martedì 6 settembre 2011

Congresso Eucaristico: le denunce di Tettamanzi, il monito di Sgreccia, le lacrime di Menichelli (Izzo)

Congresso Eucaristico: le denunce di Tettamanzi, il monito di Sgreccia, le lacrime di Menichelli

(AGI) - Ancona, 6 set.

(dell'inviato Salvatore Izzo)

Chi aiuta i piu' fragili oggi resta solo.
A denunciarlo e' stato il cardinale Dionigi Tettamanzi a conclusione della terza giornata del Congresso Eucaristico Nazionale, dedicata al tema della fragilita' (e che era stata aperta dal cardinale Angelo Comastri, vicario del Papa per la Citta' del Vaticano e arciprete di San Pietro, con una coinvolgente celebrazione sul piazzale del Santuario di Loreto gremito da un migliaio di dsabili e malati portati sulle lettighe). "Non sono soltanto i malati a sperimentare non poche volte la solitudine, l'indifferenza e l'estraneita', ma anche i medici, gli operatori sanitari e i pastori d'anime", ha detto Tettamanzi sottolineando che tutte queste figure "non si rassegnano agli attuali imperativi dell'efficienza biotecnologica, della produttivita' aziendale, della impermeabilita' dei rapporti tra chi cura e chi viene curato e della marginalizzazione della dimensione spirituale della vita del sofferente". "Ecco l'isolamento e l'emarginazione cui l'individualismo esasperato di alcune forme della cultura attuale sembra avere consegnato non solo coloro che soffrono nel corpo e nello spirito, ma anche quanti si prodigano per una nuova concezione della cura e dell'assistenza ai malati, ai disabili, agli anziani e ai morenti", ha spiegato l'arcivescovo uscente di Milano che in un'intervista a Famiglia Cristiana ha indicato come un altro segnale di degrado etico il comportamento di politici e amministratori che "sembrano non aver imparato nulla da Tangentopoli, come dimostrano le cronache di questi giorni.
"La realta' della fragilita' non e' limitata a quanti sono riconosciuti come disabili: tutti siamo fragili e vulnerabili dal primo momento della nostra esistenza fino al momento della morte", ha ammonito da parte sua il cardinale Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia della Vita e insigne bioticista, che ha inquadrato con questa semplice costatazione il perche' il tema sia stato messo al centro dei lavori. "Tutti siamo bisognosi di aiuto e di supporti per essere noi stessi in grado di agire e di aiutare, chiamati a fare l'esperienza della dipendenza accettata e del supporto offerto", ha detto il porporato nella concattedrale di San Leopardo a Osimo dove ha presieduto la celebrazione eucaristica serale. Secondo il cardinale Sgreccia, che non ha fatto esplicito riferimento al tema del testamento biologico pur parlando di fine vita, "nell'ordinare e pensare la societa' non bisogna mettere al primo posto chi e' libero, uguale, indipendente ma chi ha piu' bisogno di aiuto". Anche il cardinale Sgreccia ha denunciato in proposito "la discriminazione che riguarda la sofferenza e la malattia che vengono sentite come eccezioni e non entrano nei contraenti del contratto sociale, ma sono considerati come categoria a parte e talora soltanto come passivita' economica". Proprio per questo, secondo don Andrea Manto, direttore dell'Ufficio nazionale per la pastorale sanitaria, e' stata importante oggi la presenza al Congresso Eucaristco Nazionale di tutte le sigle della sanita' cattolica: i medici dell'Amci, i farmacisti dell'Ucfi, gli operatori sanitari dell'Acos e i religiosi dell'Aris) e delle principali associazioni del volontariato presenti nel mondo della salute. "L'Eucaristia - ha commentato il sacerdote medico - unisce malati e operatori dell'assistenza nella comune ricerca del bene della persona inteso come bene del corpo e dello spirito". "E il Congresso Eucaristico - ha spiegato l'arcivescovo di Ferrara monsignor Paolo Rabitti, che ha celebrato nella cattedrale di Senigallia - vuole stimolare i cristiani a riprendere coscienza convinta e vera della loro propria fragilita' di persone umane, di tradimenti, di figli della Chiesa santa, ma sempre bisognosa di purificazione"; il secondo e' "sospingere i cristiani ad entrare piu' decisamente, concretamente, continuativamente nelle situazioni emergenti della fragilita' della famiglia umana, quali la poverta' economica, la confusione morale, le defaillances psichiche, l'ignoranza, la precarieta' della vita, l'emarginazione". Per il presule "e' indispensabile aprirsi al mondo della fragilita'". Cio' significa "capire e aiutare chi e' debole, non scansarlo o, peggio, denigrarlo", "allenarsi ad atteggiamenti e a cuore comprensivi, perche' 'accogliere e' voce del verbo amare'", "caricarsi ciascuno almeno di qualche indigenza riguardante il fratello fragile". "Gesu' - ha ricordato Rabitti - si e' nascosto nei fragili; e noi, fragili e deboli come siamo, e come dovremmo riconoscerci, dobbiamo fraternizzare con chi, in definitiva, e' nostro collega di perdono, di misericordia e di umano cammino". "Con Gesu' tutti siamo stati condannati a morte", ha ricordato in serata una spettacolare Via Crucis guidatra dal legato pontificio, cardinale Giovanni Battista Re. Nel pomeriggio, la Croce della Gmg aveva fatto tappa nel carcere di massima sicurezza di Mantacuto. L'arcivescovo Menichelli, che non ha potuto trattenere le lacrime nel corso dell'incontro, ha chiesto ai 120 detenuti presenti nel carcere di massima sicurezza di avvicinarsi, se lo volevano, alla Croce donata dal beato Giovanni Paolo II ai giovani di tutto il mondo, "segno - ha detto loro - della verita' anche dei nostri sbagli, ma anche segno di liberta', non di tante liberta' ma di quella liberta' profonda che rende uomo un uomo". E tutti i detenuti lo hanno fatto, alcuni sfiorando con rispetto il legno, altri abbracciandolo o baciandolo. Alle guardie carcerarie, prima di lasciare il carcere di Montacuto, monsignor Menichelli ha voluto dire il suo grazie per il loro servizio e rivolgere "un invito alla piu' grande magnanimita' nei confronti dei detenuti".

(AGI)

1 commento:

sonny ha detto...

Per gli appassionati di cinema. Domani e dopodomani a Venezia, nell'ambito della mostra internazionale del cinema, verrà presentato nella rassegna "Orizzonti" il film DIE HERDE DES HERRN di ROMUALD KARMAKAR. Si tratta di un docu-film che vede protagonista un certo
Ratzinger/Benedetto XVI. Dubito fortemente che se lo fili qualche giornalista, ma da appassionata di cinema, mi correva l'obbligo segnalarlo!