Intervista
“Le posizioni del Papa talvolta danno fastidio”
Il direttore dell’Osservatore Romano: “Stereotipi e fonti deboli”
GIACOMO GALEAZZI CITTÀ DEL VATICANO
Direttore Giovanni Maria Vian, come sono stati accolti i dispacci di Wikileaks in Curia?
«Con serenità, direi. Ed è un atteggiamento che si fonda sul contenuto di questi documenti che, pur “rubati”, non rivelano proprio nulla. Nonostante l'attesa creata ad arte che li ha preceduti e annunciati. Semmai, i cablo dimostrano una scarsa iniziativa da parte di chi li ha preparati e, invece un eccessivo zelo nel riferire opinioni circolanti in ambienti diversi, soprattutto di giornalisti italiani».
Ne esce un quadro allarmante...
«Si tratta solo di punti di vista a cui non va dato troppo peso e che a volte non sono stati nemmeno approfonditi, come lascia intendere il breve ma eloquente comunicato della sala stampa della Santa Sede. Un testo che prende le distanze in modo sobrio ma chiarissimo da “percezioni” e “opinioni di coloro che li hanno redatti”, senza offrire nemmeno “citazioni precise delle parole” di quanti sono menzionati nei dispacci».
Stupisce il tono critico? Cardinale Bertone «yes man»?
«No. E non meraviglia proprio perché spesso le fonti di questi dispacci sono più o meno attendibili, e a volte si rivelano anche interessate. Come più volte ha osservato proprio un commentatore statunitense particolarmente autorevole e informato, John Allen. Per quanto riguarda il cardinale Bertone, poi, è stato proprio lui, secondo una notizia di agenzia, a ribaltare con eleganza e ironia alcuni giudizi espressi senza cortesia: è nota, avrebbe detto in sostanza il segretario di Stato, la mia sintonia con Benedetto XVI. Sintonia che è sotto gli occhi di tutti».
Perché in Vaticano la diplomazia Usa rileva una «crisi di governance»?
«Mi sembra una rappresentazione davvero infondata, anche se è piuttosto diffusa e continuamente ripetuta da chi ha interesse a dipingere la Santa Sede come un organismo complessivamente inadeguato. Nessuno a questo mondo è perfetto, lo sappiamo, ma forse molte volte le prese di posizione del Papa e di esponenti della Chiesa cattolica danno fastidio perché non sono consonanti con i poteri e le opinioni dominanti. E magari allora si parla di incapacità di governo o di comunicazione, oppure si descrive una Curia romana troppo italiana».
La Chiesa è «fuori del tempo» e «tecnofoba», o sono le feluche a non capirla?
«La seconda che ha detto. E, ripeto, non si tratta tanto dei diplomatici che non capiscono, ma piuttosto di opinioni delle fonti da loro consultate. Che dunque andrebbero scelte e valutate con maggiore attenzione e minore leggerezza. La Chiesa cattolica, nonostante radicati stereotipi contrari, cerca di stare al passo con i tempi. Basti pensare alla sensibilità mediatica: nel 2011 L’Osservatore Romano compirà un secolo e mezzo di vita e la Radio Vaticana ottant’anni, mentre a utilizzare senza imbarazzi i nuovi media (radio, cinema, televisione) fu già Pio XII, un Papa per molti versi molto moderno».
C’è un problema di adeguamento della comunicazione nella Curia romana?
«Per quanto riguarda la comunicazione di oggi basta solo navigare nel sito della Santa Sede per rendersi conto che, al contrario, al di là del Tevere si è piuttosto aggiornati. Anche se, naturalmente, in questo ambito che evolve rapidissimamente si può sempre migliorare, come ha sottolineato lo stesso Benedetto XVI con grande franchezza commentando il caso Williamson. E se qualche prelato anziano non usa il computer (con molte eccezioni, per la verità), in generale gli organismi vaticani sono perfettamente informatizzati».
Ogm, Cina, Iran: la rete diplomatica della Santa Sede non passa inosservata a Washington...
«Ed è stato proprio un giornale importante e certo non pregiudizialmente schierato a fianco della Santa Sede come Le Monde a sottolinearlo positivamente. Da parte mia, ho sempre constatato il livello molto alto del personale diplomatico che dipende dalla Segreteria di Stato, in Vaticano e nel mondo. E che è al servizio del Papa e della convivenza pacifica tra i popoli e le culture. Come proprio la vicenda Wikileaks dimostra».
Giovanni MariaVian
Storico e giornalista dirige il quotidiano della Santa Sede dal 2007
© Copyright La Stampa, 12 dicembre 2010 consultabile online anche qui, sul blog di Giacomo Galeazzi.
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