martedì 21 dicembre 2010

La Chiesa si accinge a festeggiare il Natale con il «volto impolverato» e il «vestito strappato» per «le colpe dei sacerdoti» (Gagliarducci)

La pedofilia ha sfigurato la Chiesa

Il dolore di Benedetto XVI: «Dall'umiliazione ora cerchiamo il rinnovamento»

Andrea Gagliarducci

La Chiesa si accinge a festeggiare il Natale con il «volto impolverato» e il «vestito strappato» per «le colpe dei sacerdoti». Sono auguri amari, quelli che Benedetto XVI rivolge alla Curia romana, per il tradizionale discorso pre-natalizio. Termina un anno caratterizzato soprattutto dallo scandalo della pedofilia nel clero. Prima l'Irlanda, poi la Germania, poi addirittura il tentativo di coinvolgere lo stesso Papa. Che già a Fatima aveva messo in penitenza la Chiesa. Benedetto XVI parla dell'anno sacerdotale, di «quanto sia bello che esseri umani siano autorizzati a pronunciare in nome di Dio e con pieno potere la parola del perdono, e così siamo in grado di cambiare il mondo, la vita». È proprio la bellezza del sacerdoti che - afferma il Papa - «siamo stati sconvolti quando, proprio in quest'anno e in una dimensione per noi inimmaginabile, siamo venuti a conoscenza di abusi contro i minori commessi da sacerdoti, che stravolgono il Sacramento nel suo contrario: sotto il manto del sacramento feriscono profondamente la persona umana nella sua infanzia e le recano un danno per tutta la vita». È un mea culpa netto, quello di Benedetto XVI. Afferma il Papa: «dobbiamo accogliere questa umiliazione come un'esortazione alla verità e una chiamata al rinnovamento. Solo la verità salva. Dobbiamo interrogarci su che cosa possiamo fare per riparare il più possibile l'ingiustizia avvenuta. Dobbiamo trovare una nuova risolutezza nella fede e nel bene. Dobbiamo essere capaci di penitenza. Dobbiamo sforzarci di tentare tutto il possibile, nella preparazione al sacerdozio, perché tale cosa non possa più succedere». Il Papa fa di più. Cerca di comprendere le cause alla radice del problema. E ricorda il mercato della pornografia concernente i bambini che «in qualche modo sembra essere considerato sempre più dalla società come una cosa normale»; definisce uno «spaventoso segno dei tempi», la riduzione di bambini ad «articolo di mercato»; ricorda la piaga del turismo sessuale, e come questa «minacci un'intera generazione e la danneggi nella sua libertà e nella sua dignità umana»; considera anche il problema della droga, «espressione eloquente della dittatura di mammona che perverte l'uomo», in nome di «un fatale fraintendimento della libertà, in cui proprio la libertà dell'uomo viene minata e alla fine annullata del tutto». Non serve andare così lontano: nel 1998, in un documento del Partito Radicale contro la legge 269 (su pornografia, prostituzione e turismo sessuale a danno di minori come nuove forme di schiavitù) si leggeva che «in uno Stato di diritto essere pedofili o sostenerne la legittimità non può essere considerato reato» e la pedofilia è solo «una preferenza sessuale». Benedetto XVI va ancora oltre, ai fondamenti ideologici dei primi anni Settanta, ad «una perversione di fondo del concetto di ethos», che «asseriva che non esistevano né il male in sé, né il bene in sé». Mentre - conclude - missione della Chiesa è rendere l'ethos cristiano «udibile e comprensibile tra gli uomini».

© Copyright Il Tempo, 21 dicembre 2010 consultabile online anche qui.

Forse era il caso di precisare che i miseri tentativi di coinvolgere il Papa sono altrettanto miseramente falliti.
R.

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