mercoledì 2 febbraio 2011

La donna consacrata. Nel mistero di Cristo e della Chiesa (Anna Maria Canopi)

Nel mistero di Cristo e della Chiesa

La donna consacrata

di Anna Maria Canopi

I religiosi e le religiose di tutto il mondo vivono con particolare intensità la festa della Presentazione di Gesù al tempio, che da ormai quindici anni è stata scelta come ricorrenza per la Giornata della vita consacrata. Festa del dono accolto e offerto, essa ricorda che la vita consacrata è dono dell'amore gratuito di Dio che, nella sua assoluta libertà, chiama qualcuno a seguire più da vicino il suo Figlio, per renderlo più strettamente cooperatore del suo disegno di salvezza universale.
Festa della luce da cui si sprigiona la gioia, essa è un chiaro invito a vivere in modo tale da risplendere come astri nelle tenebre del mondo. Festa dell'incontro, essa rende partecipi, nel mistero della Chiesa, della manifestazione del Signore al suo popolo per una piena comunione nell'amore. Tutti questi aspetti si ritrovano nel forte e stimolante messaggio che la commissione per il clero e la vita consacrata della Conferenza episcopale italiana ha preparato per questa Giornata. Che cosa si attende oggi la Chiesa dai consacrati e, in particolare, dalle consacrate? Che cosa chiede loro quale madre di un'umanità gravemente malata? Essa si attende e chiede che siano presenza viva del Signore Gesù, testimoni della vita buona del Vangelo, per coadiuvarla efficacemente in quella che il Santo Padre ha definito l'emergenza educativa.
Non si tratta soltanto -- sottolineano i vescovi -- di compiere attività educative, pur necessarie e urgenti, ma soprattutto, e in primo luogo, di mostrare la forza trasformatrice del Vangelo mediante un cammino di fedele e gioiosa sequela di Cristo obbediente, povero, casto. Questo comporta un serio impegno di conversione e di «formazione permanente», che avviene soprattutto mediante «l'ascolto orante della sacra Scrittura, la celebrazione dei sacramenti e la vita fraterna nella comunità ecclesiale».
Come si nota, alla brama di autonomia dell'uomo contemporaneo, alla sua sete di potere, al suo individualismo nichilista e al suo disordine morale si vuole contrapporre un modello di persona che nella conformazione a Cristo trova la gioia di sentirsi creatura dipendente da Dio e unita agli altri in un vincolo di fraternità e di corresponsabilità.
Come ha sottolineato il Santo Padre nell'esortazione apostolica postsinodale Verbum Domini, la vita consacrata sarà in grado di corrispondere alla propria missione solo se saprà mettere al primo posto la preghiera nella sua forma più profondamente ecclesiale che è la Liturgia delle ore. In essa, infatti, «si mostra l'ideale cristiano di santificazione della giornata intera, ritmata dall'ascolto della Parola di Dio e dalla preghiera dei salmi, così che ogni attività trovi il suo punto di riferimento nella lode offerta a Dio» (n. 62).
Proprio l'offerta di sé è il cuore della vita consacrata. Con la professione dei voti, le religiose diventano esse stesse un'offerta versata, istante per istante, nel tesoro della Chiesa e perennemente presentata, insieme con Gesù, al Padre. Consegnate per sempre a Dio, sono nelle sue mani un bene comune che egli liberamente dispensa ai più poveri. E tutti gli uomini della terra sono poveri! Così, benché in sé piccole, povere e talvolta anche fisicamente e psicologicamente fragili, diventano sostegno ai più deboli, luce per gli smarriti di cuore, conforto agli scoraggiati. Nello stesso tempo, sono anche quella porzione di Chiesa che, come Maria, accoglie Gesù in un cuore verginale, lo genera e lo dona a tutti gli uomini in una maternità spirituale davvero universale, che supera i vincoli del sangue, della cultura, della nazionalità. Ma perché la vita consacrata conosca questa misteriosa fecondità di grazia, è necessario che ogni religiosa assuma l'atteggiamento interiore della piena disponibilità a vivere, come Gesù, nella perfetta docilità alla volontà del Padre, avendo come modello e guida anche la Vergine santissima, la sua umiltà, la sua obbedienza di fede, la sua carità fino alla condivisione della croce del Figlio.
Il ministero della preghiera e della carità operosa è pieno di fascino e fonte di gioia proprio se si accetta il sacrificio che necessariamente comporta, sacrificio che consiste essenzialmente nell'uscita da se stessi per vivere in Cristo.
La vita consacrata è infatti per eccellenza vita in Cristo, e quindi partecipa di tutto il mistero del Figlio di Dio, che è venuto nel mondo per essere immolato al fine di riscattare l'umanità dalla schiavitù del peccato e della morte. Più ci si unisce a Gesù e più, come Maria, si partecipa dei suoi patimenti per la salvezza delle anime, per generarle alla vita divina.
In questa luce, acquistano senso anche le prove interiori e difficoltà esteriori che non mancano mai lungo il cammino della vita consacrata. Se già ogni cristiano è chiamato a vivere nel mondo con la consapevolezza di non essere del mondo, tanto più questo è fondamentale per chi ha scelto un genere di vita che anticipa sulla terra la realtà escatologica, la vita della patria celeste. In ogni situazione ciò che importa è la fedeltà a tutta prova.
Il cuore della donna consacrata, ferito dalla santa nostalgia del volto di Dio, mai deve lasciarsi prendere dal rimpianto delle cose transeunti che ha lasciato per donarsi a Gesù in totale libertà di spirito. Nulla di ciò cui si è rinunziato per abbracciare la vita religiosa va perduto: quello che si è lasciato alle spalle, il Signore lo fa ritrovare in Lui, che è il tutto. Di questo sommo Bene si deve dare testimonianza ogni giorno con il sorriso che rivela un cuore contento, appagato dall'amore di Cristo e dal filiale abbandono all'eterno Padre. Il mondo potrà sapere che ha un Padre nei cieli vedendo persone che sono serene, al di là di tutto quello cui rinunziano o patiscono, perché sanno di essere amate da Dio Padre conosciuto mediante il Figlio nello Spirito Santo. Insieme al ministero della preghiera e della carità operosa, i consacrati hanno dunque anche il ministero della gioia. Una comunità religiosa che prega cantando e vive amando è un permanente annunzio di speranza e di gioia per il mondo intero e lievito di vita nuova.
Anche se il mondo non capisce o stenta a capire questa scelta, ciò che importa è l'essere veri. Dio sa quanto sia preziosa la vita consacrata, quando essa è vissuta con autenticità e in pienezza; perciò non cessa di suscitarla.

(©L'Osservatore Romano - 2 febbraio 2011)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Dio benedica questa abbadessa benedettina!