mercoledì 1 dicembre 2010

Grande folla di fedeli ai funerali di Manuela Camagni, la «Memor Domini» della famiglia pontificia (O.R.)

La celebrazione alla presenza di una folla commossa

San Piero in Bagno di Romagna, 30.

Grande folla di fedeli ieri ai funerali di Manuela Camagni, la «Memor Domini» della famiglia pontificia morta lo scorso 24 novembre in seguito a un incidente stradale. La celebrazione è stata presieduta, nella chiesa parrocchiale di San Piero in Bagno di Romagna, dall'arcivescovo metropolita di Modena-Nonantola e amministratore apostolico di Cesena-Sarsina, monsignor Antonio Lanfranchi.
All'inizio della celebrazione il segretario particolare di Benedetto xvi, monsignor Georg Gänswein, ha letto il messaggio papale pubblicato in questa pagina.
Hanno concelebrato l'arcivescovo Luciano Suriani, in rappresentanza della Segreteria di Stato, l'arcivescovo di Lviv dei Latini, monsignor Mieczys{l-lslash}aw Mokrzycki (il quale dal 2005 al 2007 ha fatto parte della segreteria particolare di Benedetto xvi), il vescovo emerito di Cesena-Sarsina, monsignor Lino Garavaglia, e una quarantina di sacerdoti, fra i quali don Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, padre Hermann Geissler, della Famiglia Spirituale L'Opera, capo ufficio della Congregazione per la Dottrina della Fede, con il responsabile internazionale della comunità sacerdotale della Famiglia Spirituale L'Opera, padre Peter Willi, e don Rudy Tonelli, parroco di San Piero in Bagno, la cittadina sull'Appennino romagnolo in cui è nata Manuela.
Erano presenti il medico personale del Papa, Patrizio Polisca, il direttore delle Ville Pontificie, Saverio Petrillo, il comandante della Guardia Svizzera Pontificia, colonnello Daniel Rudolf Anrig, e il vicecomandante del Corpo della Gendarmeria vaticana, Raoul Bonarelli, le tre «Memores Domini» dell'appartamento pontificio, Loredana, Cristina e Carmela, suor Birgit Wansing, del movimento di Schönstatt, e suor Christine Felder, della Famiglia Spirituale L'Opera.
Monsignor Lanfranchi ha introdotto la celebrazione commentando il libro della Genesi dove è descritta la sofferenza di Abramo nel distaccarsi da tutti i suoi affetti per rispondere al comando del Signore: «Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò. Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione». Abramo intuì — ha detto l'arcivescovo — che «non poteva essere una buona notizia ma solo la condizione perché la sua vita fosse benedizione per lui e per una grande moltitudine di persone».
«Conoscendo la tenerezza e la sensibilità di Manuela — ha proseguito — credo che non sia stato facile per lei, come per Abramo, lasciare tutto: paese, casa, amici, ma c'era una convinzione profonda, capace di far superare tutte le resistenze, le difficoltà: il Vangelo per lei, la buona notizia della sua vita, capace di dare un senso pieno alla sua esistenza era obbedire alla chiamata di Dio nella certezza che la verità della nostra vita è di appartenere a lui. Nella coscienza di appartenere a Dio, che porta ad abbandonarsi totalmente alla sua volontà, è il segreto di trovare il senso esauriente della nostra vita. Appartenere a Dio la portava ad amare e a vivere la Chiesa, prolungamento dell'umanità di Gesù Cristo, servendola con passione e amore, ultimamente nel delicato compito di familiare del Santo Padre».
Manuela è stata una benedizione per tutti quelli che l'hanno conosciuta, ha ricordato ancora monsignor Lanfranchi: «Lo è stata per il fratello Giorgio e la sorella Edda e i loro familiari, e un abbraccio forte mi sia consentito per i nipoti Francesca, Anna, Adamo che, dopo aver perso il papà e la mamma, avevano in Manuela un punto di riferimento sicuro. Manuela dal cielo non li abbandonerà, insieme al papà e alla mamma. È stata una benedizione per le «Memores», per il Santo Padre e la famiglia pontificia: commuove il ritratto di questa famiglia che il Santo Padre fa nel libro intervista Luce del mondo; la condivisione della fede davvero crea rapporti profondi, a volte più profondi dei legami di sangue. Ricca di questa benedizione, ora è ritornata alla sua terra per attendere la risurrezione finale».
L'omelia è stata tenuta da don Carrón. Soffermandosi sul brano della lettera ai Romani appena proclamato, ha ricordato che «nessuno vive per se stesso e muore per se stesso». Così ha fatto Manuela Camagni, la quale «era radiosa, risplendente» nel dare testimonianza dell'«immagine della sua vocazione. Se viviamo per il Signore, Lui ci porta a una gioia e a una letizia che deborda dalla nostra immaginazione, proprio come abbiamo visto in Manuela. Dare la vita a Cristo — ha concluso il presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione — significa che Cristo è l'unica ragione per vivere e per morire. Oggi possiamo essere certi che lui la aggiunge alla sua compagnia».
Giovedì 2 dicembre Benedetto xvi celebrerà privatamente una messa per Manuela. (francesco zanotti)

(©L'Osservatore Romano - 1 dicembre 2010)

1 commento:

Davide ha detto...

L'ho già scritto e lo ripeto qui, Beati quanti donano la propria vita per gli amici.
Grazie a Manuela per quella che ritengo una offerta della propria vita per il Papa che Dio Padre ha accettato.
E scrivetelo sui muri che in Romagna la Fede c'è ed è forte come solo loro sanno essere.