Il Battesimo "dono di Dio", al centro del Messaggio del Papa per la Quaresima 2011: l'elemosina è all'opposto dell'idolatria dei beni
“Con Cristo siete sepolti nel Battesimo, con lui siete anche risorti”. Il tema del messaggio del Papa per la Quaresima 2011, presentato stamane in sala stampa vaticana. Il servizio di Roberta Gisotti:
Il Battesimo “non è un rito del passato” – scrive Benedetto XVI nel Messaggio quaresimale – ma l’incontro con Cristo che informa tutta l’esistenza del battezzato, gli dona la vita divina e lo chiama ad una conversione sincera, avviata e sostenuta dalla Grazia”.
Di certo, il Battesimo “è un dono di Dio: nessuno merita la vita eterna con le proprie forze”, ricorda il Santo Padre. E “un nesso particolare lega il Battesimo alla Quaresima come momento favorevole per sperimentare la grazia che salva”. Dunque, “questo dono gratuito deve essere sempre ravvivato in ciascuno di noi e la Quaresima ci offre un percorso analogo al catecumenato, che per i cristiani della Chiesa antica, come pure per i catecumeni d'oggi, è una scuola insostituibile di fede e di vita cristiana: davvero essi vivono il Battesimo come un atto decisivo per tutta la loro esistenza”.
Sollecita quindi il Papa ad “intraprendere seriamente il cammino verso la Pasqua”, “la festa più gioiosa e solenne di tutto l’Anno liturgico”, lasciandosi “condurre dalla Parola di Dio”, nei testi evangelici delle domeniche quaresimali, laddove nella prima si evidenzia la condizione dell’uomo su questa terra, consapevole della propria fragilità, in lotta contro le tentazioni, per accogliere “la Grazia che libera dal peccato e infonde nuova forza in Cristo, via verità e vita”; mentre nella seconda domenica la Trasfigurazione del Signore ci invita “a prendere le distanze dal rumore quotidiano per immergersi nella presenza di Dio”; quindi nella terza domenica la richiesta di Gesù alla samaritana, "Dammi da bere", esprime la passione di Dio per ogni uomo; nella quarta domenica del cieco nato, che risponde a Cristo “credo, Signore” facendosi “voce di ogni credente”, il miracolo della guarigione “è il segno che Cristo, insieme alla vista, vuole aprire il nostro sguardo interiore, perché la nostra fede diventi sempre più profonda; nella quinta ultima domenica la risurrezione di Lazzaro “ci prepara a superare il confine della morte, per vivere senza fine” in Cristo.
Non manca, Benedetto XVI, di raccomandare a tutti i fedeli le pratiche tradizionali del digiuno, dell’elemosina e della preghiera per un “cammino di conversione verso la Pasqua”, che conduca a riscoprire il proprio Battesimo. Nel digiuno – scrive il Papa – “rendendo più povera la nostra mensa impariamo a superare l’egoismo per vivere nella logica del dono e dell’amore”. Così “la pratica dell’elemosina è un richiamo al primato di Dio e all’attenzione verso l’altro” per fuggire la tentazione “dell’avere, dell’avidità di denaro”, poiché “la bramosia del possesso provoca violenza, prevaricazione e morte”, e “l'idolatria dei beni” “non solo allontana dall'altro, ma spoglia l'uomo, lo rende infelice, lo inganna, lo illude senza realizzare ciò che promette, perché colloca le cose materiali al posto di Dio”. Infine la preghiera che permette di acquisire una nuova concezione del tempo”, tempo che “senza la prospettiva dell'eternità e della trascendenza, “scandisce semplicemente i nostri passi verso un orizzonte che non ha futuro”.
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