martedì 31 maggio 2011

Cei: cordoglio bipartisan per la morte di Mons. Ruppi. Cattolici, Mons. Crociata: è triste se diventano faziosi. Divisi nei partiti ma uniti in difesa dei valori (Izzo)

CEI: CORDOGLIO BIPARTISAN PER IL VESCOVO RUPPI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 30 mag.

Prete giornalista, monsignor Cosmo Francesco Ruppi - l'arcivescovo emerito di Lecce scomparso ieri a 78 anni - era ancora una firma del Gr Rai e dell'Osservatore Romano dopo aver partecipato come inviato speciale della Gazzetta del Mezzogiorno ai viaggi apostolici di Paolo VI, che e' stato il primo Papa a sorvolare gli Oceani per portare speranza in Colombia, Africa e India, e il primo a recarsi in Terra Santa, seguito in quel pellegrinaggio anche da Eugenio Montale come inviato del Corriere della Sera. Giovanni Paolo II volle farlo vescovo e lo invio' prima da Termoli-Larino e poi a Lecce, dove e' rimasto per venti anni esatti, ma don Cosmo quando tornava a Roma non mancava di trascorrere un po' di tempo nella Sala Stampa della Santa Sede, che lo aveva visto al lavoro per raccontare il Concilio Vaticano II negli anni '60. Cronache assai coraggiose, le sue. Come quelle spedite dalla Colombia nell'agosto del '68, quando scrisse che nella storia di Camillo Torres, il prete guerrigliero, "c'e' il dramma della America Latina" e racconto' di 30 preti e suore che insieme a 200 studenti avevano occupato la Cattedrale di Bogota' per protesta.
Non solo, Ruppi volle anche intervistare la mamma di Torres che chiedeva al Papa di non andare in Bolivia per non dar credito internazionale ad un regime poliziesco. Era un giornalista molto obiettivo, certo non sospettabile di simpatia verso la Teologia della Liberazione, della quale in altrettanti e simmetrici articoli individuava i punti deboli.
Amava la verita' e la proclamava in ogni occasione senza peli sulla lingua. Divenuto vescovo continuo' a servirla, esercitando anche un ruolo di primo piano nella Cei, come presidente per un decennio della Commissione Episcopale per la pastorale delle migrazioni.
E molte volte dovette alzare la voce contro il rischio di derive razziste che si celavano dietro alle difficolta' di accoglienza degli immigrati in arrivo in quegli anni soprattutto dall'Albania. Un tema quello dell'immigrazione che gli stava molto a cuore e non poche sofferenze gli ha causato: il Centro Regina Pacis era la sua creatura prediletta (affidata al coraggioso don Cesare Lodeserto) e quando fu travolto da un polverone che rischiava di metterne in ombra i meriti, per monsignor Ruppi si tratto' di un grandissimo dolore. Ma tutti riconobbero la sua onesta' e trasparenza d'intenti. "Partecipo con commozione alla scomparsa di monsignor Ruppi, uomo di fede, per vent'anni vescovo di Lecce. In questa sua funzione ha saputo coniugare l'attivita' pastorale all'impegno per la crescita civile dei fedeli e dei cittadini", scrive oggi il presidente della Fondazione Italianieuropei, Massimo D'Alema. "In tutti questi anni con monsignor Ruppi - confida l'ex premier - ho avuto un dialogo profondo e costante sui problemi del Salento, sullo sviluppo sociale e civile di quest'area particolare e importante della regione". "Nel momento in cui monsignor Ruppi e' fra le braccia di quel Padre a cui ha consacrato se' stesso, due elementi emergono, fra gli altri, a segnare i venti anni del suo episcopato a Lecce: l'essere vicino a ciascuna singola persona al momento giusto, con un rapporto individuale che e' il solo sul quale poter costruire; la capacita' di gettare il cuore oltre l'ostacolo, frutto non solo di una naturale tenacia ma anzitutto di una profonda fede", afferma da parte sua il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano. Un cordoglio bipartisan, come di certo gli sarebbe piaciuto.

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CATTOLICI: CROCIATA (CEI), E' TRISTE SE DIVENTANO FAZIOSI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 30 mag.

