lunedì 21 febbraio 2011

Concistoro per la canonizzazione di don Guanella, mons. Conforti e suor Rodríguez de Castro: saranno proclamati Santi il 23 ottobre (Radio Vaticana)

Concistoro per la canonizzazione di don Guanella, mons. Conforti e suor Rodríguez de Castro: saranno proclamati Santi il 23 ottobre

Il Papa ha tenuto stamani, durante la celebrazione dell’Ora sesta, il Concistoro Ordinario Pubblico per tre Cause di Canonizzazione. I tre Beati che verranno proclamati Santi, il prossimo 23 ottobre, sono mons. Guido Maria Conforti, fondatore dei Missionari Saveriani, la religiosa spagnola Bonifacia Rodríguez de Castro e don Luigi Guanella. Tre Santi vissuti tra il XIX e il XX secolo, modelli di carità e spirito missionario. Il servizio di Alessandro Gisotti:

“Sei tu Signore, la mia speranza, la mia fiducia fin dalla mia giovinezza”: questo passo del Salmo 70, recitato nell’Ora media, descrive bene il tratto che accomuna i tre nuovi Santi: la fiducia incrollabile nel Signore. Nel Concistoro, il Papa ha dunque approvato la Canonizzazione dei Beati Conforti, Guanella e Rodriguez de Castro:

“Venerábiles Fratres, opportunitátem iam sínguli perpendístis Beátos Guidónem Maríam Conforti, Aloísium Guanella, et Bonifátiam Rodríguez de Castro in Sanctórum número censéndi... ”
La religiosa spagnola Bonifacia Rodríguez de Castro, fondatrice della Congregazione delle Missionarie Serve di San Giuseppe, nacque a Salamanca nel 1837 da una famiglia di umili artigiani. Lei stessa si guadagnò da vivere come cordonaia. Forte della sua esperienza fondò una Congregazione per il sostegno delle donne operaie. Un progetto coraggioso che fu però avversato dal clero diocesano. Disprezzata dalle sue stesse consorelle, non rispose alle offese ma visse nel silenzio e affidamento a Cristo. Solo dopo la morte, nel 1905, caddero le calunnie contro di lei e ne venne riconosciuta la santità.

Sulla figura di don Luigi Guanella, Santo della Carità nell’Italia dell’800 al fianco di bisognosi e disabili, si sofferma il postulatore della Causa di Canonizzazione, don Mario Carrera:

R. – Questa figura è stata davvero grande nella sua vita, non soltanto perché ha fondato due congregazioni, “I servi della carità” e “Le figlie di Santa Maria della Provvidenza”, ma è stato davvero un grande uomo che ha saputo dare una risposta, nei limiti del possibile, ai gemiti dell’umanità sofferente. Davvero è stato un buon samaritano.

D. – Un Santo della carità che è arrivato davvero dove solo una testimonianza come la sua poteva arrivare …

R. – Direi che il santo davvero porta dentro la sua carne le urgenze e le sofferenze dei poveri e sente il gemito che tante organizzazioni a livello statale non riescono ad udire. Direi che oggi, in questo momento in cui la Chiesa annuncia questa Canonizzazione, è festa per noi, certamente, che siamo i suoi figli spirituali, ma è la festa dei poveri perché don Guanella è sempre stato vicino agli emarginati: ha ristretto il cerchio della loro emarginazione e ha fatto in modo che potessero sempre di più stare accanto al centro in modo da sentire una partecipazione viva alla vita della Chiesa ma anche della società.

D. – Don Guanella rispondeva a chi gli chiedeva di dare una sintesi della sua opera: “E’ Dio che fa” ...

R. – Certo noi siamo delle tavolozze con cui Dio dipinge i quadri della vita. Paolo VI il giorno della Beatificazione ha sottolineato soprattutto questo aspetto: è Dio che fa. Siamo strumenti di questa bontà misericordiosa di Dio che costruisce i nostri giorni nel servizio ai poveri e ai sofferenti con la partecipazione totale della nostra esistenza. Don Guanella è stato un appassionato della vita e voleva che la vita davvero fosse vissuta in pienezza da parte di tutti e soprattutto dei poveri che non hanno la possibilità di vivere in pienezza la loro esistenza. Quindi vivere con passione questa realtà come missione sentita da Dio: è Dio che fa.

D. – Qual è, secondo lei, il messaggio più forte che don Guanella dà agli uomini del nostro tempo in particolare alla luce di questa canonizzazione?

R. – Direi che in una stagione di emergenza educativa questa assenza, questo essere orfani di valori, l’aspetto grande sia questo: cioè, don Guanella appassionato della vita, un appassionato educatore che voleva passare attraverso il cuore delle persone, perché diceva spesso che l’educazione è un affare di cuore e se non si passa nel cuore delle persone l’educazione, la scienza, forse hanno la durata di un fiore di campo; noi, invece, dobbiamo dare il fondamento perché una vita sia vissuta in pienezza e con gioia. Infatti, don Guanella credo sia davvero quest’uomo appassionato della vita, un appassionato educatore. (bf)

Luminoso esempio di missionarietà è il futuro Santo Guido Maria Conforti. Sull’importanza di questa Canonizzazione, si sofferma padre Rino Benzoni, superiore generale dei Missionari Saveriani, congregazione fondata dal Beato Conforti:

R. – Al di là della celebrazione vorremmo fare in modo che questa Canonizzazione servisse alla congregazione per crescere in santità e missionarietà e alla Chiesa italiana e universale proprio per riscoprire la missione dell’annuncio del Vangelo a tutte le genti. Questo diventa un impegno non indifferente per noi per quest’anno.

D. – La missione è davvero al cuore di questa figura e della sua opera …

R. – Fin dall’inizio, potremmo dire, della sua vita la missione è stato ciò che ha uniformato questa personalità sia dal punto di vista umano che spirituale e poi nelle realizzazioni, anche se non ha potuto realizzarla nel modo classico a causa della salute, a causa del fatto che a 37 anni poi il Papa lo ha chiamato ad essere arcivescovo di Ravenna. Ma l’ha realizzata in questa sintesi vitale forte tra l’essere pastore di una Chiesa italiana prima come prete e poi come vescovo; quindi vescovo, prete e fondatore di una congregazione missionaria.

D. - Questo è un aspetto, direi, fondamentale: non si può essere cristiani se non si è annunciatori …

R. - Questo senz’altro, ma direi ancora di più, e qui sta la significatività di mons. Conforti: non si può essere sacerdoti e non si può essere vescovi se non vedendo la propria ordinazione sacerdotale, la propria consacrazione episcopale, in vista dell’evangelizzazione del mondo intero. E’ quello che il Vaticano II dirà in seguito: un vescovo non è consacrato solo per la sua diocesi ma per tutto il mondo.

D. – Qual è secondo lei il messaggio che oggi il Beato Conforti dà agli uomini del nostro tempo?

R. – Per me l’attualità di questa figura sta nel fatto della sua santità ed è poi quello che ci viene ricordato dal Papa Giovanni Paolo II: il missionario per essere tale deve essere santo. Quindi, io credo che la cosa che non vada assolutamente dimenticata sia proprio il cammino, durato tutta una vita, di mons. Conforti per lavorare secondo quello che il Signore voleva da lui. (bf)

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