mercoledì 2 febbraio 2011

Cristiani perseguitati. Più voce non solo dall’Ue (Gianni Borsa)

CRISTIANI PERSEGUITATI

Più voce non solo dall’Ue

Anche molti Paesi europei sono chiamati a maggior determinazione

Gianni Borsa - Bruxelles

Lo scenario mondiale è in ebollizione: proteste, scontri, attentati, minacce alla pace, ai diritti umani e alla democrazia si riscontrano in ogni angolo del pianeta. Sono problemi sempre presenti nello scacchiere internazionale, ma in questa fase sembrano darsi triste appuntamento. Gli occhi sono puntati su Egitto e Tunisia, ma come dimenticare Iraq e Sudan, America Latina e Medio oriente, Haiti e Albania, Costa d’Avorio e Sahel? Occorre peraltro riconoscere che questa escalation di violenze colpisce in particolar modo le comunità religiose e, su tutte, quelle cristiane. Bombe, violenze personali, discriminazioni sociali, pressioni psicologiche o economiche offendono la libertà di credere, di vivere e di esprimere pubblicamente la fede e le opere che nascono dal Vangelo.
In questa situazione – che qualunque mente libera da preconcetti può riconoscere – l’annunciato e poi mancato pronunciamento dei 27 ministri degli esteri Ue riuniti a Bruxelles il 31 gennaio deve far riflettere. La riunione prevedeva infatti, all’intero di un fitto ordine del giorno, un dibattito sulla libertà di religione, ma il testo, steso dall’Alto rappresentante per la politica estera, Catherine Ashton, non ha soddisfatto i capi delle diplomazie, prevedendo riferimenti troppo generici all’argomento e omettendo di citare espressamente le violenze subite dalle comunità cristiane in tanti angoli del globo.
L’insistenza di alcuni governi per un testo più coraggioso, con la condanna di casi ben individuabili, che prevedesse anche possibili misure politiche contro gli Stati che violano tale libertà, non ha ottenuto il necessario consenso unanime. Così, nel documento finale dell’incontro, composto da 21 pagine (la seduta dei ministri ha dovuto dare la precedenza assoluta al caso-Egitto), l’argomento è liquidato con 2 righe: “Il Consiglio (affari esteri) ha tenuto uno scambio di opinioni sulla libertà di religione e di credo e ha deciso di tornare sul tema in una prossima data”. Sarà la stessa Ashton a preparare un documento circostanziato, “che tenga conto della situazione delle singole comunità che rischiano di essere oggetto di violenze e discriminazioni nelle diverse parti del mondo”.
In realtà va riconosciuto che, in passato e ancora di recente, le istituzioni Ue hanno levato la voce per denunciare le violenze contro i cristiani nel mondo: lo ha fatto il Consiglio Ue, più volte si è espresso l’Europarlamento (l’ultima risoluzione risale alla sessione plenaria di gennaio). Anche la stessa Ashton, superando un suo atteggiamento troppo reticente, ha deplorato i sanguinosi attacchi, compreso quello di Alessandria d’Egitto (e non avrebbe potuto fare diversamente!); uguale attenzione è stata mostrata dal presidente della Commissione, José Manuel Barroso. Al di là dell’Ue, va rimarcato il vigoroso pronunciamento dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa di fine gennaio.
Ma se i diritti fondamentali, fra cui s’impone la libertà di credo, vengono negati, ogni occasione va colta allo scopo di custodirli. Per far questo, però, occorre un’azione politica e diplomatica non improvvisata, che sappia convincere di tale necessità tutti i governi dell’Unione: sono questi, infatti, che hanno materialmente affossato il pronunciamento del 31 gennaio, non una generica e indistinta “Europa”.
Non meno semplice sarà il cammino verso prese di posizione che – al di là della vuota verbosità, e sganciate da inopportuni fini politici ed elettorali nazionali – riescano a promuovere una reale, concreta tutela delle minoranze religiose in Europa e nel resto del mondo. In tal senso il prossimo documento da portare all’approvazione dei 27 ministri degli esteri europei dovrebbe anzitutto tracciare un preciso quadro della situazione delle violenze e delle discriminazioni in atto nel mondo; in secondo luogo dovrebbe prevedere una durissima e non fraintendibile condanna dei paesi che non tutelano i gruppi religiosi minoritari e la libertà di culto (su questi due punti la recente risoluzione del Parlamento europeo può fare da guida); dovrebbe infine indicare impegni precettivi sul piano politico e diplomatico. Perché tale documento non rimanga carta straccia, dovrà infatti vincolare la stipulazione di accordi commerciali, lo stanziamento di aiuti per la cooperazione, la firma di trattati o il varo di partnership di qualunque tipo, alla piena e assoluta difesa dei diritti umani, fra cui l’imprescindibile libertà religiosa. Certo questo comporterebbe una severa rivisitazione della politica estera (ed economica) non solo dell’Ue nel suo complesso, ma di tutti gli Stati membri. I governi, le opinioni pubbliche, le imprese, i cittadini-consumatori dovrebbero anche coerentemente essere pronti a pagare il “prezzo necessario” per assicurare e promuovere i diritti umani e la libertà di fede nel mondo.

