Dopodomani il nuovo ritorno di Benedetto XVI in patria. Intervista del nunzio a Berlino, mons. Périsset
Fervono in Germania gli ultimi preparativi per la visita di Benedetto XVI, che si svolgerà dal 22 al 25 settembre prossimi. Quattro le tappe principali: Berlino, con l’atteso discorso al Bundestag, Erfurt, la città di Lutero, e poi ancora il Santuario mariano di Etzelsbach e, infine, Friburgo. Si tratta della terza visita del Papa nella sua terra natale, ma la prima che avrà carattere ufficiale in quanto è stato invitato dal presidente federale tedesco. Sul significato di questo viaggio, il nostro inviato in Germania Sergio Centofanti ha sentito il nunzio apostolico a Berlino, mons. Jean-Claude Périsset:
R. – Il significato della visita è tutto compreso nel motto della visita stessa, che è ripreso da una citazione di Papa Benedetto a Mariazell, quattro anni fa: “Dove c’è Dio, là c’è futuro”. Credo che la nostra società abbia bisogno di speranza e penso che in tutti i suoi interventi il Papa ci trasmetterà questa visione di speranza per il futuro con i valori cristiani.
D. – Quale Germania trova il Papa?
R. – Il Papa trova una Germania simile alle società occidentali, in cui la fede non è più tanto vissuta anche all’interno stesso della Chiesa cattolica: i praticanti, quanti frequentano almeno la Messa domenicale, raggiungono un po’ più del 15 per cento, ma ciò nonostante, le persone si riconoscono come membri di una Chiesa: un terzo cattolici, un terzo evangelici e un terzo che dice di non avere alcuna appartenenza religiosa. Ma io vedo che anche quelli che non sono d’accordo con la Chiesa sono tuttavia interessati al suo messaggio…
D. – Qual è la situazione della Chiesa cattolica? C’è chi sottolinea una crescente inquietudine…
R. – Inquietudine, perché nell’odierna società libera ciascuno esprime il proprio parere, e questo non mi stupisce. Ma è necessario prendere coscienza del tesoro insito nel magistero della Chiesa, arricchitosi nei secoli, che ha dato vita alla nostra comunità e che oggi il Papa, insieme con i vescovi, cerca di rendere più vivo per la società di oggi. Essere all’ascolto: per me, questo è molto importante. Poi, bisogna rispondere in modo che il nostro linguaggio possa essere recepito dalla gente. E credo che in questo Papa Benedetto sia un maestro.
D. – Come sono i rapporti con i luterani? La tappa del Papa ad Erfurt, nel convento dove visse Lutero, è importante…
R. – Lo è. Per me, il solo fatto che il Papa venga a incontrare i fratelli evangelici nel luogo dove Lutero è stato monaco – e da dove poi ha lasciato l’insegnamento della Chiesa per promuovere una visione personale – è davvero rilevante. Il Papa desidera dare questo segno: non soltanto di dialogo con rappresentanti della Chiesa evangelica e di altri gruppi che si rifanno alla Riforma, ma anche un momento di preghiera, un atto di preghiera ecumenica. Questo risponde a ciò che dice la Scrittura: "Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sarò con loro". Credo che veramente Cristo sia presente in questi incontri ecumenici. Per me, questo gesto ha una risonanza che va ben oltre le mura del Convento di Erfurt e ben oltre la Germania.
D. – Alcuni rappresentanti politici hanno annunciato proteste per il discorso del Papa al parlamento federale…
R. – Questo loro atteggiamento significa, secondo me, non sapere cosa voglia dire una visita di Stato e cosa rappresenti la persona del Papa. Che alcuni parlamentari non lo capiscano, vuol dire che non sono bene informati. Io spero, poi, che protestino nei limiti della correttezza, considerando anche il fatto che l’invito è partito dallo stesso parlamento. In caso contrario, manifesteranno un atteggiamento intollerante.
D. – Qual è il suo auspicio per questo viaggio?
R. – Che il popolo tedesco, e i popoli di tutto il mondo, riprendano fiducia in se stessi nella consapevolezza che Dio è con noi. E il compito del Papa è portare questo messaggio. La nostra responsabilità è accoglierlo con rinnovato coraggio e serietà. (gf)
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