sabato 26 novembre 2011

I primi concili ecumenici e la professione di fede in un libro postumo di monsignor Eleuterio Fortino (Nin)

I primi concili ecumenici e la professione di fede in un libro postumo di monsignor Eleuterio Fortino

Nel passato storico come nel presente eterno

Il 26 novembre a Roma, presso la chiesa di Sant'Atanasio, viene presentato il libro I concili ecumenici e la professione di fede cristiana -- A cura di Agnese Jerovante, Roma, Besa Circolo Italo-albanese di Cultura, 2011 (Sussidi catechetici, 53), pagine 99 -- che raccoglie gli studi di monsignor Eleuterio Fortino (1938-2010) sui primi sette concili ecumenici, da quello di Nicea i del 325 a quello di Nicea ii del 787. Pubblichiamo l'introduzione scritta del rettore del Pontificio Collegio Greco di Roma e, sotto, stralci dalle conclusioni del libro.

di Manuel Nin

Lo studio delle liturgie delle diverse Chiese orientali ci fa vedere come esse sono sempre scuola di fede e fonte di vita nello Spirito. Lo Spirito di Dio è presente nella comunità che professa, che celebra e che vive la sua fede. Infatti la vita di fede di una comunità cristiana adoperata e celebrata nei diversi sacramenti e celebrazioni liturgiche, inserita questa celebrazione in un insieme di gesti, parole, segni, ricevuti e accettati dalla Chiesa, costituisce la celebrazione liturgica.
La liturgia delle Chiese Orientali riflette in modo molto chiaro la concezione teologica di ognuna di esse; attraverso la liturgia, i cristiani orientali riconoscono e sperimentano la loro appartenenza a una Chiesa; la liturgia, allora, viene considerata come fonte ed espressione della teologia di una Chiesa, ed è in essa, nella liturgia, che viene preservata l'identità e la continuità di ogni Chiesa. Perciò la celebrazione liturgica è un momento essenzialmente ecclesiale: lo Spirito Santo dà la vita agli uomini facendo di essi il Corpo di Cristo; senza la celebrazione liturgica, la Parola di Dio diventerebbe un semplice ricordo edificante e il creare legami di comunione e di carità tra i battezzati sarebbe un ideale pressoché inaccessibile: vi mancherebbe l'epiclesi dello Spirito, che crea il vero evento salvifico nella comunità dei credenti. In essa, nella celebrazione liturgica, ogni Chiesa cristiana vive la fede, la speranza e la carità; in essa diventa pienamente Corpo di Cristo.
Il mistero di Cristo non può prendere corpo in noi se non nel suo Corpo che è la Chiesa, là dove la Chiesa celebra la liturgia, là si trova lo Spirito del Corpo di Cristo.
Per le Chiese di Oriente la liturgia è la fonte, l'anima, il centro di tutta la loro vita di fede, di tutta la loro vita di comunità radunate dallo Spirito, che fanno un cammino verso il Signore; nella liturgia queste comunità vengono penetrate e condotte dallo Spirito e a partire della loro vita liturgica cercano di dare una risposta a quest'azione dello Spirito. Per penetrare fino in fondo la vita spirituale di qualsiasi Chiesa bisogna approfondire la sua vita liturgica; è nella liturgia dove viene rispecchiata la vita di fede di una Chiesa: è attraverso delle formule liturgiche che viene accertata la confessione di fede di una Chiesa.
È nella liturgia, ancora, che viene rispecchiata la vita di comunione interna ed esterna di una Chiesa: nella liturgia il credente viene inserito nella comunità, nella tradizione della propria Chiesa e nella comunione con le altre Chiese; in essa, nella liturgia, il credente esperimenta di essere interiormente ed esteriormente parte di un mistero di vita che gli viene dato. Le diverse tradizioni orientali hanno tanti punti e aspetti che le diversificano tra di loro, ma in comune hanno soprattutto una cosa: il fatto che la celebrazione liturgica -- sia la liturgia eucaristica sia la liturgia delle ore -- è il porto dove viene adunata, vissuta, celebrata, proclamata e cantata la fede della Chiesa; la liturgia in modo poetico-simbolico contiene tutta la fede della Chiesa.
Il senso mistagogico/catechetico della liturgia viene sottolineato fortemente nelle liturgie dell'Oriente cristiano, e in modo speciale nelle liturgie di tradizione bizantina: la liturgia è un maestro nella fede dei fedeli, essa è, possiamo dire, impregnata di elementi che istruiscono i fedeli nelle verità della fede; per questo la liturgia bizantina -- tutte le liturgie cristiane -- appartiene alla Chiesa, che la custodisce come patrimonio intangibile.
Questa dimensione mistagogico catechetica la troviamo nei testi liturgici -- sia quelli biblici che quelli eucologici -- nello stesso svolgimento delle celebrazioni, nel ciclo liturgico, nell'iconografia, nell'architettura.
Questa fede della Chiesa, la troviamo manifestata lungo tutto l'anno liturgico bizantino, dalla celebrazione dell'Incarnazione del Verbo di Dio, a quella del suo mistero di passione, morte e risurrezione, e alla sua continuazione nella vita della Chiesa. Una vita guidata dallo Spirito Santo, ma non per questo meno travagliata e delle volte anche sofferta. Travaglio che specialmente nei concili ecumenici ha dato il frutto voluto dallo Spirito Santo per la vita delle diverse Chiese cristiane. L'anno liturgico bizantino, in diverse delle sue domeniche, commemora, celebra i sette primi concili ecumenici, quelle assise di Padri, vescovi e teologi, che dal iv all'VIII secolo hanno riflettuto, pregato e proposto la professione di fede cristiana. Queste domeniche dell'anno liturgico bizantino, che si potrebbero chiamare domeniche di carattere «dogmatico», non celebrano dei temi, degli argomenti di carattere filosofico oppure anche teologico, ma celebrano a seconda di ognuno dei concili a esse assegnati, il mistero della fede, cioè l'incarnazione, la passione, la morte e la risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo, e la vita della Chiesa stessa.
Diverse sono queste domeniche che celebrano uno o diversi dei sette primi concili: la prima domenica di Quaresima che celebra il culto delle icone nella fede cristiana, col ricordo del VII concilio ecumenico, quello di Nicea ii (787); la domenica tra l'Ascensione e la Pentecoste con la celebrazione del i concilio ecumenico, quello di Nicea i (325). Inoltre altre due domeniche di luglio e di ottobre.
Il presente volume raccoglie la pubblicazione di carattere postumo degli studi di monsignor Eleuterio Fortino sui primi sette concili ecumenici, da quello di Nicea i del 325 a quello di Nicea ii nel 787. Come una vera catechesi, l'autore, per ognuno dei concili spiega le cause che ne originarono la convocazione, la genesi, le posizioni dottrinali delle diverse fazioni della Chiesa che si erano contrapposte, e in modo molto schematico e molto chiaro indica le principali decisioni dogmatiche e canoniche scaturite dal concilio in questione. A conclusione di ogni capitolo troviamo un sunto bibliografico molto utile per un ulteriore approfondimento sul concilio in questione o sulle questioni dogmatiche da esso scaturite.
Si tratta di un ottimo sussidio lasciatoci da monsignor Fortino quasi a modo di testamento. In esso ci fa presente quelle colonne che reggevano la sua vita di cristiano e di sacerdote: la professione della fede, la celebrazione della fede, la vita della fede.

