LA SANTA SEDE MINIMIZZA LE RIVELAZIONI DI WIKILEAKS: PALLOTTOLE DI CARTA, NON FANNO MALE
Il Vaticano: “Solo chiacchiere Usiamo le nuove tecnologie”
Bertone: “Io uno yes man? Vuol dire che sono in sintonia con Benedetto XVI”
CITTÀ DEL VATICANO
«Le pallottole di carta non fanno male», minimizzano in Segreteria di Stato. La Santa Sede ha accolto con fastidio e una punta di ironia i cablogrammi di Wikileaks. «Senza entrare nella valutazione dell’estrema gravità della pubblicazione di una grande quantità di documenti riservati e confidenziali e delle sue possibili conseguenze», la Sala Stampa evidenzia che «i rapporti riflettono le percezioni e le opinioni di coloro che li hanno redatti e non possono essere considerati espressione della stessa Santa Sede né citazioni precise delle parole dei suoi Officiali». La loro attendibilità va «valutata con riserva e con molta prudenza, tenendo conto delle circostanze». Segno del tentativo di derubricare a «incidente diplomatico» le informative Usa è il commento di Bertone ai suoi collaboratori: «Sono ben orgoglioso di essere stato definito uno “yes man” visto che questa immagine un po’ colorita in realtà rappresenta bene la mia sintonia con l’azione pastorale del Papa».
Riguardo ai rilievi ad un Segretario di Stato che «parla solo italiano» si fa notare Oltretevere che Bertone usa abitualmente quattro lingue oltre l’italiano (tedesco, spagnolo, francese e portoghese). Delle nuove tecnologie «il personale della Santa Sede fa largo uso». E sono «riconosciute ovunque l’alto livello e la discrezione dei diplomatici vaticani, caratteristiche tutt’altro che antiquate».
Ad essere rilanciate sono «solo chiacchiere e pettegolezzi diffusi in ambienti giornalistici», precisano in Curia. E i giudizi sull’entourage papale (incluse voci sulla destituzione di Bertone «digiuno di diplomazia» e Lombardi «privo di accesso al vertice») e le scarsa efficacia comunicativa e decisionale della Curia. «Solo il portavoce vaticano ha il Blackberry» e pochi collaboratori del Pontefice hanno un indirizzo email. «La maggior parte dei più alti esponenti del Vaticano, tutti uomini, in media sui 70 anni, non comprende i mezzi moderni e le nuove tecnologie informatiche», si legge in un dispaccio. Sebbene «ci sono segnali che almeno qualcuno in Vaticano abbia imparato la lezione e lavorerà per ridisegnare la struttura comunicativa della Santa Sede», l’analisi è impietosa: «Le radici strutturali e culturali della situazione attuale sono profonde e non saranno facilmente sradicate per il fatto che sono strettamente connesse con lo stile di governo di Benedetto XVI».
Nessuna novità eclatante, tra le «gole profonde» il viceministro della Comunicazione, Tighe.
Si menziona la ben nota opposizione di Joseph Ratzinger all’ingresso della Turchia nell’Ue espressa (e modificata da Papa) all’epoca in cui era cardinale. Si cita la resistenza di maggiorenti vaticani a collaborare con la commissione Murphy sulla pedofilia nel clero irlandese e le proteste dell’allora Segretario di Stato Sodano per le cause intentante negli Usa contro la Santa Sede. Si riecheggia il malumore Usa per l’ostilità di Wojtyla alla guerra in Iraq. Nel corso degli anni l’ambasciata tiene sottocchio la diplomazia papale, così la comunità di Sant’Egidio, impegnata in diversi scenari di «peacekeeping». Il Vaticano ha «eccellenti fonti sui dissidenti, i diritti dell’uomo, la libertà religiosa, il controllo del governo sulle popolazioni in Cina» e «buone informazioni in Corea del Nord». Trovano conferma alcune ipotesi sulla politica estera della Curia mai confermate ufficialmente, come il progetto di un’unità di crisi per le emergenze e l’addestramento Fbi dei gendarmi vaticani contro le minacce di Al Qaeda al Papa.
Benedetto XVI si adoperò per la liberazione di 15 marinai britannici presi 3 anni fa in Iran. E fu una richiesta dell’ambasciatore Usa che indusse il Papa a non ricevere Ahmadinejad durante il vertice Fao del 2008. Inoltre l’ambasciata Usa ha premuto sulla Santa Sede per la promozione degli Ogm. La decisione vaticana di aprire le porte della Chiesa a gruppi di anglicani tradizionalisti «può provocare violenza contro questa minoranza», mentre la grazia ai vescovi lefebvriani e Pio XII beato impediscono il dialogo con l’ebraismo. [GIA. GAL.]
© Copyright La Stampa, 12 dicembre 2010
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