martedì 8 febbraio 2011

Nel venticinquesimo della Fraternità sacerdotale dei missionari di San Carlo Borromeo, Massimo Camisasca: Storia di un piccolo seme (O.R.)

Nel venticinquesimo della Fraternità sacerdotale dei missionari di San Carlo Borromeo

Storia di un piccolo seme

di MASSIMO CAMISASCA

Nel settembre 1985 nasce la Fraternità sacerdotale dei missionari di San Carlo Borromeo. Nessuno di noi sei che firmammo l'atto costitutivo poteva sapere quale sarebbe stato il futuro di quel piccolo seme, così come oggi nessuno di noi - poco più che cento preti e quaranta seminaristi - può conoscere quale sarà lo sviluppo della nostra vita. Possiamo perciò soltanto lodare Dio per il passato, ringraziarlo per il presente e confidare in lui per il futuro.
In quel tempo Karol Wojtyla era Papa da quasi sette anni. La nostra nascita si iscrive in due cerchi concentrici: quello del movimento di Comunione e liberazione (Cl) e quello della Chiesa universale. Cl stava vivendo un periodo importante della sua storia. Nel 1976 don Giussani, riconosciuto da tutti come responsabile del movimento dopo i turbolenti anni Sessanta, attraverso il suo insegnamento all'Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano e guidando in prima persona la comunità degli universitari, iniziava e continuava un'opera di riforma della vita di Cl che intendeva radicare il popolo da lui nato in un'adesione profonda e personale al mistero di Cristo.
Sono anni ricchi di opere, segnati dalla nascita del Meeting di Rimini e dal sorgere del Movimento popolare. Vengono lanciati strumenti giornalistici che apriranno a molti giovani la strada di una nuova missione: dopo le vocazioni all'insegnamento, questa attenzione alla comunicazione fu un invito profetico di don Giussani a tutto il movimento.
Siamo all'inizio del pontificato di Giovanni Paolo II. Anni che vedono attorno alla figura del Papa polacco un'attenzione e un consenso progressivamente crescenti, ma anche voci dissenzienti. Giovanni Paolo II ha chiamato attorno a sé un consistente gruppo di prefetti e segretari di congregazioni che sostengono la sua opera in tutta la Chiesa. Penso al cardinale Ratzinger, a monsignor Cordes, a monsignor Moreira Neves, a monsignor Tomko, per citare soltanto alcuni tra quelli che più mi impressionavano.
In questo tempo, così luminoso e drammatico, è nata la Fraternità San Carlo. Se, nell'immediato essa sorse per un'intuizione di don Giussani e per le vicende personali di alcuni sacerdoti, in realtà poté crescere per la fecondità di grazie, di stimoli e di speranze propria di quel momento particolare che furono per la Chiesa e per Cl gli anni Ottanta. Alla fine di quel decennio, esattamente nel 1989, il nostro istituto fu riconosciuto come società di vita apostolica di diritto diocesano dal cardinale Ugo Poletti, allora vicario del Papa per la diocesi di Roma. Nel 1999 sarà riconosciuto come società di diritto pontificio dallo stesso Giovanni Paolo II. Nei dieci anni intercorsi tra i due riconoscimenti si sono poste le fondamenta della Fraternità. Si è consolidata la tradizione educativa della casa di formazione, sono nate le prime case nel mondo, si è confermata in noi la scelta della vita comune come via fondamentale dell'educazione e della missione. Solo nella comunione con i fratelli, segno sacramentale della comunione di Cristo, la nostra persona viene continuamente corretta e guidata verso Dio. Tale comunione è la pietra preziosa che possiamo offrire agli uomini. Essa è luminosa proprio perché non viene da noi, non dipende dai nostri sforzi e porta in sé anche le nostre debolezze e perfino i nostri peccati.
Poi nel primo decennio del nuovo secolo abbiamo vissuto gli anni della malattia di don Giussani e di Giovanni Paolo II, esperienze di grande insegnamento per tutti noi. Si è andata approfondendo in coloro che hanno guidato la Fraternità la coscienza dell'importanza del silenzio, della preghiera, dello studio: strade decisive affinché ciascuno entri, per quanto possibile, nel segreto della volontà di Dio e della sua visione sull'uomo e sul mondo. Abbiamo scoperto ogni giorno di più l'importanza del fatto che i sacerdoti siano seguiti costantemente e capillarmente nella loro crescita e nel loro ministero. La Fraternità ha ora dei delegati del superiore generale che vivono nei vari continenti e seguono da vicino i membri e le case dell'istituto, integrando i viaggi del superiore e dei suoi consiglieri.
Nel 2005 a Giovanni Paolo II succede Papa Benedetto. A don Giussani succede, come presidente della Fraternità di Cl, don Julián Carrón. Nello stesso anno un fiore improvviso è nato fra di noi. Non l'avevamo preventivato, ma subito al suo apparire ne abbiamo capito l'importanza. Attraverso la vocazione di una ragazza, Rachele Paiusco, sono nate le missionarie di San Carlo, religiose che intendono costituire delle case in missione, così come i loro fratelli missionari di San Carlo, dedicandosi all'evangelizzazione. La nostra Fraternità si è dunque allargata: una famiglia in due istituti.
L'elezione di Joseph Ratzinger ha enormemente rallegrato tutti noi. Le due udienze private che mi ha concesso in questi anni e la prossima udienza generale a tutta la Fraternità sono ragione di gioia e gratitudine per l'affetto con cui il Papa ci segue e per la considerazione che mostra per il carisma che ci ha generati. Quando penso a Benedetto XVI, mi vengono alla mente soprattutto Leone e Gregorio Magno, due Papi che hanno segnato con il loro magistero l'età tardoantica. Nelle parole del Pontefice, soprattutto in quelle a commento della liturgia nelle feste principali dell'anno, non c'è soltanto la profondità di una riflessione sul mistero di Cristo che vive nella liturgia della Chiesa, ma anche l'indicazione di un metodo che sentiamo particolarmente significativo per la nostra missione: la concentrazione sull'essenziale, la fiducia in Dio e non nei poteri mondani.
Nella prossima udienza, come un pellegrino desidero deporre ai piedi del Papa, successore di Pietro, il lavoro compiuto e le grazie ricevute in questi nostri primi venticinque anni di storia, umile contributo alla vita della Chiesa nella quale riconosciamo la madre che ci ha partorito. Gesto di ringraziamento a Dio da cui tutto abbiamo ricevuto.

(©L'Osservatore Romano - 9 febbraio 2011)

1 commento:

Fabiola ha detto...

Ho dei carissimi amici nella Fraternità sacerdotale di San Carlo. Qualcuno di loro non lo sa: mi nutro delle loro luminose testimonianze anche attraverso il bollettino che pubblicano mensilmente "Fraternità e Missione". Il sito attraverso il quale conoscerli:
www.sancarlo.org
Sono un'esperienza di sacerdozio fondata sulla comunione e tutta tesa alla missione dovunque siano chiamati dai Vescovi diocesani.
Davvero un piccolo seme dal quale sta germogliando un albero di bontà e di bellezza.