giovedì 3 febbraio 2011

Il Papa ricorda all'ambasciatore Kloss l'influsso della fede cristiana sulla cultura, sulla storia e sulla vita quotidiana dell’Austria (Sir)

BENEDETTO XVI: AD AMBASCIATORE AUSTRIA, “DIMENSIONE MORALE DELLA CULTURA”

Il rapporto Stato-religione, la politica per la famiglia, il riconoscimento dei fondamenti cristiani per l’Europa: questi i principali temi affrontati da Benedetto XVI nell’udienza al nuovo ambasciatore di Austria presso la Santa Sede, Alfons M. Kloss, svoltasi oggi. Rivolgendosi al neoambasciatore, il Papa ha sottolineato l’influsso della fede cristiana sulla cultura, sulla storia e sulla vita quotidiana dell’Austria. Il Pontefice ha anche ricordato come il Paese abbia una “lunga tradizione” per “la coesistenza pacifica di religioni e culture diverse”. L’importanza di riconoscere il valore della fede cristiana ha valenza anche europea: “La costruzione di una ‘Casa Europa’ comune può riuscire solo se questo continente è consapevole dei propri fondamenti cristiani - ha affermato il Papa - e se i valori del Vangelo e dell'immagine della persona cristiana continueranno anche in futuro ad essere fermento della civiltà europea”. Per il Santo Padre, “più che la cultura occidentale cristiana conta la fede vissuta in Cristo e l’amore attivo per il prossimo, orientato alla parola e alla vita di Cristo, così come all'esempio dei Santi”. Al riguardo, Benedetto XVI ha ricordato i beati austriaci “Franz Jägerstätter, Suor Restituta Kafka, Ladislaus Batthyány-Strattmann e Carlo d’Austria”, “che restano per noi esempi di fede e testimoni della comprensione tra i popoli”.
Passando ad esaminare la situazione dell’Europa sul rapporto Stato-Chiesa, il Papa ha rilevato “la particolare situazione di tensione in molti Paesi europei”, in cui “da un lato le autorità politiche sono molto attente a evitare che alle religioni, intese unicamente come convinzioni di fede individuali dei cittadini, non vengano praticate pubblicamente; dall’altro esiste il tentativo di applicare i criteri di un’opinione pubblica secolare anche alle comunità religiose”. In tal senso, “è come se si volesse adattare il Vangelo alla cultura, tentando al contempo di evitare con cura che la cultura venga influenzata dalla religione”. Contro questa tendenza il Papa ha sottolineato “l'atteggiamento, particolarmente da parte di alcuni Stati dell'Europa centrale ed orientale, di dare spazio al desiderio fondamentale della persona, alla fede della persona in Dio e alla fede nella salvezza tramite Dio” ed ha citato ad esempio la presa di posizione austriaca sulla sentenza sul Crocifisso della Corte europea dei diritti dell'uomo.
“Il riconoscimento della libertà religiosa consente alla comunità religiosa di svolgere le sue molteplici attività da cui trae vantaggio anche l’intera società", ha ricordato Benedetto XVI facendo riferimento alle “diverse strutture formative” e ai “servizi caritativi” gestiti dalla Chiesa. Un’attività a favore dei bisognosi che “evidenzia come la Chiesa in un certo senso si ritenga portavoce delle persone svantaggiate. Questo impegno ecclesiastico, riconosciuto ampiamente nella società, non essere ridotto a semplice attività caritatevole", ha puntualizzato il Papa, poiché "ha il suo fondamento più profondo in Dio, nel Dio che è amore”. Pertanto “è necessario rispettare pienamente l'essenza e l'opera della Chiesa senza farla diventare una tra le tante istituzioni che svolgono prestazioni sociali. Essa va piuttosto vista nell'interezza della sua dimensione religiosa”. Perciò, ha proseguito il Pontefice, “occorre sempre contrastare la tendenza all’isolamento egoistico”. “Compito urgente e permanente” di “tutte le forze sociali” è dunque “assicurare la dimensione morale della cultura, una cultura degna della persona e della vita nella società”. In ciò, ha concluso il Papa, “la Chiesa cattolica continuerà ad adoperarsi con tutte le sue forze per il bene della società”.

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