Benedetto XVI: «Basta con l’odio e le violenze contro i cristiani»
Vittime in Nigeria e nelle Filippine, appello per la «conversione dei cuori»
di FRANCA GIANSOLDATI
CITTA’ DEL VATICANO
Natale rigato di lacrime per molti cristiani perseguitati. Troppi. In Nigeria vi sono stati diversi attacchi, nelle Filippine durante una messa è stato ferito un sacerdote e diversi fedeli, in Iraq i cattolici sopravvivono sotto la minaccia di al Qaeda, in Pakistan si lotta per salvare la vita ad Asia Bibi e per correggere la legge trabocchetto sulla blasfemia. Dopo il messaggio del 25 dicembre diffuso in mondovisione (puntualmente oscurato da Pechino) il Papa addolorato per le notizie che arrivano, anche nel giorno di Santo Stefano, primo martire cristiano, ha lanciato un appello per la conversione dei cuori e la pace.
«La terra è macchiata di sangue» ha detto volgendo poi il pensiero ai profughi in fuga e ai tanti bambini che non posseggono la fortuna di crescere con l’affetto dei genitori. «Più che di beni materiali i bambini hanno bisogno dell’affetto di un padre e una madre», ha affermato riflettendo sulla drammatica esperienza di Giuseppe e Maria costretti a fuggire in Egitto a causa della furia omicida di Erode.
«In questo tempo del Santo Natale il desiderio e l’invocazione del dono della pace si sono fatti ancora più intensi. Ma il nostro mondo continua a essere segnato dalla violenza, specialmente contro i discepoli di Cristo».
L’odio e le violenze nei confronti dei cristiani si sono moltiplicati esponenzialmente negli ultimi anni, probabilmente anche come effetto della guerra in Iraq che, a sentire tanti missionari, ha inevitabilmente fatto da detonatore al sentimento anti occidentale esistente all’interno del mondo islamico e offerto un pretesto alle frange più estremiste.
Il Papa ha manifestato la sua preoccupazione in diverse circostanze, denunciando a gran voce che la religione cattolica è ormai la più perseguitata al mondo. Proprio per questo motivo ha voluto dedicare la Giornata Mondiale della Pace 2011 (che celebrerà il primo gennaio a San Pietro davanti all’intero corpo diplomatico) al tema della libertà religiosa. L’invito è a non arrendersi, a pregare per la conversione dei cuori dei persecutori e a non arretrare nel dimostrare al mondo la grandezza del cristianesimo che abbraccia ogni uomo dimostrando che Dio è amore e l’amore si dimostra con la carità, «la forza che cambia il mondo».
Il concetto l’ha ripetuto anche ieri a pranzo, nella hall dell’Aula Paolo VI, al banchetto allestito per 350 ospiti davvero particolari: erano tutti senza tetto accuditi dalle suore di Madre Teresa di Calcutta e da padre Sebastiano. «Grazie per avere condiviso con me la gioia di questi giorni di festa. Vi voglio bene». Al tavolo papale c’erano una decina di barboni di varie nazionalità. Un signore svizzero, una italiana, poi la madre superiora delle suore di Madre Teresa ma pure un musulmano, di nazionalità etiope, Abdullahi Adus Adil e un cinese, Bo Qing He.
© Copyright Il Messaggero, 27 dicembre 2010
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