RADIO VATICANA: RE, PER SPEGNERLA I FASCISTI BOMBARDARONO SCV
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 11 feb.
Doveva "spegnere" la Radio Vaticana il bombardamento che ebbe luogo sulla Citta' del Vaticano la sera del 5 novembre 1943.
Lo rivela il card. Giovanni Battista Re sull'Osservatore Romano, in occasione degli 80 anni dell'emittente.
"I giornali italiani - ricorda il porporato - accusarono del bombardamento gli anglo-americani. La notizia vera e' quella che circolo' tre giorni dopo. L'aereo era un Savoia Marchetti 79, partito da Viterbo su incarico del gerarca fascista Roberto Farinacci.
Si voleva far tacere la Radio Vaticana" che si stava rivelando "un mezzo prezioso di libera informazione, nonostante le intimidazioni che dovette subire. Furono sganciate cinque bombe. Una cadde a dieci metri dalla sede della Radio Vaticana e le altre tra i cento e i duecento metri dall'emittente.
Una non scoppio'. Non vi furono morti, ma vari danni specialmente al laboratorio dei mosaici. Le schegge di una bomba ruppero tutti i vetri dell'appartamento di mons.Domenico Tardini, futuro segretario di Stato, che cosi' per un paio di settimane fu ospitato da mons. Montini, il futuro Paolo VI, mentre venivano riparate le finestre e soprattutto i danni arrecati allo studio".
"Un altro tentativo - ricostruisce il prefetto emerito della Congregazione dei vescovi - vi fu cinque mesi dopo, il primo marzo 1944, ma falli', perche' l'aereo volo' basso, urto' contro un contrafforte del Gianicolo, per cui scarico' subito le bombe (fuori dalle mura del Vaticano), e il velivolo precipito'. Il pilota mori'. I suoi resti, assieme a quelli del velivolo, furono subito portati via". Nel gennaio del 1940, racconta ancora il card. Re per spiegare l'ostilita' dei fascisti, era nato presso la Radio Vaticana l'Ufficio informazioni, che lanciava appelli per rintracciare civili e militari dispersi e trasmetteva messaggi delle famiglie ai prigionieri: mediante Radio Vaticana dal 1940 al 1946 furono inviati 1.240.728 messaggi pari a 12.105 ore di trasmissione.
"La Radio Vaticana - elenca il card. Re - provvedeva anche a trasmettere informazioni e notizie non segrete alle Nunziature da parte della Segreteria di Stato o di altri Dicasteri della Curia Romana. Era anche fissato un orario (due volte alla settimana) in cui nelle Nunziature, soprattutto in Paesi importanti, si doveva stare in ascolto sulla lunghezza d'onda della stazione vaticana per informazioni o notizie che potevano essere utili. Fu anche questo un collegamento vantaggioso, seppure incompleto in quanto, allora, le nunziature non disponevano a loro volta di una stazione trasmittente, ma soltanto di un apparecchio ricevente". In precedenza, continua il porporato, "profonda impressione desto' il Messaggio natalizio del 1936, che il Papa trasmise dal letto dove per malattia era trattenuto, e quello del 2 settembre 1938, lanciato da Castel Gandolfo come suprema invocazione di pace, mentre nei cieli d'Europa si infittivano le nubi foriere di guerra". In sostanza, per il card. Re, "di fronte alla stampa laica e alle radio che passavano sotto silenzio l'attivita', della Chiesa, e le persecuzioni contro i cattolici che vi erano in alcune nazioni, la Radio Vaticana diede a Pio XI e alla Chiesa la possibilita' di farsi sentire dall'opinione pubblica.
Fece cosi' conoscere la sollecitudine del Papa per l'annuncio del Vangelo, per la conservazione del patrimonio della fede, per la coraggiosa difesa del popolo di Dio dagli errori nefasti del suo tempo (fascismo, nazismo e comunismo), la difesa della liberta', della giustizia e dei diritti umani".
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