Da giovedì a domenica la terza volta del Papa in Germania
Un futuro per la Chiesa in Europa
Gianluca Biccini
Da giovedì a domenica Benedetto XVI torna in Germania per la terza volta, la prima in visita ufficiale, con il suo messaggio di fede che guarda con speranza a un futuro incentrato sui valori cristiani.
Il Papa parte alla volta di Berlino, come ha già fatto in altre capitali europee — in particolare a Parigi nel 2008, a Londra nel 2010 e a Madrid il mese scorso — per rilanciare il tema della nuova evangelizzazione del continente, di cui il colosso tedesco è senza dubbio il motore economico.
Proporrà una fede ragionevole e dialogante, com’è nello stile del pontificato di Joseph Ratzinger, che sa parlare alle istanze critiche nei confronti del cattolicesimo.
Anche Giovanni Paolo II si recò in Germania tre volte, due quando era ancora divisa — nel 1980 e nel 1987 — e una dopo la riunificazione nel 1996. Da allora sono trascorsi quindici anni e nel frattempo l’orizzonte appare sempre più offuscato dalle nubi della crisi finanziaria globale, i cui effetti ricadono anche sui cittadini tedeschi.
È dunque un viaggio che si preannuncia complesso dal punto di vista logistico — il Papa dormirà ogni notte in una città diversa — e consistente nella prospettiva degli impegni, tanto che solo quello in Terra Santa lo è stato di più in precedenza. Benedetto XVI avrà il vantaggio di poter parlare a un mondo che conosce molto bene. E se le visite a Colonia nell’agosto 2005, nel suo primo viaggio internazionale, e in Baviera l’anno seguente, riguardarono realtà particolari, è evidente come l’itinerario di questo viaggio proponga tre tappe molto differenti e anche distanti tra loro. Il primo giorno a Berlino, al confine nord-orientale, ci saranno gli incontri protocollari con le autorità federali e l’atteso discorso al Bundestag, anteprima assoluta per Benedetto XVI, se si considera che nel precedente più simile, a Westminster Hall, non erano presenti solo parlamentari ma anche esponenti del mondo civile, accademico, culturale e diplomatico e leader di altre religioni.
Successivamente, nel cuore del Paese a Erfurt, il centro della scena sarà occupato dall’ecumenismo e dalla figura di Martin Lutero, che nel locale convento agostiniano studiò e visse a lungo. Infine rotta verso sudovest, a Friburgo in Brisgovia, diocesi del presidente della Conferenza episcopale e anche di monsignor Georg Gänswein, segretario particolare del Pontefice, con i riflettori accesi sulla Chiesa cattolica tedesca, sui laici impegnati e in particolare sui giovani, in una città con trentamila studenti universitari su duecentomila abitanti.
Nonostante i sondaggi sbandierati da alcuni media — che come in ogni viaggio del Papa anche in questi giorni stanno cercando di ridimensionarne l’importanza — il cattolicesimo in Germania è la prima religione con 24,6 milioni di fedeli, seguita dai protestanti (24,1), su una popolazione di 81 milioni. In pratica un terzo dei tedeschi sono cattolici, un terzo evangelici e un terzo dice di non avere alcuna appartenenza religiosa. I primi prevalgono al Nord, invece i fedeli a Roma sono maggioritari nelle regioni meridionali, con cifre vicine al 90 per cento nelle diocesi bavaresi di Ratisbona e di Passau.
E sebbene Joseph Ratzinger abbia più volte ribadito come i numeri abbiano un’importanza relativa, sa di poter contare anche sul sostegno di quel mezzo milione di ragazzi e di ragazze tra gli 8 e i 18 anni che in Germania servono regolarmente all’altare come chierichetti. Nel Paese, inoltre, ci sono 908 scuole cattoliche tra asili, i cosiddetti Kindergartens, e istituzioni educative di ogni livello, anche per gli adulti. E con i loro 1,2 milioni di lavoratori dipendenti la Chiesa cattolica e l’Ekd (Evangelische Kirche in Deutschland) rappresentano il secondo maggior bacino occupazionale dopo il pubblico impiego. La prima in particolare offre lavoro a 650 mila dipendenti a tempo pieno. Senza tralasciare il ruolo finanziario di primo piano delle organizzazioni caritative cattoliche tedesche a livello mondiale.
Quel che sembra innegabile, però, è che mentre la Legge fondamentale, il Grundgesetz, fu redatta nel dopoguerra nello spirito dei valori cristiani, un progressivo processo di secolarizzazione sta interessando tutta la Germania.
L’annuncio del Vangelo è quindi uno dei compiti più impegnativi per la Chiesa, in un Paese dove tra l’altro oggi non vivono solo tedeschi, a motivo di una forte immigrazione. Sullo sfondo di una società così complessa, appare dunque evidente come il dialogo ecumenico e con le altre religioni e culture, così come la ricerca di una coesistenza, siano gli impegni prioritari della Chiesa cattolica locale, come risposta ai molti problemi dell’oggi.
(©L'Osservatore Romano 22 settembre 2011)
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