mortale”. Esso è tanto più importante in un “mondo post-moderno…., dove Dio sembra assente” e in cui “a volte… pensiamo che Dio si sia come ritirato, ci abbia, per così dire, abbandonati a noi stessi”.
Così, prima della preghiera dell’Angelus coi fedeli in piazza san Pietro, Benedetto XVI ha spiegato il senso dell’Avvento, il tempo che dà inizio al nuovo anno liturgico, “un nuovo cammino di fede, da vivere insieme nelle comunità cristiane, ma anche, come sempre, da percorrere all’interno della storia del mondo, per aprirla al mistero di Dio, alla salvezza che viene dal suo amore”.
Il papa ha commentato anzitutto le parole di Gesù nel vangelo di oggi, “Vegliate!”: “Questo – ha detto - è l’appello di Gesù nel Vangelo di oggi. Lo rivolge non solo ai suoi discepoli, ma a tutti: ‘Vegliate!’ (Mt 13,37). E’ un richiamo salutare a ricordarci che la vita non ha solo la dimensione terrena, ma è proiettata verso un ‘oltre’, come una pianticella che germoglia dalla terra e si apre verso il cielo. Una pianticella pensante, l’uomo, dotata di libertà e responsabilità, per cui ognuno di noi sarà chiamato a rendere conto di come ha vissuto, di come ha utilizzato le proprie capacità: se le ha tenute per sé o le ha fatte fruttare anche per il bene dei fratelli”.
Il pontefice ha poi commentato le parole del profeta Isaia, "Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si risvegliava per stringersi a te; perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto, ci avevi messo in balìa della nostra iniquità" (Is 64,6): “Come non rimanere colpiti da questa descrizione? Sembra rispecchiare certi panorami del mondo post-moderno: le città dove la vita diventa anonima e orizzontale, dove Dio sembra assente e l’uomo l’unico padrone, come se fosse lui l’artefice e il regista di tutto: le costruzioni, il lavoro, l’economia, i trasporti, le scienze, la tecnica, tutto sembra dipendere solo dall’uomo. E a volte, in questo mondo che appare quasi perfetto, accadono cose sconvolgenti, o nella natura, o nella società, per cui noi pensiamo che Dio si sia come ritirato, ci abbia, per così dire, abbandonati a noi stessi”.
“In realtà – ha aggiunto - il vero "padrone" del mondo non è l’uomo, ma Dio. Il Vangelo dice: ‘Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati’ (Mc 13,35-36). Il Tempo di Avvento viene ogni anno a ricordarci questo, perché la nostra vita ritrovi il suo giusto orientamento, verso il volto di Dio. Il volto non di un ‘padrone’, ma di un Padre e di un Amico. Con la Vergine Maria, che ci guida nel cammino dell’Avvento, facciamo nostre le parole del profeta. ‘Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani’ (Is 64,7)”.
Dopo la preghiera mariana e prima dei saluti in diverse lingue, Benedetto XVI ha ricordato l’importanza dei lavori della Convenzione dell’ONU sui cambiamenti climatici e del Protocollo di Kyoto, che iniziano domani a Durban (Sud Africa). “Auspico – ha detto il pontefice - che tutti i membri della comunità internazionale concordino una risposta responsabile, credibile e solidale a questo preoccupante e complesso fenomeno, tenendo conto delle esigenze delle popolazioni più povere e delle generazioni future”.

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