«Ha voluto conoscere la nostra vita»
Nicoletta e Corinne sono state tra i dieci ospiti a tavola con Benedetto XVI. «Un grande privilegio e un’enorme felicità»
DA ROMA
GIULIA ROCCHI
Per ciascuno una parola gentile, un sorriso, un gesto d’affetto. Si sono sentiti davvero accolti, i poveri e gli immigrati che domenica hanno partecipato al pranzo con Benedetto XVI, nell’atrio dell’Aula Paolo VI trasformato per l’occasione in una grande mensa. Oltre 350 ospiti delle strutture gestite dalle Missionarie della Carità - la congregazione fondata da Madre Teresa di Calcutta - , dieci dei quali hanno avuto l’onore di mangiare allo stesso tavolo del Papa.
Come Nicoletta, 35 anni, che da febbraio soggiorna presso la casa «Dono di Maria», in piazza del Sant’Uffizio. «Io e mia sorella siamo scappate da una brutta situazione familiare, fatta di violenza – racconta – e ci siamo trovate in mezzo a una strada. Abbiamo bussato a tante porte, ma all’inizio nessuno ci ha aperto».
Poi le due giovani si sono rivolte alla Caritas diocesana di Velletri, e da lì sono arrivate alla struttura gestita dalle suore in sari bianco orlato di blu.
«Le religiose mi hanno aiutato a uscire fuori dal disagio in cui mi trovavo – riprende Nicoletta – e adesso io stessa do loro una mano nelle faccende domestiche e nelle incombenze più semplici. Ho anche trovato un piccolo lavoro».
La sua rinascita è iniziata. Così pure quella di Corinne, originaria della Costa d’Avorio, giunta in Italia cinque anni fa e da febbraio accolta alla «Dono di Maria».
«Ero sposata con un italiano che poi mi ha abbandonato – dice Corinne –, così mi sono ritrovata a dormire in alloggi di fortuna. Una sera sono entrata in una chiesa vicino alla Stazione Termini e ho iniziato a piangere. Una suora mi ha visto, si è avvicinata a me, mia ha ascoltato e mi ha portato qui».
Anche Corinne domenica era a tavola con Benedetto XVI: «È stata un’emozione grandissima – racconta –; il Papa si è dimostrato una persona semplice e umile. Ha chiesto a ciascuno di noi di raccontare la propria storia, si è informato sui nostri problemi».
Era a tavola con il Santo Padre anche padre Sebastian Vazhakala, superiore generale dei Missionari della Carità contemplativi, che nell’Urbe gestiscono la struttura di accoglienza «Casa Serena».
«Durante il pranzo i poveri hanno sperimentato il vero Natale – riflette il religioso –, espressione della premura della Chiesa». Un’emozione non solo per i bisognosi, ma anche per chi, ogni giorno, si spende per aiutarli. «È stato un grande privilegio e una grande gioia per noi – commenta la superiora provinciale suor Maria Pia Mariani – perché il Santo Padre dimostra una volta di più il suo grande affetto per Madre Teresa, nel centenario della nascita».
© Copyright Avvenire, 28 dicembre 2010
LA CARITÀ QUOTIDIANA
Così le suore si fanno prossimo a chi ha bisogno
DA ROMA
Accanto agli ultimi, a Calcutta come a Roma. Le Missionarie della Carità sono presenti nella Città Eterna con case di accoglienza, mense per i bisognosi e diversi servizi. A San Gregorio al Celio, in un edificio messo a disposizione dal Campidoglio, le suore accolgono «uomini senza fissa dimora, anziani, abbandonati o con disagio mentale, sprovvisti di alloggio e di qualsiasi assistenza», spiega suor Maria Pia Mariani, superiora provinciale della congregazione. Una sessantina di persone possono dormire nella struttura, e ricevere uno o due pasti caldi al giorno. Ma non viene data loro solo assistenza materiale: gli ospiti vengono aiutati a cercare un lavoro, a compilare pratiche pensionistiche o domande per richieste di sussidio. «Il criterio base della nostra ospitalità – sottolinea la religiosa – è quello di aiutare ciascuna persona a riguadagnare il senso della propria dignità umana e il rispetto di sé come individuo amato da Dio e chiamato a condividere questo amore con tutti coloro che incontrerà nella sua vita». Circa sessanta donne sole, anziane o con problemi di alcolismo trovano invece rifugio nella casa «Dono di Maria», in piazza del Sant’Uffizio, all’interno delle mura vaticane. Qui viene offerto anche un pasto serale a una sessantina di uomini in difficoltà.
Un dormitorio con servizio docce è disponibile in via Rattazzi, nei pressi della Stazione Termini; mentre a Primavalle le Missionarie della Carità gestiscono una casa per mamme in difficoltà. Una struttura analoga, in grado di accogliere una decina di donne con bambini, si trova a Tor Bella Monaca. Nella casa «Dono d’Amore», sulla Nomentana, invece, vengono assistite ogni giorno fino a 12 malate di Aids. Le religiose svolgono il loro apostolato anche visitando famiglie, ospedali, carceri e campi nomadi. (G.Roc.)
© Copyright Avvenire, 28 dicembre 2010
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