© Copyright Sir

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Dopo Bush c'è rimasto un solo cattivo al mondo, Eufemia
PAKISTAN: FIDES, BRUCIATE IMMAGINI DEL PAPA E DEL MINISTRO BHATTI DA ESTREMISTI ISLAMICI =

Citta' del Vaticano, 2 feb. - (Adnkronos) - I gruppi radicali
islamici riuniti nella rete ''Tehrik Tahaffuz Namoos-i-Risalat" (Ttnr,
''Alleanza per difendere l'onore del Profeta''), hanno bruciato
immagini e manichini che rappresentavano il Papa e il Ministro
federale per le Minoranze, Shahbaz Bhatti, cristiano, nonche' il
simbolo cristiano della Croce. E' quanto riferisce l'agenzia vaticana
Fides.

Il fatto e' accaduto quanto accaduto domenica scorsa, 30
gennaio, durante la manifestazione che ha visto sfilare per le strade
di Lahore oltre 40mila militanti islamici contrari ad ogni modifica
della legge sulla blasfemia, alla liberazione di Asia Bibi (la donna
cristiana condannata a morte con l'accusa di blasfemia), contrari al
Papa e agli Stati Uniti, simboli dell'Occidente che ''intende
condizionare il paese''.

Monsignore Lawrence Saldhana, Arcivescovo di Lahore e Presidente
della Conferenza episcopale del Pakistan, ha osservato: ''I radicali
islamici hanno attaccato il Papa, accusandolo di interferire nella
vita del paese. Hanno bruciato la sua immagine e la croce: questo ci
dispiace molto, ferisce i nostri sentimenti di fedeli cristiani. Ci
dissociamo da ogni atto violento e chiediamo il rispetto di tutti i
simboli sacri, a qualsiasi religione appartengano''.

(Fpe/Zn/Adnkronos)
02-FEB-11 11:26

NNNN

Anonimo ha detto...

Scusa, OT
Bel problema la Germania, Chiesa e politici, Raffa.
Polemica fra il grande card. Brandmuller della curia romana e l'emerito Lehman risentito a causa della lettera inviata dall'ottimo cardinale in cui vengono vivacemente stigmatizzate le derive delle Chiesa tedesca e, chiedendosene i motivi, l'intervento a sproposito degli 8 politici tedeschi della CDU sulla questione del celibato sacerdotale e ordinazione di viri probati.
L'ex ministro del Baden-Württemberg Erwin Teufel ha chiesto alla Conferenza episcopale tedesca di mettere la questione sul tappeto durante la visita in Germania di Papa Benedetto XVI.
Stiamo arrivando alla Chiesa di Stato, allo scisma? Perché in Germania si dovrebbe fare una simile eccezione? :-(
http://www.kathweb.at/site/nachrichten/database/37294.html
Alessia
http://www.kath.net/detail.php?id=29969
http://www.kath.net/detail.php?id=29865
http://www.kathweb.at/site/nachrichten/database/37276.html
Alessia

Anonimo ha detto...

Diciamo, piuttosto, che attualmente al mondo c'è una sola persona coraggiosa: il Papa. Gli altri, il premio nobel per la pace Obama in primis, fanno finta di nulla.
Alessia

Anonimo ha detto...

E ci sarebbe mancato, se l'arcivescovo di Lahore non si fosse dissociato.
Alessia

Raffaella ha detto...

Obama e' il classico presidente mediatico ma, come disse Putin, vedendo lontano, le piu' grandi delusioni nascono dalle piu' grandi speranze.
R.