Guitton: proteggere i cristiani attaccati è difendere i diritti umani essenziali
DI LORENZO FAZZINI
«Un amico mi ha segnalato prontamente la citazione della «cristianofobia » nel discorso del Papa. Penso sia la prima volta che in un intervento papale compaia tale termine». E di avversione ai cristiani René Guitton, scrittore ed editore francese (è direttore della prestigiosa casa editrice Calmann- Lévy di Parigi), ne sa qualcosa, come testimonia il suo «Cristianofobia. La nuova persecuzione» (Lindau), frutto di anni di contatti, viaggi e inchieste sul campo là dove i cristiani rischiano la vita per la loro fede. «Il sempre più scristianizzato Occidente fa fatica a concepire che i cristiani possano essere perseguitati in quanto cristiani – scrive nel suo saggio – perché essere tali, secondo uno slogan semplicistico che si ripete spesso, significa stare dalla parte del potere».
Dottor Guitton, come valuta questo invito di Benedetto XVI a lottare contro la cristianofobia?
Quello che il Papa chiede è un atteggiamento tipicamente umanista, appunto quello che io ho voluto portare avanti nel mio libro. Il tema della persecuzione dei cristiani nel mondo non deve essere un argomento affrontato in maniera religiosa o confessionale, bensì oggettivamente, in nome della difesa umana dei diritti umani essenziali, in questo caso la libertà religiosa. Sono totalmente d’accordo dunque con questo approccio del Papa. E perché bisogna parlare laicamente di questo dramma? Perché non possiamo lasciare ai cristiani il compito di difendere i cristiani perseguitati, come non va lasciata agli ebrei la lotta contro l’antisemitismo o ai musulmani quello contro la discriminazione verso gli islamici. Se lasciamo che questa difesa avvenga in modo confessionale, il fossato tra le civilizzazioni si allargherà. Dobbiamo mostrare che combattere le avversioni contro i cristiani non rappresenta una lotta a favore della nostra comunità bensì uno sforzo per una migliore fraternità umana.
Quali sono stati, a suo giudizio, gli episodi più gravi di cristianofobia durante questo 2010 che va chiudendosi?
Indubbiamente c’è stata, a partire dall’11 settembre 2001, un’accentuazione degli attacchi contro le comunità cristiane del mondo da parte di tutte le frange estremiste. Oggi l’accrescimento maggiore si ha in Iraq: la strage della Cattedrale di Baghdad del 31 ottobre è eloquente. Gli integralisti islamici in diverse parti del mondo cercano qualsiasi pretesto da parte occidentale per aggredire la minoranza cristiana in risposta a una presunta offesa dell’islam. Così la legge sul burqa in Francia, ma anche il Sinodo della Chiesa cattolica del Medio Oriente a Roma, sono stati eventi che gli estremisti islamici hanno usato come pretesti per dire che l’islam veniva attaccato dall’Occidente e dunque reagire in maniera violenta. Questo è quello che mi hanno personalmente segnalato vescovi dal Pakistan, dall’Iraq, dall’Egitto.
Il Pontefice, nel suo messaggio, domanda a chi responsabilità «politica e religiosa» di fermare questi attacchi sistematici contro i cristiani. Vede segnali positivi al riguardo?
Sì. Ad esempio, per quanto riguarda il mio Paese, la Francia, 180 parlamentari hanno rivolto un appello al ministro degli Esteri di Parigi perché si prodighi a favore dei cristiani minacciati. A Parigi, di recente, abbiamo tenuto una manifestazione importante al Trocadero dopo la strage di Baghdad. Anche l’ex ministro Luc Ferry è intervenuto su Le Figaro per sollevare il tema dei cristiani perseguitati, soprattutto per venire incontro ai credenti esuli per la loro fede.
© Copyright Avvenire, 21 dicembre 2010
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