Benedetto XVI: lo sviluppo della musica sacra deve essere fedele alla tradizione e dare dignità alla liturgia
È la Chiesa “l’autentico soggetto” della liturgia e, in questo senso, la musica sacra deve riuscire a coinvolgere l’assemblea, restituendo il senso “della preghiera, della dignità e della bellezza” di una celebrazione. Lo afferma Benedetto XVI in un passaggio della lettera inviata al cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, in occasione dei 100 anni di fondazione del Pontificio Istituto di Musica Sacra. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Al giorno d’oggi potrebbe essere la musica pop a influenzare negativamente quella liturgica. Un secolo fa era erano le arie d’opera e Pio X decise che la musica sacra non poteva essere terreno di conquista per partiture musicali inadatte a esprimere lo stretto legame tra le note e il senso del divino di una liturgia. Per questo – ricorda Benedetto XVI nella sua lettera – Pio X fondò nel 1911 la Scuola Superiore di Musica Sacra, elevata 20 anni dopo al rango di Pontificio Istituto da Pio XI. Il senso della “profonda riforma” innescata da Papa Sarto, spiega ancora Benedetto XVI, va rintracciato nel bisogno di avere nella Chiesa un “centro di studio e di insegnamento” in grado di trasmettere a compositori, maestri di cappella e liturgisti “le linee indicate dal Sommo Pontefice”, in modo “fedele e qualificato”.
Benedetto XVI dà risalto nella lettera a un aspetto da lui ritenuto “particolarmente caro”, ovvero che oggi, “pur nella naturale evoluzione”, è possibile riscontrare “la sostanziale continuità del Magistero sulla musica sacra nella Liturgia”. In tempi recenti, Paolo VI e Giovanni Paolo II – scrive il Papa – hanno voluto ribadire “il fine della musica sacra” e i “criteri fondamentali della tradizione”: il “senso della preghiera, della dignità e della bellezza; la piena aderenza ai testi e ai gesti liturgici; il coinvolgimento dell’assemblea e, quindi, il legittimo adattamento alla cultura locale, conservando, al tempo stesso, l’universalità del linguaggio; il primato – ha proseguito – del canto gregoriano, quale supremo modello di musica sacra, e la sapiente valorizzazione delle altre forme espressive, che fanno parte del patrimonio storico-liturgico della Chiesa, specialmente, ma non solo, la polifonia; l’importanza della schola cantorum, in particolare nelle chiese cattedrali”.
Tuttavia, ha detto a un certo punto il Pontefice, “dobbiamo sempre chiederci nuovamente: chi è l’autentico soggetto della Liturgia? La risposta è semplice: la Chiesa”. Non è – ha detto con chiarezza – il singolo o il gruppo che celebra la Liturgia, ma essa è primariamente azione di Dio attraverso la Chiesa, che ha la sua storia, la sua ricca tradizione e la sua creatività”. La Liturgia, sottolinea Benedetto XVI, “vive di un corretto e costante rapporto” tra la sana tradizione e un legittimo sviluppo, e dunque anche la musica sacra. Tenendo sempre ben presente, conclude, “che questi due concetti - che i Padri conciliari chiaramente sottolineavano - si integrano a vicenda perché la tradizione è una realtà viva, include perciò in se stessa il principio dello sviluppo, del progresso”.
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