lunedì 20 dicembre 2010

Per Benedetto XVI la parola pace è sinonimo di libertà religiosa (Michele Trabucco)

Contro la persecuzione dei cristiani

Per Benedetto XVI la parola pace è sinonimo di libertà religiosa

di Michele Trabucco

20 Dicembre 2010

La scorsa settimana c'è una forte preoccupazione nella parole con cui papa Benedetto XVI inizia il suo tradizionale messaggio per la pace, quest’anno dedicato al tema della libertà religiosa. Non a caso comincia ricordando “ la cara terra dell'Iraq, che nel suo cammino verso l’auspicata stabilità e riconciliazione continua ad essere scenario di violenze e attentati”. E subito viene alla mente e al cuore, ferito, il doloroso ricordo della vittime innocenti del “vile attacco contro la Cattedrale siro-cattolica Nostra Signora del Perpetuo Soccorso a Baghdad”.
Ma questo tragico episodio è inserito dentro una più generale preoccupazione, dal momento che, dice chiaramente il Pontefice, “i cristiani sono attualmente il gruppo religioso che soffre il maggior numero di persecuzioni a motivo della propria fede”. Sono parole dure quelle scritte dal grande pastore-teologo. Lasciano trasparire tutta l’urgenza di un’azione pastorale, per i cattolici; politica, per i governi; e culturale, per tutti gli uomini di buona volontà; e dialogica, con tutte le altre religioni. “Tutto ciò non può essere accettato, perché costituisce un’offesa a Dio e alla dignità umana” e, continua papa Ratzinger, “è una minaccia alla sicurezza e alla pace e impedisce la realizzazione di un autentico sviluppo umano integrale”.
Il tema della libertà religiosa, quindi, è delicato quanto fondamentale per la costruzione della pace nel mondo. Papa Benedetto indica la libertà religiosa come un diritto “fondamentale” ed “universale” perché “è radicato nella stessa dignità della persona umana”. Non c’è differenza tra religioni perché ogni uomo possiede in sé la capacità e il desiderio di cercare la verità e Dio. È un diritto naturale che trascende la storia e la contingenza umana. Per questo tale diritto deve essere garantito a tutti, indistintamente. Così la Chiesa rispetta i diritti degli altri perché è la cosa giusta da fare e non per avere in cambio un suo equivalente.
Ma non è facile far rispettare questo elementare diritto. Come gli ultimi fatti di cronaca ci indicano, ci sono tante parti del mondo dove vivere la propria fede, esprimere il proprio culto anche in pubblico è pericoloso o addirittura proibito. La libertà religiosa, dice il Papa, continua ad essere oggetto di minaccia da più fronti: dal secolarismo aggressivo, intollerante verso Dio, al fondamentalismo religioso; dalla politicizzazione della religione all’imposizione di religioni di Stato; dalla nascita di un relativismo culturale e religioso, che si sta diffondendo sempre di più.
Occorre un rinnovato slancio per riconoscere che la religione “non si esaurisce nella sola dimensione individuale, ma si attua nella propria comunità e nella società” e quindi va accolta come forza vitale e preziosa per la società, ogni società, perché è innegabile il contributo che le comunità religiose apportano alla società. La politica, quindi, ha la sua responsabilità di appoggiare, di favorire il diritto alla libertà religiosa e combattere il fanatismo religioso o antireligioso. Lo Stato, non avendo creato tale diritto, deve solo che “riconoscerlo e rispettarlo”.
Il Pontefice non chiama in causa solo i politici ma anche tutti i rappresentanti religiosi perché “i leader delle grandi religioni, per il loro ruolo, la loro influenza e la loro autorità nelle proprie comunità, sono i primi ad essere chiamati al rispetto reciproco e al dialogo”. Nel mondo globalizzato, caratterizzato da società sempre più multi-etniche e multi-confessionali, le grandi religioni possono costituire un importante fattore di unità e di pace per la famiglia umana.
Il cammino della pace deve essere perseguito con coraggio e nella verità perché, conclude il Papa, “il mondo ha bisogno di Dio. Ha bisogno di valori etici e spirituali, universali e condivisi”, e la religione non può essere relegata alla sola sfera intima e privata, né diventare pretesto di lotte e violenze, né strumento per il consenso. La libertà di religione deve far trasparire tutta la bellezza della vita umana e offrire un contributo prezioso per la costruzione di un ordine sociale giusto e pacifico, a livello nazionale e internazionale.

© Copyright L'Occidentale, 20 dicembre 2010

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