lunedì 20 dicembre 2010

Uomo giusto e fedele. Le parole all’Angelus: ''A san Giuseppe desidero affidare tutti i pastori'' (Sir)

BENEDETTO XVI

Uomo giusto e fedele

Le parole all’Angelus: ''A san Giuseppe desidero affidare tutti i pastori''

San Giuseppe è l’esempio di un uomo che ha fiducia nel progetto di salvezza di Dio. La figura del padre putativo di Gesù è stata oggetto di riflessione di Benedetto XVI all’Angelus di stamattina in piazza San Pietro, nella IV domenica di Avvento.

Uomo giusto. Riflettere sulla nascita di Gesù “ponendosi dal punto di vista di san Giuseppe”. È quello che ha fatto, il Pontefice, prima di guidare la recita dell’Angelus, prendendo spunto dal Vangelo di san Matteo. Giuseppe, ha ricordato il Papa, “era il promesso sposo di Maria, la quale, ‘prima che andassero a vivere insieme, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo’. Il Figlio di Dio, realizzando un’antica profezia, diventa uomo nel grembo di una vergine, e tale mistero manifesta insieme l’amore, la sapienza e la potenza di Dio in favore dell’umanità ferita dal peccato”. San Giuseppe, ha osservato il Santo Padre, “viene presentato come ‘uomo giusto’, fedele alla legge di Dio, disponibile a compiere la sua volontà”. Per questo “entra nel mistero dell’Incarnazione dopo che un angelo del Signore, apparsogli in sogno, gli annuncia” che il bambino Maria attende “è generato in lei viene dallo Spirito Santo” per salvare “il suo popolo dai suoi peccati”. Così Giuseppe “abbandonato il pensiero di ripudiare in segreto Maria, la prende con sé, perché ora i suoi occhi vedono in lei l’opera di Dio”.

Nella schiera dei servitori umili e fedeli. Benedetto XVI ha ripreso, quindi, le parole di sant’Ambrogio che commenta che “‘in Giuseppe ci fu l’amabilità e la figura del giusto, per rendere più degna la sua qualità di testimone. Egli – prosegue Ambrogio – ‘non avrebbe potuto contaminare il tempio dello Spirito Santo, la Madre del Signore, il grembo fecondato dal mistero’” e, “pur avendo provato turbamento, Giuseppe agisce ‘come gli aveva ordinato l’angelo del Signore’, certo di compiere la cosa giusta”. “Anche mettendo il nome di ‘Gesù’ a quel Bambino che regge tutto l’universo – ha aggiunto il Pontefice –, egli si colloca nella schiera dei servitori umili e fedeli, simile agli angeli e ai profeti, simile ai martiri e agli apostoli – come cantano antichi inni orientali”. San Giuseppe, ha sottolineato il Papa, “annuncia i prodigi del Signore, testimoniando la verginità di Maria, l’azione gratuita di Dio, e custodendo la vita terrena del Messia”. Di qui l’invito a venerare “il padre legale di Gesù, perché in lui si profila l’uomo nuovo, che guarda con fiducia e coraggio al futuro, non segue il proprio progetto, ma si affida totalmente all’infinita misericordia di Colui che avvera le profezie e apre il tempo della salvezza”.

Un incontro d’amore. A san Giuseppe, patrono universale della Chiesa, il Santo Padre ha voluto “affidare tutti i Pastori, esortandoli ad offrire ‘ai fedeli cristiani e al mondo intero l’umile e quotidiana proposta delle parole e dei gesti di Cristo’”. Benedetto XVI ha anche espresso l’auspicio che “la nostra vita possa aderire sempre più alla Persona di Gesù, proprio perché ‘Colui che è il Verbo assume Egli stesso un corpo, viene da Dio come uomo e attira a sé l’intera esistenza umana, la porta dentro la parola di Dio’”. “Invochiamo con fiducia la Vergine Maria, la piena di grazia ‘adornata di Dio’ – ha affermato il Pontefice –, affinché, nel Natale ormai prossimo, i nostri occhi si aprano e vedano Gesù, e il cuore gioisca in questo mirabile incontro d’amore”. Nei saluti nelle diverse lingue, dopo l’Angelus, il Papa ha augurato a tutti “un sereno Natale nella luce e nella pace del Signore”, ricordando, in polacco, che Gesù, il Figlio di Dio, è “la speranza del nostro popolo, la cui nascita è attesa da Maria, Vergine Madre” e invitando ad aprire “i nostri cuori affinché, insieme con Lei, possiamo accoglierLo con amore e umiltà, e come San Giuseppe sappiamo leggere nella vita quotidiana i segni della Provvidenza”.

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