"La cosa piu' triste sarebbe vedere cattolici per i quali e' maggiore la forza conflittuale dell'appartenenza partitica piuttosto che la capacita' di dialogo". Per i politici cattolici militanti in diversi schieramenti, infatti, "la sfida piu' grande e' non farsi fagocitare dalle logiche conflittuali interpartitiche, ma far agire la logica del confronto costruttivo". Monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei ha voluto sottolinearlo nel suo intervento al Convegno del Convegno "Cattolici e cattolici a confronto" che si tiene presso la Camera dei deputati.
Chi si impegna in politica da cattolico, per monsignor Crociata deve tener presente invece "il carattere contingente della scelta politica di schieramento", il fatto cioe' che "nessuna scelta politica puo' tradurre compiutamente la visione cristiana e farlo in una forma sociale definita perfettamente corrispondente ad essa".
"La presenza dei cattolici nei vari partiti - ha scandito monsignor Crociata - e' una scommessa e una chance affinche' la politica prenda la piega di un concorso costruttivo e non lacerante, alla ricerca del bene comune e non solo di quello di una parte". Nello scegliere lo schieramento dove militare, quindi, "entra in gioco il discernimento personale e di gruppo nell'esercizio concreto della responsabilita' vocazionale in ambito socio-politico alle determinate condizioni di tempo e di luogo".
E "la stessa scelta di esprimere l'impegno dei cattolici in una qualche forma di unita' politica o in una pluralita' di formazioni partitiche o simili ha un carattere discrezionale". I vescovi italiani, ha ricordato il segretario della Cei, si aspettano che "ogni scelta sia dettata da un discernimento che abbia una continuita' e una coerenza con quella visione d'insieme che l'insegnamento sociale della Chiesa prepara e rende possibile".
In questo contesto, "le diverse rappresentazioni del bene generale e la ricerca di tutti per un qualche interesse di parte devono trovare una forma di composizione che non cancelli le differenze, ma evolva verso la visione di un bene piu' grande in cui sia possibile riconoscere l'apporto di ciascuno senza penalizzare il bene di tutti". "L'interesse di parte - infatti - non puo' oscurare la visione e la ricerca del bene generale: di questo i cattolici in politica devono sentire la primigenia e irriducibile responsabilita', come testimonianza di fede e di una appartenenza ancora piu' originaria e discriminante".
Per monsignor Crociata, oggi, invece, "c'e' bisogno di trovare forme e percorsi di trasformazione della politica", attraverso "la volonta' e lo spirito di iniziativa e di inventiva nel fare spazio a giovani che possano apprendere sul campo un modo costruttivo di operare in politica, partendo dall'alleanza con altri credenti e fecondando le dinamiche partitiche di lungimiranza e di progettualita' in vista della realizzazione crescente del bene di tutti". Piu' in generale, per il vescovo "il compito decisivo e assolutamente prioritario di ogni credente e' coltivare la propria fede e curare la sua espressione e coerenza in tutti gli ambiti dell'esistenza, primi fra tutti quelli in cui si esplica la dimensione vocazionale della sua identita' personale". Un impegno che trova espressione nell'ascolto della Parola, nella preghiera, nella vita sacramentale, e poi nello sforzo di tradurre negli ambiti della vita sociale le esigenze della vocazione cristiana con coerenza di giudizio, di atteggiamenti, di scelte e di comportamenti". "Qui - ha concluso Crociata - sta il primo e fondamentale sostegno che anche un credente impegnato nella vita pubblica puo' ricevere e si deve attendere dalla comunita' ecclesiale a cui appartiene", mentre "non e' spiritualismo o intimismo, e tanto meno devozionismo, rinviare alla dimensione ordinaria della vita della Chiesa come costitutiva anche di un impegno in politica da credenti", senza equivoci integralistici, bensi' "mantenendo lo statuto secolare autonomo delle realta' terrene, per riprendere una categoria di epoca conciliare".

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CATTOLICI: CROCIATA,DIVISI NEI PARTITI MA UNITI IN DIFESA VALORI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 30 mag.

Anche se militano in partiti e schieramenti diversi, i politici cattolici sono tenuti a difendere gli stessi valori. "Cio' che unisce i credenti tra di loro - ha ricordato in proposito monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei - e' piu' importante e maggiore rispetto alle differenze determinate dalla realta' sociale e politica". Secondo Crociata, intervenuto al Convegno del Convegno "Cattolici e cattolici a confronto" in corso alla Camera dei deputati, "contingente" non vuol dire "privo di riferimento con i principi della dottrina sociale che indirizza l'approccio e l'impegno dei credenti, qualunque sia la forma politica in cui questi si trovino a operare". In questo ambito, ha sottolineato monsignor Crociata, "si inserisce l'istanza imprescindibile del dialogo", il cui orizzonte "piu' immediato" e' "quello politico in senso tecnico, che si consuma tra le sedi dei partiti e le aule parlamentari".
C'e' poi, ha elencato il presule, il livello del dibattito pubblico, dove "l'opinione pubblica, ma anche l'ambito sociale intellettuale in senso lato umanistico, tecnico, scientifico, comunicativo e artistico, sono il luogo di un confronto in cui non soltanto si guadagna consenso, ma si costruiscono correnti di opinione e si fanno fermentare temi e progetti di vita sociale".
Infine, c'e', ha concluso monsignor Crociata, il "livello piu' interno" in cui il politico cattolico "si confronta all'interno della comunita' ecclesiale".

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2 commenti:

Anonimo ha detto...

"è triste se diventano faziosi": parlava dei politici o dei preti? (Ironia!! (non si sa mai!!))

Anche alla Chiesa servirebbe, per il bene comune, meno divisione e faziosità.

Jacu

Anonimo ha detto...

Dalla voce Cosmo Francesco Ruppi su Wikipedia: "Il prelato è stato coinvolto due volte nelle indagini su reati contro il patrimonio. Nel 2002 fu indagato per peculato nell'ambito dell'inchiesta sullo storno di fondi pubblici destinati alla fondazione "Regina Pacis" che gestisce l'omonimo centro di permanenza temporanea, venendo poi assolto nel 2005; in un'inchiesta correlata è stato peraltro condannato per diversi reati don Cesare Lodeserto, già presidente della Fondazione "Regina Pacis" e stretto collaboratore di monsignor Ruppi, che lo ha inviato in missione fidei donum in Moldavia, evitandogli il carcere.
Nel 2006 è stato indagato per corruzione nell'ambito di un'inchiesta sulla sanità pugliese che ha coinvolto anche l'ex presidente della Regione Raffaele Fitto, amico di famiglia del prelato."

Va bene il parce sepulto, ma tutte queste lodi per un vescovo due volte inquisito e che ha inviato un prete in Moldavia per evitargli il carcere mi pare eccessivo.
Un velo di pietoso silenzio accompagnato dalle preghiere sarebbe stato meglio.
Jacu