martedì 1 febbraio 2011

La torta di Mons. Williamson e altri pasticci (Don Alfredo Morselli)

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4 commenti:

raffaele ibba ha detto...

Interessante la storia di don Alfredo Morselli. Poco cristianamente mi chiedo se pure lui sia arciprete di Roccannuccia Maggiore, per eccesso di tradizionalismo.
Ci sono due osservazioni da fare.
La prima riguarda l'avvelenamento generale.
MI par chiaro che non è possibile pensare che un avvelenamento di tale portata dipenda da una unica causa. Nè la torta, che è esclusa giustamente perché essendo frutto del lavoro della Chiesa di per sé non può essere avvelenata, pur se può avere parti meno buone e nutrienti e parti più buone e nutrienti, ma neppure dell'eventuale piatto di "collaboratori nemici"; infatti se tutto il paese si è avvelenato in occasione della torta, occorre stabilire prima se tutti hanno davvero mangiato la torta, se tutti hanno davvero mangiato solo la torta e se, infine, non sarò magari che la torta, insieme a qualche altro ingrediente diffuso nel paese dia come risultato un "precipitato" così dannoso.
Fuor di metafora.
Inutile cercarsi nemici laddove solo la Sovrana Capacità d'Amore di Dio vede bene.
Tanto per fare un esempio di cui ho letto abbastanza di recente. Accusare don Dossetti di essere abile a manovrare subdolamente una assemblea di circa 5.000 dotate, mediamente, di cultura e di esperienza decisamente "superiori" (non sto sopravvalutando nessuno, ma non si diventa vescovo se non si anno una congrua serie di "abilità superiori alla media" magari non tutte combinate nel modo migliore possibile, ma tutte presenti e tutte in quantità "superiore alla media"), beh, ritenere che don GIuseppe Dossetti per quando abile fosse sia stato capace di manovrare il concilio personalmente è una proposizione che trovo demente.
Appartiene al genere storiografica della "congiura", che ha bisogno di trovare colpevoli occulti quando la realtà si manifesta diversa da quella che è.
Il Vaticano II è alcune cose insieme.
È il completamento, corretto dall'apprendimento dell'esperienza pastorale e storica della Chiesa, del Concilio di Trento e del Vaticano 1, due concilii che per diverse ragioni possono essere considerati "non conclusi".
È il recupero dentro la Chiesa della spinta evangelica che ci porta a guardare alla "chiesa originaria" come punto di riferimento, spesso mitico e mitizzato. Nel e dopo il Vaticano II questo riferimento si è nutrito di spessore culturale e di ricerca forte tanto più sorprendenti se si pensa che negli anni venti praticamente non ci sono cattolici nel dibattito teologico e scientifico internazionale.
È una gigantesca e complessa lettura del mondo moderno a partire dalla semplicità evangelica. Costruito soggettivamente contro il marxismo, ma oggi valido contro l'intero apparato teorico della modernità.
Ripeto che il Vaticano II è più importante di Nicea, a mio avviso.
ciao
r

Viator ha detto...

sarà bene documentarsi anche qui

http://chiesaepostconcilio.blogspot.com/

Anonimo ha detto...

da un po' girano nella rete dei commenti come questo di Don Morselli che vanno oltre il fatto di essere in dissenso con alcuni (Convegno a Roma organizzato dai Francescani dell'Immacolata?), ma mirano a de-leggitimare più che a discutere.

Quinto ha detto...

Il concilio vaticano II ha il valore di un sinodo generale.
Il livello culturale dei padri era di una ignoranza spaventosa a parte le mosche cocchiere moderniste progressiste già sospette di eresia come Lercaro De Lubac,Chenu e Suenens....
L'albero comunque si riconosce dai frutti.
Nicea è un concilio veramente ecumenico della chiesa indivisa.
Il vaticano II? Gli ortodossi e i cattolici cinesi non lo riconoscono e vanno in cielo lo stesso.