martedì 8 febbraio 2011

Il Papa ai nuovi vescovi: Siate come un albero dalle radici profonde. Opporsi con coraggio alle correnti del momento appartiene in modo essenziale al vostro compito (Cardinale)

«Uomini di comunione unite giustizia e carità»

Il Papa ai nuovi vescovi: non siate servi dello spirito del tempo

«Siate come un albero dalle radici profonde. Opporsi con coraggio alle correnti del momento appartiene in modo essenziale al vostro compito»

DA ROMA GIANNI CARDINALE

«Il pastore non deve essere una canna di palude che si piega secondo il soffio del vento, un servo dello spirito del tempo. L’essere intrepido, il coraggio di opporsi alle correnti del momento appartiene in modo essenziale al compito del pastore ». Lo ha proclamato Benedetto XVI nell’omelia alla Messa per la consacrazione di cinque nuovi vescovi celebrata ieri nella Basilica di San Pietro. Dei nuovi presuli tre lavoreranno nella Curia romana come segretari di dicastero – Savio Hon Tai-Fai a Propaganda Fide; Marcello Bartolucci alla Congregazione delle cause dei santi; Celso Morga Iruzubieta, a quella per il Clero – mentre gli altri due, Antonio Guido Filipazzi e Edgar Pena Parra, serviranno la Santa Sede come nunzi apostolici.
L’omelia del Papa, dallo stile molto personale, si è sviluppata in modo particolare nel commento al verso degli Atti degli Apostoli scelto quest’anno dalle comunità cristiane di Gerusalemme per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. E cioè: «Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere ». Proprio «in questi quattro elementi portanti dell’essere Chiesa» – la perseveranza, la communio, lo spezzare il pane, le preghiere – papa Ratzinger vede descritto anche «il compito essenziale dei suoi pastori». Ed è parlando della perseveranza che Benedetto XVI ha ribadito che il pastore «non deve essere una canna di palude», bensì «deve essere come un albero che ha radici profonde nelle quali sta saldo e ben fondato». «Ciò – ha proseguito – non ha niente a che fare con la rigidità o l’inflessibilità. Solo dove c’è stabilità c’è anche crescita».
Descrivendo il «secondo pilastro dell’esistenza ecclesiale », la communio, il Papa spiega che dopo il Concilio Vaticano II essa è diventata «una parola centrale della teologia e dell’annuncio» e che consiste in quella «catena » che costituisce l’essenza della successione apostolica: conservare la comunione con coloro che hanno incontrato il Signore in modo visibile e tangibile e così tenere aperto il Cielo, la presenza di Dio in mezzo a noi». «Voi, cari confratelli – ha aggiunto – avete la mis­sione di conservare questa comunione cattolica. Sapete che il Signore ha incaricato San Pietro e i suoi successori di essere il centro di tale comunione, i garanti dello stare nella totalità della comunione apostolica e della sua fede. Offrite il vostro aiuto perché rimanga viva la gioia per la grande unità della Chiesa, per la comunione di tutti i luoghi e i tempi, per la comunione della fede che abbraccia il cielo e la terra».
Terzo «elemento fondamentale dell’esistenza ecclesiale », ha ricordato poi il Pontefice, è «lo spezzare del pane », «la santa Eucaristia» che è «il centro della Chiesa e deve essere il centro del nostro essere cristiani e della nostra vita sacerdotale». E nello «spezzare il pane» è espresso «anche il condividere, il trasmettere il nostro amore agli altri». Nel senso che «la dimensione sociale, il condividere non è un’appendice morale che s’aggiunge all’Eucaristia, ma è parte di essa». Insomma: «Stiamo attenti che la fede si esprima sempre nell’amore e nella giustizia degli uni verso gli altri e che la nostra prassi sociale sia ispirata dalla fede; che la fede sia vissuta nell’amore ». Infine il quarto cardine dell’esistenza ecclesiale, «le preghiere », che da una parte devono essere molto personali, «un unirmi più profondo a Dio». E tuttavia le preghiere non sono «mai soltanto una cosa privata del mio 'io' individua-le, che non riguarda gli altri». Perché «pregare è essenzialmente un pregare nel 'noi' dei figli di Dio».
Nell’omelia il Papa, riprendendo il Vangelo di Luca proclamato nell’Eucaristia, ha ribadito che ancora oggi «la messe è abbondante». «Anche se può sembrare – ha detto – che grandi parti del mondo moderno, degli uomini d’oggi, volgano le spalle a Dio e ritengano la fede una cosa del passato», esiste tuttavia «l’anelito verso ciò che è grande, verso ciò che è buono». Il che «è la nostalgia del Redentore, di Dio stesso, anche lì dove Egli viene negato». D’altra parte se è vero che «sono pochi gli operai», al tempo stesso «il Signore ci lascia capire che non possiamo essere semplicemente noi da soli a mandare operai nella sua messe: che non è una questione di management , della nostra propria capacità organizzativa».
Quella di ieri è stata la terza consacrazione episcopale presieduta da Benedetto XVI (il 29 settembre 2007 impose le mani su Mokrzycki, Brugnaro, Ravasi, Caputo, Pagano e Di Mauro; il 12 settembre 2009 su Caccia, Coppola, Parolin, Martinelli e Corbellini). Co-consacranti sono stati i porporati Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio e Tarcisio Bertone, segretario di Stato.

© Copyright Avvenire, 6 febbraio 2011

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mons. Pryriz: La Chiesa greco-cattolica d'Ucraina strabocca di seminaristi, attratti dall'esempio di buoni sacerdoti.

http://www.catholic.net/index.php?option=zenit&id=31664

Alberto