mercoledì 8 dicembre 2010

Il cardinale Bagnasco alla presentazione dell’XI volume dell’«Opera Omnia» di Joseph Ratzinger: nella liturgia il primato di Dio (Torti)

Bagnasco: nella liturgia il primato di Dio

Il presidente della Cei alla presentazione dell’XI volume dell’«Opera Omnia» di Joseph Ratzinger, ieri sera a Genova.

I contributi di Scaraffia e Isetta

Adriano Torti

GENOVA.
La liturgia «costituisce il cuore della fede cristiana» e «manifesta al mondo il primato di Dio» perché la Chiesa «quando celebra, si riconosce e si manifesta come realtà che non può essere ridotta al solo aspetto terreno e organizzativo». La ha affermato il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, in occasione della presentazione dell’XI volume dell’«opera omnia» di Joseph Ratzinger «Teologia della Liturgia» che si è svolta ieri pomeriggio a Genova.
L’incontro, moderato dal direttore dell’Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, è stato promosso dall’associazione Sant’Anselmo «Imago veritatis», dalla Fondazione per la cultura di Palazzo Ducale e dall’Osservatore Romano con la collaborazione dell’arcidiocesi di Genova, del servizio nazionale per il Progetto culturale della Cei e della Libreria editrice vaticana. Parlando della ritualità liturgica, il porporato, ha spiegato che «l’uomo non 'crea' il rito, lo riceve da una tradizione che ospita la fede di secoli» e che «nella celebrazione accade molto di più di quanto noi stessi possiamo inventarci di volta in volta». Per questo, citando Joseph Ratzinger, ha ricordato i rischi della personalizzazione della liturgia.
«La celebrazione adeguata del rito che scaturisce dall’obbedienza alle norme liturgiche – ha affermato il cardinale – non è residuo nostalgico di un ritualismo, ma un sapiente utilizzo dei linguaggi propri del rito per esprimere l’incontro con il mistero di Dio. La liturgia – ha aggiunto Bagnasco – oltre a esprimere la priorità assoluta di Dio, manifesta anche il suo essere il 'Diocon­ noi'».
Lucetta Scaraffia, docente di storia contemporanea all’Università La Sapienza di Roma, riflettendo sulla modernità ne ha messo in luce «la crisi di senso, cioè la frattura culturale che comincia dal modo stesso di concepire l’essere umano». Per questo il Papa ha sapientemente «riflettuto sulla funzione della Chiesa e della fede» e «ha cercato di capire sino in fondo il mondo in cui si trova a vivere». Sandra Isetta, docente di storia del cristianesimo all’Università di Genova, ha invece illustrato i contenuti del volume evidenziando, prima di tutto, come per il Papa «il rapporto tra fede e ragione non resta confinato nella teologia» ma ha ricadute «in altre dimensioni, come ad esempio l’agire politico, che deve tendere al bene comune».

© Copyright Avvenire, 8 dicembre 2010

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