giovedì 9 dicembre 2010

Presto in libreria "La fede dei piccoli" della principessa Elisabeth von Thurn und Taxis. La prefazione di Mons. Georg Ratzinger

Pietà popolare autentico (e vitale) tesoro della Chiesa

La fede afferra l'uomo intero

Il fratello del Papa e «la fede dei piccoli»

La breve e intensa apologia della religiosità popolare pubblicata qui sotto è stata scritta da monsignor Georg Ratzinger, 87 anni il prossimo 15 gennaio, fratello di tre anni maggiore di Joseph, oggi Papa Benedetto XVI. Si tratta della prefazione scritta appositamente per un volumetto edito dalla LEV, Libreria editrice vaticana, dal suggestivo titolo "La fede dei piccoli" (pp. 120, euro 12), opera della principessa Elisabeth von Thurn und Taxis con postfazione di monsignor Wilhelm Imkamp, che verrà presentato dalla stessa autrice domani nella Libreria Internazionale Paolo VI di via di Propaganda Fide a Roma. Monsignor Georg Ratzinger, che venne ordinato sacerdote insieme al fratello il 29 giugno 1951 nel Duomo di Frisinga – nel 2011 quindi ricorrerà il 60° anniversario – è stato Maestro di Cappella del Coro del Duomo di Ratisbona dal 1964 al 1994. (Gia.Card.)

Pietà popolare e gioventù vanno d’accordo?

Georg Ratzinger

I giovani, possono farsene ancora qualcosa della processione del Corpus Domini, dei pellegrinaggi mariani o della venerazione delle reliquie? Sì, possono! E c’è un bel libro, «La fede dei piccoli», che ne è la prova. L’autrice, Elisabeth von Thurn und Taxis, è una giovane donna moderna. Cresciuta a Ratisbona, è andata a scuola a Londra, ha studiato a Parigi e ha vissuto a New York: nel mondo è di casa.
Tanto più positivo è il fatto che una come lei si occupi di pietà popolare. Infatti oggi si scrive ben poco su questo tema. E poi la pietà popolare è in certo qual modo messa ai margini dalla pietà liturgica. Quest’ultima è naturalmente molto importante. Ma la pietà liturgica ha bisogno di essere completata dalla pietà popolare alla quale alcuni guardano invece con una certa alterigia. Perché, invece, la devozione popolare appartiene in modo primario alla nostra fede? La risposta è molto semplice: ciò che è particolarmente bello nella fede cattolica sono gli elementi che ne sollecitano i sensi. La nostra fede non si limita alla preghiera, all’interiorità e alla razionalità. La nostra fede afferra l’uomo intero. Tutto l’uomo è chiamato alla santità, e così egli deve tendervi attivamente con tutti i suoi sensi.

Molti sacerdoti aspirano ad essere "moderni", "al passo coi tempi ", per usare solo alcune tra le espressioni oggi più in voga. Credono che la pietà popolare sia qualcosa di superato e, passo dopo passo, la espellono dalla vita della Chiesa. Il protestantesimo ha già abbandonato questa forma di pietà. Per i cristiani evangelici la Chiesa è presente unicamente lì dove si prega e dove vengono amministrati i sacramenti. Ma così si dimentica che la Chiesa è una realtà sempre presente che riempie tutta la nostra vita e che aspira a coinvolgerla integralmente. Purtroppo una simile tendenza ha cominciato a prender piede anche tra noi cattolici. Ci accorgiamo, però, che lì dove viene praticata solo una "religione razionale", la fede perde forza e, prima o poi, scompare del tutto.
La fede non è un fatto solamente razionale; necessita anche di espressioni semplici e veraci, presenti sin dall’inizio e delle quali l’uomo avrà sempre bisogno. Proprio per noi cristiani esse sono fondamentali.
La pietà popolare è un tesoro della Chiesa. Ed allora è tanto più importante opporsi in modo buono e appropriato alla sua rimozione. Dico questo pensando proprio ai giovani. Ben presto si accorgerebbero di cosa ha perso la nostra fede se non la si potesse più "toccare con mano", se non coinvolgesse più l’uomo intero.
In Baviera, la mia terra, la pietà popolare ha da sempre un ruolo importante. Ai bavaresi l’elemento puramente razionale importa meno. Per essi in primo piano sta ciò che è percepibile con i sensi. Per questo in Baviera la pietà popolare ha un posto particolare nella vita religiosa delle persone. Certo, oggi a causa della grande mobilità dei singoli diviene più difficile mantenere in vita tradizioni preziose. E tuttavia, più la vita diviene frenetica, più gli uomini hanno bisogno della loro patria, dei propri riti e usi. Per questo è tanto importante che la pietà popolare continui a essere curata e alimentata con entusiasmo, così che possano goderne anche le generazioni future. La fede rimane viva solo se si rivolge a tutto l’uomo. E questo è il messaggio che rivolgo ai giovani cristiani di oggi. E così sono particolarmente contento del fatto che una giovane donna moderna, una giovane scrittrice, la voglia far conoscere e amare proprio alla sua generazione, mostrando questo: la pietà popolare ci avvicina a Gesù Cristo.

© Copyright Avvenire, 9 dicembre 2010 consultabile online anche qui.

1 commento:

laura ha detto...

Che bella prefazione. Alcuni pensieri sono all'unisono con quelli del Fratello Papa (coinvolgimento di tutto l'essere, di tutti i sensi). Grazie per la segnalazione