venerdì 27 maggio 2011

Il Papa e l'Italia. Riflessione di Giovanni Maria Vian

Il Papa e l'Italia

Benedetto XVI, vescovo di Roma e primate d'Italia, ha voluto pregare con tutti i vescovi del Paese - recitando il rosario nella più antica basilica mariana d'occidente - e parlare all'intero popolo italiano.
Per sottolineare ancora una volta la reale partecipazione della Santa Sede al centocinquantesimo anniversario dell'unità politica di quella Nazione la cui storia è legata a quella della Chiesa di Roma in modo specialissimo.
Una partecipazione che è innanzi tutto vicinanza profonda.
Di questa i media hanno colto in prevalenza gli aspetti sociali e politici, ma invece essa è soprattutto la testimonianza della presenza della Chiesa quale elemento costitutivo dell'unità profonda del Paese, un'unità ben anteriore a quella politica. Come mostrano la storia del papato e il contributo dei cattolici all'identità e all'unificazione reale della Nazione.
Si pensi soltanto, in anni recenti, al legame annesso da Giovanni Paolo II al santuario, anch'esso mariano e così profondamente italiano, di Loreto.
Ma si pensi anche alla drammatica partecipazione di Paolo VI alla tragedia che portò all'uccisione, vile e devastante anche nelle sue conseguenze politiche, di Aldo Moro. Si pensi infine al fondamentale apporto all'Italia dei cattolici: dagli esponenti politici più autorevoli ai laici impegnati nelle più diverse realtà, dalle suore educatrici ai tantissimi sacerdoti, non di rado figure eroiche e sante che hanno fatto il Paese. Sì, davvero ha ragione il Papa quando ripete che l'Italia, politicamente unita da un secolo e mezzo, "può essere orgogliosa della presenza e dell'azione della Chiesa".
Tutto questo è sullo sfondo del discorso papale.
Con il suo appello alle forze politiche a "rinsaldare il vincolo nazionale e superare ogni pregiudiziale contrapposizione", con uno sguardo fiducioso al futuro: perché i laici cattolici partecipino alla vita pubblica, perché il Paese respiri unito da nord a sud, perché la Chiesa collabori con lo Stato. Nel rispetto della "legittima laicità dello Stato", e al tempo stesso attenta a sostenere i diritti dell'uomo: soprattutto a tutela della persona umana, in tutte le fasi della vita, e della famiglia, il nucleo così trascurato, e pure così fondamentale, della società.
Nella convinzione ragionevole che la fede "non è alienazione". Proprio per questo Benedetto XVI ha voluto dire il rosario con i vescovi italiani e in comunione con tutte le comunità cattoliche del Paese. Per "fare spazio a Dio" come ha fatto Maria, immagine di ogni credente e della Chiesa.

g. m. v.

(©L'Osservatore Romano 28 maggio 2011)

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