il discorso
«Consonanze tra Stato e Chiesa»
DA ROMA GIANNI CARDINALE
«Anche gli spiriti laici più intransigenti non possono negare quel ruolo pubblico che la fede e la religione dovrebbero avere nella governance e che permette, al credente come al non credente, di invocare coerenza fra etica e politica». Lo ha sottolineato il nuovo ambasciatore presso la Santa Sede Francesco Maria Greco nel suo discorso al Papa.
«Il rispetto della laicità dello Stato – ha affermato – non ci rende certo sordi all’invocazione della Santità Vostra che ogni decisione economica e politica non prescinda da una dimensione morale».
L’ambasciatore ha ricordato come gli insegnamenti del «Sommo Pastore della Christianitas », contribuiscono «ad illuminare il cammino non solo dei fedeli - nella sfera politica, economica e sociale, oltre che spirituale».
Dopo aver ricordato «i rapporti storici fra la Chiesa e lo Stato», «assai intensi anche nei momenti di maggiore tensione dialettica», Greco ha sottolineato la «presenza per la prima volta» del cardinale segretario di Stato insieme al Presidente della Repubblica «alla cerimonia per i 140 anni di Roma capitale », e ha auspicato la «stessa sincera partecipazione » della Santa Sede ai 150 anni dell’unità d’Italia. «Siamo convinti – ha inoltre sottolineato il diplomatico – che anche la Chiesa possa contribuire a ridare nuovo smalto alla comunità nazionale, tenendo alto un senso di unità della nazione cui facciano eco un federalismo solidale e una rafforzata coesione sociale».
Dopo aver ribadito che i rapporti Stato-Chiesa in Italia «beneficiano» di una «cornice che può a buon diritto essere additata come modello », e cioè il Trattato Lateranense e l’Accordo del 1984, Greco ha riconosciuto come questa collaborazione «è resa più agevole dal fatto che la Chiesa innerva l’intero territorio nazionale svolgendo un ruolo positivo anche per chi non è cattolico».
Il neo ambasciatore ha infine delineato le «consonanze » tra Italia e Santa Sede che «si registrano anche sulla scena internazionale». Soffermandosi in modo particolare su «due aspetti centrali che accomunano la nostra azione esterna: il contrasto alle discriminazioni religiose e il dialogo interculturale e interconfessionale ». «Il mio Ministro degli Esteri e il governo – ha insistito Greco – non si stancano di ribadire, in ogni contesto interno e internazionale, che dobbiamo far sentire alta la nostra voce di fronte alla cristianofobia e alla violenza contro le minoranze cristiane, le più vessate di tutte».
© Copyright Avvenire, 18 dicembre 2010
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