domenica 29 maggio 2011

L'arcivescovo di Baltimore sul recente rapporto del John Jay College of Criminal Justice di New York. Politiche e procedure per la protezione dei bambini (O.R.)

L'arcivescovo di Baltimore sul recente rapporto del John Jay College of Criminal Justice di New York

Politiche e procedure per la protezione dei bambini

Pubblichiamo la nostra traduzione di un articolo dell'arcivescovo di Baltimore apparso domenica 22 maggio sul quotidiano «The Baltimore Sun».

di Edwin Frederick O'Brien

Spesso, quando si discute della crisi prodotta dagli abusi sessuali nella Chiesa cattolica, alcuni difensori di quest'ultima mettono in evidenza che nessun'altra istituzione ha fatto di più per studiare se stessa e per creare tutele per i bambini nell'area degli abusi sessuali. Sebbene questo sia certamente vero, non dovrebbe essere motivo di vanto, ma, anzi, i nostri sforzi andrebbero considerati come l'accettazione spontanea del nostro dovere di fare tutto il possibile per proteggere i bambini.
Nel 2002, quando sono venuti alla luce questi lati oscuri della nostra Chiesa, i vescovi statunitensi si sono riuniti per affrontare la crisi e per impedire ai fattori che l'avevano prodotta di minacciare, in futuro, i nostri bambini, il sacerdozio e la bontà inestinguibile della Chiesa cattolica.
Il risultato di quell'incontro è stata la «Carta per la tutela dei bambini e dei giovani», un documento basilare, che ha affermato il nostro impegno per creare un ambiente sicuro per i bambini e per i giovani nella Chiesa e ha cercato di porre rimedio al danno apportato alla fiducia nutrita verso la Chiesa cattolica dai suoi stessi membri.
La «Carta», fra l'altro, ha previsto due studi sugli abusi sessuali perpetrati da membri del clero negli Stati Uniti, entrambi condotti dal John Jay College of Criminal Justice.
Il primo «The Nature and Scope of Sexual Abuse of Minors by Catholic Priests and Deacons in the United States, 1950-2002», è stato completato nel 2004.
La scorsa settimana sono stati resi noti i risultati del secondo studio, «The Causes and Context of Sexual Abuse of Minors by Catholic Priests and Deacons in the United States, 1950-2010».
Sebbene il primo studio, ovvero quello del 2004, abbia rivelato la verità e la dimensione inquietante del fenomeno degli abusi sessuali sui minori nella nostra Chiesa (fra il 1950 e il 2002 è stato accusato di abusi il 4 per cento dei sacerdoti), è stato comunque importante per noi comprendere le cause prime del prevalere degli abusi sessuali nella nostra Chiesa ed esaminarle sullo sfondo del resto della società.
Il rapporto, pubblicato la scorsa settimana e visionabile sul sito in rete della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, www.usccb.org, trae molte conclusioni interessanti sulle cause e sul contesto degli abusi nella Chiesa. Emerge il fatto che non c'è un'unica «causa» degli abusi da parte dei sacerdoti, escludendo dalle motivazioni sia il celibato sia l'omosessualità, spesso considerati fattori che concorrono al fenomeno.
Lo studio conferma anche che l'aumento dei casi di abuso negli anni Sessanta e Settanta, periodo in cui si è verificata la maggioranza degli abusi, è stato «compatibile con l'aumento di altri tipi di comportamenti “devianti” accaduti nello stesso periodo in America, come, per esempio, l'uso di stupefacenti, il perpetrare atti criminali, cambiamenti nella condotta sociale, quali l'incremento dei rapporti sessuali prematrimoniali e il divorzio».
Sebbene per alcuni possa essere confortante sapere che non c'è nulla di intrinseco o dell'immagine della nostra Chiesa che possa contribuire al verificarsi di abusi sessuali, questo non mitiga gli effetti dannosi di tali abusi perpetrati nella Chiesa.
Il resoconto ha anche denunciato «il fallimento di un numero significativo di responsabili diocesani nell'osservare le loro stesse politiche». Noi, responsabili della Chiesa, dobbiamo creare una cultura in cui la tutela dei bambini sia la preoccupazione principale in tutto ciò che facciamo. Dobbiamo avere vie di credibilità per riconquistare la fiducia verso di noi. Un passo importante a questo proposito è la Lettera Circolare del Vaticano, pubblicata questo mese, che chiede alle conferenze episcopali di tutto il mondo di elaborare linee guida per affrontare casi di abuso sessuale da parte di membri del clero.
Sebbene il rapporto sveli che «la “crisi” degli abusi sessuali sui minori da parte di sacerdoti cattolici è un problema storico», sappiamo che gli abusi sessuali non sono stati completamente sradicati dalla nostra Chiesa o dalla nostra società. È nostro dovere tutelare i bambini a noi affidati ed essere sempre vigili nei nostri sforzi volti a evitare qualsiasi caso del genere. Nulla può indebolire la nostra determinazione a liberare la nostra Chiesa da chiunque possa fare del male ai bambini.
Questa è la nostra motivazione qui, nell'arcidiocesi di Baltimore, mentre sviluppiamo e applichiamo con rigore le procedure e le politiche volte a raggiungere questi obiettivi importanti. Ecco alcune misure che abbiamo preso per ottenere e conservare la fiducia del popolo di Dio: obbligo di denunciare gli abusi alle autorità civili, controlli severi sui trascorsi dei sacerdoti, (più di settantacinquemila finora), formazione e preparazione degli impiegati e dei volontari, selezione accuratissima dei candidati al sacerdozio e loro formazione, educazione dei bambini orientata per fasce d'età nelle nostre scuole e nei nostri programmi di educazione religiosa, significativa vicinanza alle vittime e offerta di strumenti per la guarigione, coinvolgimento totale di un consiglio indipendente che funge da sistema di «controlli e contrappesi» nel rivedere la gestione di questi casi.
Dopo le dolorose rivelazioni relative alla crisi scatenata dagli abusi sessuali, l'unico peccato più grave che la nostra Chiesa potrebbe commettere sarebbe non riuscire ad applicare proprio quelle politiche e quelle procedure elaborate per tutelare i bambini ed eliminare chi commette gli abusi. E questo non dovrà mai accadere.

(©L'Osservatore Romano 29 maggio 2011)

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