Europa, Papa: Sappia riconciliarsi con le proprie radici cristiane
Benedetto XVI nel messaggio per la giornata della pace 2011: "Rispetto per la laicità positiva delle Istituzioni", ma "sia sempre riconosciuta la dimensione pubblica della religione, elemento imprescindibile di uno Stato di diritto"
(Marinella Bandini)
Città del Vaticano, 16 dic (Il Velino)
“Quando la libertà religiosa è riconosciuta, la dignità della persona umana è rispettata nella sua radice, e si rafforzano l’ethos e le istituzioni dei popoli”: è quanto si legge nel Messaggio del Papa per la giornata mondiale della pace 2011, dal titolo “Libertà religiosa, via per la pace”, pubblicato oggi.
Benedetto XVI rivendica la radice religiosa dell’uomo, come “capacità di trascendere la propria materialità e di cercare la verità”, e la rilevanza pubblica della religione, in quanto “bene universale, indispensabile per la costruzione di una società orientata alla realizzazione e alla pienezza dell’uomo”. Al contrario, “oscurare il ruolo pubblico della religione significa generare una società ingiusta” esposta “al rischio di totalitarismi politici e ideologici, che enfatizzano il potere pubblico, mentre sono mortificate e coartate (…) le libertà di coscienza, di pensiero e di religione”. Da ciò la condanna di ogni strumentalizzazione della religione: “Il fanatismo, il fondamentalismo, le pratiche contrarie alla dignità umana, non possono essere mai giustificati e lo possono essere ancora di meno se compiuti in nome della religione”.
“I cristiani sono il gruppo religioso che soffre il maggior numero di persecuzioni”: Benedetto XVI ricorda in particolare i cristiani iracheni condannando il “vile attacco” alla cattedrale siro-cattolica di Baghdad, e quelli che soprattutto in Asia e Africa sono oggetto di “persecuzioni, discriminazioni, atti di violenza e di intolleranza basati sulla religione”. Per questo “chiedo a tutti i responsabili di agire prontamente per porre fine ad ogni sopruso contro i cristiani che abitano quelle regioni”. Vi sono poi “forme più sofisticate di ostilità contro la religione” da cui il Papa mette in guardia. Si registrano nei “Paesi occidentali” e “si esprimono talvolta col rinnegamento della storia e dei simboli religiosi” propri dell’identità di quei popoli. Del resto – sottolinea il Messaggio – “il fondamentalismo religioso e il laicismo sono forme speculari ed estreme di rifiuto del legittimo pluralismo e del principio di laicità”. Da qui l’appello all’Europa, perché “cessino l’ostilità e il pregiudizio contro i cristiani (…). L’Europa, piuttosto, sappia riconciliarsi con le proprie radici cristiane, che sono fondamentali per comprendere il ruolo che ha avuto, che ha e che intende avere nella storia”.
Una nuova condanna del relativismo è contenuta nel messaggio: “L’illusione di trovare nel relativismo la chiave per una pacifica convivenza, è in realtà l’origine della divisione e della negazione della dignità degli esseri umani” scrive il Papa. Infatti chi non ha una “‘identità’ da custodire e costruire (…) non può reclamare il rispetto da parte di altre ‘volontà’, anch’esse sganciate dal proprio essere più profondo, che quindi possono far valere altre ‘ragioni’ o addirittura nessuna ‘ragione’”. Ciò “non esclude tuttavia il dialogo” con le istituzioni e con le altre religioni, e “la ricerca comune della verità in diversi ambiti vitali”. Le diverse religioni “possono costituire un importante fattore di unità e di pace”. Così, “nelle svariate culture religiose, mentre dev’essere rigettato tutto quello che è contro la dignità dell’uomo e della donna, occorre invece far tesoro di ciò che risulta positivo per la convivenza civile”. La dimensione pubblica della religione è l’altro grande tema che attraversa il testo. “Nel rispetto della laicità positiva delle istituzioni statali, la dimensione pubblica della religione deve essere sempre riconosciuta”. Essa è “elemento imprescindibile di uno Stato di diritto; non la si può negare senza intaccare nel contempo tutti i diritti e le libertà fondamentali, essendone sintesi e vertice”.
“La pace è un dono di Dio e al tempo stesso un progetto da realizzare, mai totalmente compiuto. Una società riconciliata con Dio è più vicina alla pace” si legge nel Messaggio. In questo quadro si inserisce “il ruolo costruttivo dei credenti per la vita sociale” e “il contributo etico della religione nell’ambito politico”. Anche oggi “i cristiani (…) sono chiamati, non solo con un responsabile impegno civile, economico e politico, ma anche con la testimonianza della propria carità e fede, ad offrire un contributo prezioso al faticoso ed esaltante impegno per la giustizia, per lo sviluppo umano integrale e per il retto ordinamento delle realtà umane. Senza quest’esperienza primaria risulta arduo orientare le società verso principi etici universali e diventa difficile stabilire ordinamenti nazionali e internazionali in cui i diritti e le libertà fondamentali possano essere pienamente riconosciuti e realizzati”. In pratica, ciò si traduce nell’“agire in maniera responsabile sulla base della conoscenza oggettiva e integrale dei fatti; destrutturare ideologie politiche che finiscono per soppiantare la verità e la dignità umana e intendono promuovere pseudo-valori con il pretesto della pace, dello sviluppo e dei diritti umani; favorire un impegno costante per fondare la legge positiva sui principi della legge naturale”. Insomma, si conclude il Messaggio evocando Paolo VI, cui va il merito di aver istituito la Giornata mondiale per la pace, “la libertà religiosa è un’autentica arma della pace”.
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