mercoledì 29 dicembre 2010

Nicoletta e Corinne sono state tra i dieci ospiti a tavola con Benedetto XVI: "Semplice e umile, ha voluto conoscere la nostra vita" (Rocchi)

«Ha voluto conoscere la nostra vita»

Nicoletta e Corinne sono state tra i dieci ospiti a tavola con Benedetto XVI. «Un grande privilegio e un’enorme felicità»

DA ROMA

GIULIA ROCCHI

Per ciascuno una parola gentile, un sorriso, un gesto d’affetto. Si sono sentiti davvero accolti, i po­veri e gli immigrati che domenica han­no partecipato al pranzo con Bene­detto XVI, nell’atrio dell’Aula Paolo VI trasformato per l’occasione in una grande mensa. Oltre 350 ospiti delle strutture gestite dalle Missionarie del­la Carità - la congregazione fondata da Madre Teresa di Calcutta - , dieci dei quali hanno avuto l’onore di mangia­re allo stesso tavolo del Papa.
Come Nicoletta, 35 anni, che da feb­braio soggiorna presso la casa «Dono di Maria», in piazza del Sant’Uffizio. «Io e mia sorella siamo scappate da u­na brutta situazione familiare, fatta di violenza – racconta – e ci siamo trova­te in mezzo a una strada. Abbiamo bussato a tante porte, ma all’inizio nes­suno ci ha aperto».
Poi le due giovani si sono rivolte alla Caritas diocesana di Velletri, e da lì sono arrivate alla struttura gestita dalle suore in sari bianco orlato di blu.
«Le religiose mi hanno aiutato a uscire fuori dal disa­gio in cui mi trovavo – riprende Nico­letta – e adesso io stessa do loro una mano nelle faccende domestiche e nel­le incombenze più semplici. Ho anche trovato un piccolo lavoro».
La sua ri­nascita è iniziata. Così pure quella di Corinne, originaria della Costa d’Avorio, giunta in Italia cinque anni fa e da febbraio accolta al­la «Dono di Maria».
«Ero sposata con un italiano che poi mi ha abbandona­to – dice Corinne –, così mi sono ritro­vata a dormire in alloggi di fortuna. U­na sera sono entrata in una chiesa vi­cino alla Stazione Termini e ho inizia­to a piangere. Una suora mi ha visto, si è avvicinata a me, mia ha ascoltato e mi ha portato qui».
Anche Corinne do­menica era a tavola con Benedetto X­VI: «È stata un’emozione grandissima – racconta –; il Papa si è dimostrato u­na persona semplice e umile. Ha chie­sto a ciascuno di noi di raccontare la propria storia, si è informato sui no­stri problemi».
Era a tavola con il Santo Padre anche padre Sebastian Vazhakala, superiore generale dei Missionari della Carità contemplativi, che nell’Urbe gesti­scono la struttura di accoglienza «Ca­sa Serena».
«Durante il pranzo i pove­ri hanno sperimentato il vero Natale – riflette il religioso –, espressione del­la premura della Chiesa». Un’emozio­ne non solo per i bisognosi, ma anche per chi, ogni giorno, si spende per aiu­tarli. «È stato un grande privilegio e u­na grande gioia per noi – commenta la superiora provinciale suor Maria Pia Mariani – perché il Santo Padre dimo­stra una volta di più il suo grande af­fetto per Madre Teresa, nel centena­rio della nascita».

© Copyright Avvenire, 28 dicembre 2010

LA CARITÀ QUOTIDIANA

Così le suore si fanno prossimo a chi ha bisogno

DA ROMA

Accanto agli ultimi, a Calcutta come a Ro­ma. Le Missionarie della Carità sono pre­senti nella Città Eterna con case di acco­glienza, mense per i bisognosi e diversi servizi. A San Gregorio al Celio, in un edificio messo a di­sposizione dal Campidoglio, le suore accolgono «uomini senza fissa dimora, anziani, abbandonati o con disagio mentale, sprovvisti di alloggio e di qualsiasi assistenza», spiega suor Maria Pia Ma­riani, superiora provinciale della congregazione. Una sessantina di persone possono dormire nel­la struttura, e ricevere uno o due pasti caldi al giorno. Ma non viene data loro solo assistenza materiale: gli ospiti vengono aiutati a cercare un lavoro, a compilare pratiche pensionistiche o do­mande per richieste di sussidio. «Il criterio base della nostra ospitalità – sottolinea la religiosa – è quello di aiutare ciascuna persona a riguadagnare il senso della propria dignità umana e il rispetto di sé come individuo amato da Dio e chiamato a condividere questo amore con tutti coloro che incontrerà nella sua vita». Circa sessanta donne sole, anziane o con problemi di alcolismo trova­no invece rifugio nella casa «Dono di Maria», in piazza del Sant’Uffizio, all’interno delle mura va­ticane. Qui viene offerto anche un pasto serale a una sessantina di uomini in difficoltà.
Un dormitorio con servizio docce è disponibile in via Rattazzi, nei pressi della Stazione Termini; mentre a Primavalle le Missionarie della Carità ge­stiscono una casa per mamme in difficoltà. Una struttura analoga, in grado di accogliere una de­cina di donne con bambini, si trova a Tor Bella Mo­naca. Nella casa «Dono d’Amore», sulla Nomen­tana, invece, vengono assistite ogni giorno fino a 12 malate di Aids. Le religiose svolgono il loro a­postolato anche visitando famiglie, ospedali, car­ceri e campi nomadi. (G.Roc.)

© Copyright Avvenire, 28 dicembre 2010

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