lunedì 27 dicembre 2010

Il Papa: diciamo basta a odio e violenza (Chirri)

Il Papa: diciamo basta a odio e violenza Messaggio di pace a israeliani e palestinesi. Al regime cinese ha chiesto il rispetto della libertà religiosa

Giovanna Chirri

CITTA' DEL VATICANO

Nuovo, duro, forte messaggio di pace del Pontefice nel giorno di Santo Stefano.
«A Natale – commenta il Papa – la terra si è macchiata ancora di sangue», sia nelle Filippine con l'attacco a una chiesa cattolica di Jolo, bilancio 6 feriti, che in Nigeria con gli attacchi contro chiese cristiane a Maiduguri e Jos, bilancio almeno 5 morti e almeno 32 morti, che in Pakistan, con un kamikaze lanciatosi contro persone in fila per il cibo davanti a una sede del Pam, bilancio almeno 40 morti.
E allora Benedetto XVI formula un «appello ad abbandonare le vie dell'odio per trovare soluzioni pacifiche dei conflitti e donare alle care popolazioni sicurezza e serenità», e deplora tali violenze, molte delle quali rivolte «specialmente contro i discepoli di Cristo».
L'Angelus di Santo Stefano ripercorre l'appello che il Papa ha lanciato a Natale per il ristabilimento di pace e giustizia nel mondo: la pace tra israeliani e palestinesi e la difesa dei cristiani in Medio oriente e in tutto il pianeta; le popolazioni di Africa, Asia e America Latina che soffrono per povertà, guerre e calamità naturali; i cristiani cinesi che subiscono «persecuzione» e «limitazioni alla loro libertà di coscienza», con un incoraggiamento a resistere e un ammonimento ai leader a rispettare la libertà religiosa. Medio Oriente, Irak, Haiti, Colombia e Venezuela, Somalia e Darfur, ma anche Costa d'Avorio e Madagascar, la Penisola coreana, l'Afghanistan e il Pakistan, c'erano tutti nel messaggio natalizio.
Cristo fatto uomo, aveva spiegato il Papa l'altro ieri per motivare il proprio appello a pace e giustizia per tutti gli uomini, cioè il senso più profondo del Natale, è un «avvenimento» che cambia la vita di donne e uomini, chiede una risposta di fede e spinge alla «ricerca del bene comune».
E se Natale è «pace e giustizia», e «liberazione dalla schiavitù», ha detto papa Ratzinger, come dimenticare le tante situazioni dove non c'è né pace né giustizia? Una notevole attenzione a Natale Benedetto XVI ha riservato alla Cina, dopo la recente nomina di un vescovo senza autorizzazione papale e dopo la Assemblea dei cattolici cinesi (legati al governo) voluta da Pechino in spregio alla sensibilità del Papa.
Resistete, ha detto il Pontefice ai cinesi, perseverate nella fede, e ai «leader politici e religiosi» ha chiesto «pieno rispetto della libertà religiosa di tutti».
Parole che hanno provocato la dura reazione della autorità cinesi che hanno immediatamente oscurato l'edizione cinese della Bbc che stava riferendo del discorso di Benedetto XVI.
A 24 ore dalle parole natalizie del Papa il bilancio è buono in Terra Santa e Irak dove fortunatamente non ci sono state particolari violenze, ma per Filippine, Nigeria e Pakistan non si può dire lo stesso. E Benedetto XVI ha rinnovato la propria invocazione alla pace, alla fine delle violenze, alla solidarietà con i popoli più colpiti.
La denuncia della cristianofobia è stata molto presente negli interventi papali dell'ultimo mese, compresi il messaggio per la Giornata della pace e il discorso alla Curia romana.
«È importante – ha detto a Radio Vaticana padre Bernardo Cervellera, sinologo e direttore di Asianews – che tutti questi fatti e queste violenze vengano denunciate perch, molto spesso da parte dell'Occidente c'è un pò la "politica dello struzzo": non vedere, non parlare, così si può andare avanti a commerciare».
Per esprimere vicinanza ai meno fortunati, intanto, il Papa ha pranzato nell'aula Paolo VI con i poveri assistiti a Roma dalle missionarie di Madre Teresa, al suo tavolo sedevano anche un musulmano, l'etiope Abdulahi Adus Adil, e Bo Qing He, un cinese.
In tutto, racconta il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, «erano 14 gli ospiti, in rappresentanza di tutte le comunità, che insieme alla madre superiora e ai due superiori dei rami maschili degli istituti fondati da Madre Teresa, sedevano attorno al Papa». «Il clima – riferisce ancora Lombardi ai microfoni di Radio Vaticano – è stato estremamente sereno e composto. Il Papa è arrivato poco prima dell'una ed è stato accolto sulla porta da suor Mary Prema, che è la superiora generale, dal padre Sebastian, che è il superiore del ramo maschile, e da fratel Brian che è il superiore dei fratelli contemplativi».

© Copyright Gazzetta del sud, 27 dicembre 2010

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