venerdì 25 febbraio 2011

Il Papa riceve il patriarca libanese Sfeir. Intervista con mons. Eid sui cambiamenti nel mondo arabo (Radio Vaticana)

Il Papa riceve il patriarca libanese Sfeir. Intervista con mons. Eid sui cambiamenti nel mondo arabo

Il Papa ha ricevuto oggi in Vaticano il cardinale Nasrallah Pierre Sfeir, patriarca di Antiochia dei Maroniti, in Libano. Il porporato aveva partecipato mercoledì scorso alla cerimonia di benedizione della statua di San Marone, il fondatore della Chiesa maronita, posta in una nicchia esterna della Basilica Vaticana. All’evento era presente anche il capo di Stato libanese Michel Sleiman, che ieri ha avuto con il Papa un cordiale colloquio, incentrato anche sui recenti avvenimenti in alcuni Paesi arabi e nel quale è emersa la comune convinzione dell’urgenza di risolvere i conflitti ancora aperti nella Regione. A questo proposito il responsabile del Programma arabo della Radio Vaticana, padre Jean Mouhanna, ha raccolto la riflessione del vescovo maronita del Cairo, mons. François Eid, che ha fatto parte della delegazione del cardinale Sfeir:

R. - “Ciò che vediamo è un travaglio molto complicato dal quale dovrebbero nascere nuovi governi, diversi da quelli vecchi che hanno trascurato il bene dei popoli, impossessandosi di tutte le ricchezze dei loro rispettivi Paesi. Invece di instaurare lo stato di diritto hanno creato dei regimi di stampo familiare e questo ha allargato il fossato con il popolo. Dinanzi a questa situazione i giovani si sono trovati davanti ad una decisione: quella di cambiare. Una scelta non facile perché questi regimi sono armati, mentre i giovani hanno dalla loro parte solo la conoscenza e la cultura. In questo i mass media e le nuove tecnologie di comunicazione hanno molto aiutato i giovani. Il miracolo è iniziato in Tunisia: abbiamo visto e vediamo strade stracolme di giovani che chiedono giustizia. Noi ci auguriamo che non si infiltrino alcuni partiti religiosi per sfruttare, per i loro scopi, questa rivoluzione dei giovani trasformandola in una ideologia e in una situazione negativa.

D. - Quali sono ora le prospettive?

R. - Non c’è dubbio che il cambiamento è iniziato e non si può tornare indietro! I giovani aspirano solo ad uno Stato che sia per tutti i cittadini, a prescindere dall’appartenenza, culturale, religiosa, etnica o tribale. Sappiamo che Paesi come la Libia e lo Yemen sono strutturati su base tribale. I giovani invece si sentono di appartenere a un villaggio nazionale e universale, non tribale. Il loro sogno è quello di costruire uno Stato migliore capace di realizzare le loro aspirazioni. Dicono che ogni regime basato sull’ingiustizia deve finire. Cercano il pane, il lavoro, una vita dignitosa, la libertà, il diritto, perché la dignità di un semplice cittadino è uguale alla dignità di chi governa. Questi regimi invece sono fallimentari. I giovani hanno capito che anche i progressi compiuti da questi Paesi andavano solo a vantaggio dei corrotti. Il popolo non ha ottenuto nulla da questi progressi. Ora aspettano di ritrovare la loro dignità.

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1 commento:

mariateresa ha detto...

sono OT e non resisto In tedesco
http://www.chiemgau-online.de/portal/lokales/trostberg-traunreut_Benediktweg-wird-international-_arid,1150818.html

è un'iniziativa di carattere turistico, per carità magari le intenzioni sono buone, ma, Santa Cunegonda, chi è il valente scultore che gli cucino delle lasagne all'arsenico?