mercoledì 22 dicembre 2010

Guitton: proteggere i cristiani attaccati è difendere i diritti umani essenziali (Fazzini)

Guitton: proteggere i cristiani attaccati è difendere i diritti umani essenziali

DI LORENZO FAZZINI

«Un amico mi ha segnalato prontamente la citazione della «cristia­nofobia » nel discorso del Pa­pa. Penso sia la prima volta che in un intervento papale compaia tale termine». E di avversione ai cristiani René Guitton, scrittore ed editore francese (è direttore della prestigiosa casa editrice Cal­mann- Lévy di Parigi), ne sa qualcosa, come testimonia il suo «Cristianofobia. La nuo­va persecuzione» (Lindau), frutto di anni di contatti, viaggi e inchieste sul campo là dove i cristiani rischiano la vita per la loro fede. «Il sem­pre più scristianizzato Occi­dente fa fatica a concepire che i cristiani possano esse­re perseguitati in quanto cri­stiani – scrive nel suo saggio – perché essere tali, secondo uno slogan semplicistico che si ripete spesso, significa sta­re dalla parte del potere».

Dottor Guitton, come valuta questo invito di Benedetto X­VI a lottare contro la cristia­nofobia?

Quello che il Papa chiede è un atteggiamento tipica­mente umanista, appunto quello che io ho voluto por­tare avanti nel mio libro. Il te­ma della persecuzione dei cristiani nel mondo non de­ve essere un argomento af­frontato in maniera religiosa o confessionale, bensì ogget­tivamente, in nome della di­fesa umana dei diritti umani essenziali, in questo caso la libertà religiosa. Sono total­mente d’accordo dunque con questo approccio del Papa. E perché bisogna parlare laica­mente di questo dramma? Perché non possiamo lascia­re ai cristiani il compito di di­fendere i cristiani persegui­tati, come non va lasciata a­gli ebrei la lotta contro l’anti­semitismo o ai musulmani quello contro la discrimina­zione verso gli islamici. Se la­sciamo che questa difesa av­venga in modo confessiona­le, il fossato tra le civilizza­zioni si allargherà. Dobbia­mo mostrare che combatte­re le avversioni contro i cri­stiani non rappresenta una lotta a favore della nostra co­munità bensì uno sforzo per una migliore fraternità uma­na.

Quali sono stati, a suo giudi­zio, gli episodi più gravi di cristianofobia durante que­sto 2010 che va chiudendosi?

Indubbiamente c’è stata, a partire dall’11 settembre 2001, un’accentuazione degli attacchi contro le comunità cristiane del mondo da parte di tutte le frange estremiste. Oggi l’accrescimento mag­giore si ha in Iraq: la strage della Cattedrale di Baghdad del 31 ottobre è eloquente. Gli integralisti islamici in diver­se parti del mondo cercano qualsiasi pretesto da parte occidentale per aggredire la minoranza cristiana in rispo­sta a una presunta offesa del­l’islam. Così la legge sul bur­qa in Francia, ma anche il Si­nodo della Chiesa cattolica del Medio Oriente a Roma, sono stati eventi che gli e­stremisti islamici hanno usa­to come pretesti per dire che l’islam veniva attaccato dall’Occidente e dunque rea­gire in maniera violenta. Questo è quello che mi han­no personalmente segnalato vescovi dal Pakistan, dall’I­raq, dall’Egitto.

Il Pontefice, nel suo messag­gio, domanda a chi respon­sabilità «politica e religiosa» di fermare questi attacchi si­stematici contro i cristiani. Vede segnali positivi al ri­guardo?

Sì. Ad esempio, per quanto ri­guarda il mio Paese, la Fran­cia, 180 parlamentari hanno rivolto un appello al ministro degli Esteri di Parigi perché si prodighi a favore dei cristia­ni minacciati. A Parigi, di re­cente, abbiamo tenuto una manifestazione importante al Trocadero dopo la strage di Baghdad. Anche l’ex ministro Luc Ferry è intervenuto su Le Figaro per sollevare il tema dei cristiani perseguitati, so­prattutto per venire incontro ai credenti esuli per la loro fe­de.

© Copyright Avvenire, 21 dicembre 2010

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