Il neo prefetto del dicastero per la Vita consacrata: pieno sostegno della Santa Sede alla missione di tutti i religiosi
Quella di oggi è stata, per l’arcivescovo João Braz de Aviz, la prima mattina ufficiale di lavoro come nuovo prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Il saluto affettuoso con i suoi più stretti collaboratori nel dicastero ha caratterizzato l’inizio di un servizio al quale il presule intende offrire grande dedizione. Lo conferma in questa intervista al collega della redazione brasiliana della nostra emittente, Silvonei Protz:
R. - Ho avuto un bel contatto con le persone. Sono 40 le persone che lavorano nel dicastero: ho voluto salutare ognuna di loro, sono andato a trovarle nel loro ufficio. Sono contentissimo e comincio con questa disposizione di poter servire il Santo Padre e anche di rispettare questo gruppo meraviglioso che lavora con me: sono veramente specialisti in questi campi.
D. – Quali sono oggi le esigenze della Congregazione vaticana?
R. – Io penso risieda soprattutto nel riconoscere l'essenzialità di questa parte che ha scritto secoli di storia della vita della Chiesa, il tanto bene fatto e che continua ad essere fatto. Io ho nel cuore un rispetto e un amore grandissimo per tutta questa realtà della vita consacrata. Guardando poi ai singoli ambiti di questa vita, bisogna considerare l'aspetto della consacrazione attraverso il celibato, che non è un comandamento ma una chiamata d’amore da parte di Dio. I religiosi sono chiamati a questo e anche per questo godono di uno sguardo di Dio, particolare, su di loro. Questa cosa mi procura una grande gioia e mi aiuta anche nell'affrontare certi problemi che possono presentarsi, come ad esempio quello, attuale, dell’invecchiamento anagrafico di alcune Congregazioni, la difficoltà per la crescita delle vocazioni nella nostra epoca, o alcuni problemi interni di tipo morale o altro. Però, mi pare che dovremmo guardare soprattutto al positivo, che c’è ed è profondo ed è grande.
D. – Una parola, eccellenza, alle comunità religiose sparse in tutto il mondo...
R. – Io vorrei dire che nel mio cuore c’è un desiderio immenso di riscoprire l’anima religiosa che vive negli Ordini, nelle Congregazioni, sia dalla parte femminile, che rappresenta il 90% di questo dicastero, sia nella parte degli ordini delle Congregazioni maschili, che è il 10%. Vorrei essere qui come uno che ascolta molto, che cerca di guardare ai problemi creando anzitutto dei rapporti più personali. E soprattutto vorrei dire che tutti i religiosi, che tutte le religiose, sono una parola di Dio data al mondo e che ciò ha un significato molto grande. Allora, noi qui dobbiamo insieme cercare di proteggere, aiutare a far sì che questa realtà possa camminare con libertà e con profondità. (ma)
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