Con occhi chiari
Negli ultimi giorni del concilio Vaticano II, alla fine di un incontro con gli osservatori di altre Chiese e confessioni cristiane, Paolo VI donò a ciascuno di loro una piccola campana, che ogni giorno chiama alla preghiera comune. Un simbolo eloquente aperto al futuro, che in altro modo Benedetto XVI ha evocato oggi, richiamandosi alla Gloriosa, la gigantesca campana medievale del duomo di Erfurt i cui rintocchi solenni sono risuonati alla fine della messa, "segno vivo del nostro profondo radicamento nella tradizione cristiana, ma anche un richiamo a metterci in cammino ed impegnarci nella missione" ha detto il Papa.
Proprio dall'altera Roma - proprio così, "seconda Roma", era chiamata nel Rinascimento per il gran numero di chiese la splendida capitale della Turingia, nel cuore della Germania - è venuta da Benedetto XVI una riflessione sulla storia tedesca, dall'evangelizzazione durante l'alto medioevo sino ai tempi più recenti, nel Novecento segnato in modo spaventoso e nefasto da due dittature di diverso colore, ma entrambe empie e nemiche dell'uomo. Una riflessione che ha saputo guardare con occhi chiari anche al passato più oscuro.
Trent'anni fa, nel 1981, chi avrebbe potuto immaginare il crollo del muro di Berlino avvenuto otto anni più tardi? O, risalendo di un settantennio, quanti nel 1941 pensavano che del terzo Reich, esaltato dalla retorica nazista come millenario, solo quattro anni dopo non sarebbe rimasto altro che le ceneri? Avvenimenti che si fanno più lontani - anche se a Erfurt il Papa ha incontrato l'ultimo prete cattolico sopravvissuto a Dachau, il prelato novantottenne Hermann Scheipers - ma i cui effetti per la fede cristiana persistono oggi, deleteri come le piogge acide per l'ambiente della regione.
Nel porre queste domande Benedetto XVI ha ricordato tuttavia che vi è stato chi in nome di Cristo ha saputo opporsi - non di rado sino al martirio - alla pretesa onnipotenza pagana di Hitler, così come più tardi molti cattolici hanno resistito all'ideologia comunista, educando i figli nella fede e spesso visitando il piccolo santuario mariano di Etzelsbach, al centro di una regione soffocata dal totalitarismo che si dichiarava democratico, dove si venera un'antica immagine dell'Addolorata meta di un pellegrinaggio ripetuto da Benedetto XVI, che vi ha presieduto la preghiera della sera con decine di migliaia di fedeli.
Anche a Erfurt è tornata soprattutto la questione su Dio, l'unica davvero cruciale e dalla quale dipende tutto. Per questo il Papa l'ha posta con forza parlando agli evangelici nel convento di Lutero e chiedendo un impegno di testimonianza comune in un mondo smarrito e spesso inumano. E a mostrare l'importanza di Dio sta anche l'esempio dei santi che - venuti da parti diverse dell'Europa (Italia, Irlanda, Inghilterra, Ungheria) - hanno evangelizzato la Germania. Il vescovo Severo giunto con le sue reliquie, i missionari Kilian, Bonifacio, Eoban e Adelar con il loro martirio, la giovane Elisabetta con la sua carità hanno mostrato infatti che è possibile il rapporto con Dio e che vale la pena viverlo. In una comunione che oltrepassa le distanze e il tempo e alla quale bisogna guardare con occhi chiari perché apre al futuro di Dio.
g. m. v.
(©L'Osservatore Romano 25 settembre 2011)
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