Eucaristia sintesi del mistero cristiano
Lì dove è scritto il destino dell'uomo
di Inos Biffi
Nell'epoca patristica non riscontriamo discussioni sull'Eucaristia. Queste appariranno più tardi, nel secolo ix e soprattutto a partire dal secolo xi, quando si tratterà di precisare in che senso il pane e il vino sono segni del Corpo e del Sangue di Cristo e la loro conversione, sempre affermata nella Chiesa, verrà espressa col concetto e il termine di «transustanziazione».
Per i Padri era talmente pacifica la dottrina eucaristica, da rappresentare la giustificazione di altre e fondamentali verità di fede, e quindi il criterio dell'ortodossia.
Così particolarmente in Ireneo di Lione. Contro gli gnostici egli osservava l'incoerenza di credere nella mutazione -- operata da Cristo col suo rendimento di grazie e con la sua parola -- del pane «cosa creata» e del vino «prodotto di questa nostra creazione» e insieme negare la bontà del mondo materiale; oppure l'altra incoerenza di rigettare la risurrezione della carne, quando, nutrendosi nell'Eucaristia del Corpo e del Sangue di Cristo, i nostri corpi corruttibili ricevono il pegno dell'incorruttibilità.
Di fatto, il declinare della fede, la perdita della sua perspicuità, si riflettono nell'Eucaristia; così come, per converso, l'appannarsi dell'ortodossia eucaristica è un chiaro indice dell'oscurarsi di altri sostanziali contenuti del Credo.
Accenniamo qui ai misteri cristiani -- che è poi tutto il dogma -- coinvolti e professati nella celebrazione dell'Eucaristia, quando questa sia concepita in conformità alla Tradizione.
Anzitutto, in essa viene proclamato il valore, universale e assoluto, del sacrificio della Croce, che, avvenuto nella storia, prosegue gloriosamente nella sua inesausta efficacia salvifica in ogni tempo e spazio. La memoria eucaristica è un annuncio continuo della signoria del Crocifisso risuscitato e glorioso, assiso alla destra del Padre, unico redentore e fonte incessante dello Spirito. Essa è segno dell'inarrestabile carità di Gesù, che si dona al Padre e agli uomini, della sua adorazione e della sua intercessione.
Ed è segno della Chiesa che, obbediente e fedele al mandato di Gesù, si raccoglie e si ritrova intorno a lui, seduta alla sua mensa, nella consapevolezza di essere nata dal suo sacrificio pasquale e di essere continuamente nutrita dalla comunione al suo corpo immolato e al suo sangue versato per la remissione dei peccati.
Così, ogni Eucaristia, col mistero di Cristo, diffonde il mistero della Chiesa quale opera sua e sacramento della sua presenza nel mondo.
Al convito eucaristico riusciamo a scoprire la profonda identità della Chiesa. E insieme risalta l'identità dell'uomo, ideato a immagine di Cristo, predestinato a essere conforme a lui, e perciò a rivivere i suoi eventi di morte e di risurrezione.
Nell'Eucaristia è iscritto il destino dell'uomo; in essa è percepibile la ragione per la quale è stato creato, e di conseguenza lo stile di vita che è chiamato a seguire per poter raggiungere il suo fine ultimo, ossia la partecipazione alla medesima condizione di gloria di Cristo.
Per questo il cristiano, in gioiosa docilità al comando di Gesù, mangia il pane vivo che viene dal cielo, e che è la sua Carne, e beve al calice che egli gli porge, e che contiene il suo Sangue, diventando così, per usare le parole di Cirillo di Gerusalemme, «con corporeo» e «consanguineo» di Cristo.
Anche soltanto da questi brevi cenni l'Eucaristia appare la sintesi e la convergenza sacramentale del mistero cristiano. Ma la prima condizione per accorgersene è di esplorarla attentamente e in profondità, per coglierne tutti i riferimenti, o meglio tutte le dimensioni in essa obiettivamente incluse. Nell'Eucaristia c'è la cristologia e l'ecclesiologia; ci sono gli altri sacramenti; c'è l'antropologia e ci sono «le ultime cose»; c'è la pienezza della grazia e della misericordia, e il «pegno della gloria futura». D'altra parte, essa venne istituita dal Signore al compimento della sua vita e al consumarsi del suo amore (cfr. Giovanni, 13, 1) e da lui lasciata come per testamento ai suoi discepoli e alla sua Chiesa.
Come per una mutua, inscindibile, coesione, alla luce dell'ortodossia cristiana si comprende l'Eucaristia: quando questa ortodossia si annebbia, divengono precari nella Chiesa anche la sostanza e il significato del sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo; quando subentrano l'inaffezione e la trascuratezza per la «mensa del Signore», a patirne è l'intero dogma, che fatalmente perde il suo vigore, la sua credibilità, il suo «mistero».
Ma, per fermarsi sull'Eucaristia: non basta conservarne la retta intelligenza. Occorre curarne e rendere perspicua la sua celebrazione, farne diventare luminosi i segni e trasparente la liturgia ed esaltarne i simboli. I riti eucaristici, come in generale tutti i riti sacramentali, sono la verità cristiana orante. Una comunità dove ben si celebri è una comunità dove ben si crede.
(©L'Osservatore Romano - 5 febbraio 2011)
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