(©L'Osservatore Romano 27 novembre 2011)

Squilli di tromba

di Eleuterio Fortino

Le eparchie cattoliche bizantine in Italia, nella linea della grande tradizione bizantina, hanno nel loro calendario liturgico, tre “memorie” dei concili ecumenici. Le rileviamo dall'Imerologhion dell'eparchia di Lungro: domenica tra l'Ascensione e la Pentecoste (o VII domenica di Luca): domenica dei santi Padri del i concilio ecumenico di Nicea o dei 318 Padri; domenica tra il 13 e il 19 luglio: domenica dei santi Padri del iv concilio ecumenico di Calcedonia e dei santi Padri del i concilio ecumenico di Nicea, del ii in Costantinopoli, del III in Efeso, del v e vi in Costantinopoli; domenica dopo l'11 ottobre: domenica dei Santi Padri del VII concilio ecumenico.
Praticamente vengono commemorati i santi Padri di tutti i sette concili che cattolici e ortodossi considerano insieme come ecumenici.
Una tale celebrazione e la sua insistenza nel calendario ha un particolare valore liturgico-teologico ed ecclesiologico. Per un tentativo di analisi va innanzitutto rilevata la celebrazione stessa: l'evento ed i suoi aspetti storici e liturgici; in secondo luogo il messaggio che si deduce dai testi liturgici per la vita dei credenti: formulazione della professione di fede e per la coscienza sinodale della Chiesa.
Le celebrazioni dei concili in tre domeniche dell'anno liturgico bizantino, sono ben definite nei libri liturgici con propria innografia. L'introduzione delle tre memorie nel calendario è avvenuta in epoche e circostanze diverse. Va anche notato che tutte le Chiese orientali celebrano la festa dei concili, almeno quella del primo concilio ecumenico di Nicea (325), da cui proviene la professione di fede contenuta nel Simbolo niceno.
Qui noi ci limitiamo alla tradizione bizantina e ci riferiamo alla celebrazione così come si trova attualmente nei libri liturgici, ossia ci riferiamo alla traditio recepta, senza entrare nella varietà delle testimonianze codicografiche, limitandoci a una breve premessa storica.
Il fatto che la Chiesa bizantina celebri nella liturgia, con insistenza e con specificazione l'evento conciliare, è degno di nota.
La motivazione generale di una tale intuizione e prassi va trovata nella considerazione del concilio ecumenico come tromba di Dio che annuncia la verità salvifica. Le decisioni conciliari hanno riguardato il dogma trinitario e quello cristologico in particolare e di conseguenza l'economia di salvezza. I concili hanno spiegato, per quanto possibile, ciò che Dio è e ciò che ha fatto per redimere l'uomo. Questo collegamento con la storia della salvezza ha reso possibile la loro celebrazione come avvenimento salvifico.
Una tale percezione giustifica anche il fatto che sia stato possibile celebrare globalmente tutti i Padri che hanno partecipato ai vari concili, indipendentemente da un'indagine sulla santità personale. Si celebrano i Padri di un concilio, i quali hanno proclamato la verità sulla Trinità, su Gesù Cristo, che «per noi uomini e per la nostra salvezza discese dai cieli e si incarnò per opera dello Spirito Santo e da Maria Vergine e si fece uomo».
L'opera dei concili è santa e santificante; la si può celebrare a gloria di Dio che vuole che tutti gli uomini siano salvi.
La celebrazione dei concili nella Chiesa bizantina è indice, anche e non secondariamente, della impostazione che la conciliarità ha nella visione ecclesiologica orientale.
La sinodalità è un aspetto strettamente connesso alla comunione ecclesiale.

(©L'Osservatore Romano 27 novembre 2011)

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