BENEDETTO XVI: ALLA PARROCCHIA S. MASSIMILIANO KOLBE, “UNA STRADA DI LUCE”
“Uno speciale pensiero alle famiglie, accompagnandolo con l’augurio che esse possano pienamente realizzare la propria vocazione all’amore con generosità e perseveranza”. Lo ha rivolto, ieri mattina, Benedetto XVI, nella messa durante la visita pastorale alla parrocchia di San Massimiliano Kolbe, nel settore est della diocesi di Roma. “Anche quando dovessero presentarsi difficoltà nella vita coniugale e nel rapporto con i figli – ha auspicato il Papa -, gli sposi non cessino mai di rimanere fedeli a quel fondamentale ‘sì’ che hanno pronunciato davanti a Dio e vicendevolmente nel giorno del matrimonio, ricordando che la fedeltà alla propria vocazione esige coraggio, generosità e sacrificio”. Ricordando la presenza nella comunità parrocchiale di molte famiglie venute dall’Italia centrale e meridionale e di numerose persone dai Paesi dell’Est europeo e da altri Paesi, il Santo Padre ha sottolineato che “è importante creare occasioni di dialogo e favorire la reciproca comprensione tra persone provenienti da culture, modelli di vita e condizioni sociali differenti. Ma occorre soprattutto cercare di coinvolgerle nella vita cristiana, mediante una pastorale attenta ai reali bisogni di ciascuno”. Occorre partire dai “vicini” per giungere fino ai “lontani”, per portare “una presenza evangelica negli ambienti di vita e di lavoro”.
Il Pontefice, partendo dalla domanda che il Battista, in carcere, fa fare a Gesù: “Sei tu quello che deve venire? O dobbiamo aspettare un altro?”, ha osservato che la domanda del Battista, dubbioso per non aver visto cambiamenti, è quella di tanti. “Negli ultimi due, tre secoli – ha affermato Benedetto XVI - molti hanno chiesto: ‘Ma realmente sei tu? O il mondo deve essere cambiato in modo più radicale? Tu non lo fai?’. E sono venuti tanti profeti, ideologi e dittatori, che hanno detto: ‘Non è lui! Non ha cambiato il mondo! Siamo noi!’. Ed hanno creato i loro imperi, le loro dittature, il loro totalitarismo che avrebbe cambiato il mondo. E lo ha cambiato, ma in modo distruttivo. Oggi sappiamo che di queste grandi promesse non è rimasto che un grande vuoto e grande distruzione. Non erano loro”. Perciò, dobbiamo di nuovo “chiedere a Cristo: ‘Sei tu?’. Il Signore, nel modo silenzioso che gli è proprio, risponde: ‘Vedete cosa ho fatto io. Non ho fatto una rivoluzione cruenta, non ho cambiato con forza il mondo, ma ho acceso tante luci che formano, nel frattempo, una grande strada di luce nei millenni’”. Il Papa ha, quindi, ricordato alcuni testimoni, a partire da San Massimiliano Kolbe, che si offrì “di morire di fame per salvare un padre di famiglia”. “Quanta luce è venuta da questa figura ed ha incoraggiato altri a donarsi, ad essere vicini ai sofferenti, agli oppressi!”.
Il Santo Padre ha ricordato ancora Pensiamo “Damiano de Veuster, il quale è vissuto ed è morto con e per i lebbrosi, e così ha portato luce in questa comunità” e “Madre Teresa, che ha dato tanta luce a persone, che, dopo una vita senza luce, sono morte con un sorriso, perché erano toccate dalla luce dell’amore di Dio”. Dunque, “non è la violenta rivoluzione del mondo, non sono le grandi promesse che cambiano il mondo, ma è la silenziosa luce della verità, della bontà di Dio che è il segno della Sua presenza e ci dà la certezza che siamo amati fino in fondo e che non siamo dimenticati, non siamo un prodotto del caso, ma di una volontà di amore”. In effetti, “Dio è vicino”, ma “noi siamo spesso lontani. Avviciniamoci, andiamo alla presenza della Sua luce, preghiamo il Signore e nel contatto della preghiera diventiamo noi stessi luce per gli altri”. E questo è “proprio anche il senso della chiesa parrocchiale: entrare qui, entrare in colloquio, in contatto con Gesù, con il Figlio di Dio, così che noi stessi diventiamo una delle più piccole luci che Lui ha acceso e portiamo luce nel mondo che sente di essere redento”. “Il nostro spirito deve aprirsi a questo invito e così camminiamo con gioia incontro al Natale, imitando la Vergine Maria, che ha atteso nella preghiera, con intima e gioiosa trepidazione, la nascita del Redentore”, ha concluso.
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