PAPA: LEADERS POLITICI E RELIGIOSI FERMINO CRISTIANOFOBIA
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 20 dic.
"Nella situazione attuale, i cristiani sono la minoranza piu' oppressa e tormentata".
Lo denuncia Benedetto XVI nel discorso di fine anno alla Curia Romana, facendo suo il "forte grido" rivolto dal recente Sinodo Speciale per il Medio Oriente "a tutte le persone con responsabilita' politica o religiosa perche' fermino la cristianofobia; perche' si alzino a difendere i profughi e i sofferenti e a rivitalizzare lo spirito della riconciliazione".
"Per secoli - ricorda il Papa - i cristiani sono vissuti pacificamente insieme con i loro vicini ebrei e musulmani. Nel Sinodo abbiamo ascoltato parole sagge del Consigliere del Mufti della Repubblica del Libano contro gli atti di violenza nei confronti dei cristiani. Egli diceva: con il ferimento dei cristiani veniamo feriti noi stessi. Purtroppo, pero', questa e analoghe voci della ragione, per le quali siamo profondamente grati, sono troppo deboli".
"Anche qui - sottolinea Ratzinger che piu' volte negli ultimi mesi ha denunciato il ruolo di poteri economici forti nello scenario esplosivo del Medio Oriente - l'ostacolo e' il collegamento tra avidita' di lucro ed accecamento ideologico.
Sulla base dello spirito della fede e della sua ragionevolezza, il Sinodo ha sviluppato un grande concetto del dialogo, del perdono e dell'accoglienza vicendevole, un concetto che ora vogliamo gridare al mondo. L'essere umano e' uno solo e l'umanita' e' una sola. Cio' che in qualsiasi luogo viene fatto contro l'uomo alla fine ferisce tutti".
"In ultima analisi - sostiene il Pontefice - il risanamento puo' venire soltanto da una fede profonda nell'amore riconciliatore di Dio. Dare forza a questa fede, nutrirla e farla risplendere e' il compito principale della Chiesa in quest'ora".
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M.O.: PAPA, DOVERE CHIESA E' PREPARARE I POPOLI ALLA PACE
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 20 dic.
In Medio Oriente, "di nuovo con spavento siamo testimoni di atti di violenza nei quali non si rispetta piu' cio' che per l'altro e' sacro, nei quali anzi crollano le regole piu' elementari dell'umanita'".
Lo afferma Benedetto XVI nel discorso di fine anno alla Curia Romana, rilevando che anche in quel fragile scenario "tutti sono consapevoli del fatto che la violenza non porta alcun progresso: essa, infatti, ha creato la situazione attuale".
"Solo nel compromesso e nella comprensione vicendevole - spiega il Papa - puo' essere ristabilita un'unita'". "Preparare la gente per questo atteggiamento di pace - scandisce - e' un compito essenziale della pastorale".
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PAPA: TRAFFICO DROGA E' POLIPO CHE AVVINGHIA IL MONDO
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 20 dic.
Benedetto XVI lancia un allarme per l'aumentata diffusione della droga nella societa' di oggi: "con forza crescente - denuncia nel discorso di fine anno alla Curia Romana - stende i suoi tentacoli di polipo intorno all'intero globo terrestre - espressione eloquente della dittatura di mammona che perverte l'uomo".
Per il Papa, il traffico della droga e' il risultato di una volonta' perversa di arricchimento di quanti speculano sulle debolezze degli altri ma il suo consumo e' anche la spia di un degrado culturale prima che etico, per il quale "ogni piacere diventa insufficiente e l'eccesso nell'inganno dell'ebbrezza diventa una violenza che dilania intere regioni, e questo in nome di un fatale fraintendimento della liberta', in cui proprio la liberta' dell'uomo viene minata e alla fine annullata del tutto".
"Per opporci a queste forze - spiega - dobbiamo gettare uno sguardo sui loro fondamenti ideologici.
Contro di esse Papa Giovanni Paolo II, nella sua Enciclica Veritatis splendor del 1993, indico' con forza profetica nella grande tradizione razionale dell'ethos cristiano le basi essenziali e permanenti dell'agire morale".
"Questo testo - suggerisce Ratzinger - oggi deve essere messo nuovamente al centro come cammino nella formazione della coscienza. E' nostra responsabilita' rendere nuovamente udibili e comprensibili tra gli uomini questi criteri come vie della vera umanita', nel contesto della preoccupazione per l'uomo, nella quale siamo immersi".
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