Gli ultimi appuntamenti a Friburgo
Fiaccole accese per illuminare la fede di un popolo
dal nostro inviato Gianluca Biccini
Le grandi sfide del presente e del futuro per la Chiesa in Germania possono essere superate solo se tutti i componenti della comunità cattolica collaborano nell'unità. È questo il messaggio lasciato da Benedetto XVI, domenica mattina, 25 settembre, all'aeroporto turistico di Friburgo, nell'ultimo giorno del viaggio in terra tedesca. Alla moltitudine di fedeli accorsi con i loro pastori dalle 27 diocesi del Paese per salutare il loro connazionale divenuto vescovo di Roma, il Papa ha chiesto di non essere cristiani di «routine» esortandoli ad «alzarsi dall'indifferenza», perché la Chiesa non può essere ridotta ad apparato, ma è popolo in cammino sulle strade del mondo.
Nell'assolata area del city-airport il Pontefice, dopo il giro in papamobile tra i fedeli in festa, ha presieduto l'eucaristia della XXVI domenica del tempo ordinario e guidato la preghiera dell'Angelus. Sui paramenti indossava la stola cucita per lui da suor Viola, religiosa 73enne dell'ordine delle Francescane del sacro cuore di Gesù, del convento di Gengenbach, che ha lavorato oltre tre mesi per realizzarla. Da parte sua il Pontefice ha lasciato in dono all'arcivescovo di Friburgo una casula.
La messa è stata anche un po' il momento della sosta spirituale, in un fitto calendario di impegni. Basti pensare al sabato pomeriggio scandito dagli incontri con i rappresentanti delle Chiese ortodosse, con i seminaristi e con il Consiglio del comitato centrale dei cattolici tedeschi e con l'ex cancelliere federale Helmut Kohl.
L'anziano statista -- capo del Governo dal 1º ottobre 1982 al 27 ottobre 1998 -- ha guidato la riunificazione del Paese. Infermo in seguito a un ictus che lo ha costretto su una sedia a rotelle, è stato accolto al seminario di Friburgo dal cardinale Bertone, dall'arcivescovo Zollitsch e dal nunzio Périsset. Poi l'incontro cordiale e affettuoso con il Papa, durato una ventina di minuti, durante i quali gli interlocutori hanno parlato del significato di questo viaggio del Pontefice in Germania.
Successivamente, ai fratelli ortodossi -- che contano oltre un milione e mezzo di fedeli, per lo più immigrati dall'Est europeo, in particolare serbi e romeni -- Benedetto XVI ha ricordato come il loro cristianesimo sia teologicamente il più vicino alla nostra fede; quindi alla comunità del seminario ha rivolto uno dei discorsi più significativi della visita in Germania. Non è un caso che lo abbia pronunciato a braccio: non era stato neanche distribuito un testo, perché il Papa lo ha voluto improvvisare totalmente, lasciandosi ispirare dall'atmosfera respirata in questi giorni nella sua patria e soprattutto dal contatto diretto, immediato con i giovani candidati al sacerdozio che lo hanno ospitato «a casa loro» durante la permanenza nella città di Friburgo. I seminaristi sono il futuro della Chiesa tedesca e il Papa, che è stato professore, ha voluto parlare loro dell'importanza dello studio e della formazione, sottolineando come imparare bene l'uso della ragione sia fondamentale ai fini della diffusione della fede e della missione dei preti.
Ma con la crisi vocazionale che colpisce la Germania, come i Paesi di antica tradizione cristiana, il Papa è anche consapevole del ruolo sempre più importante del laicato nella Chiesa. Per questo nel successivo incontro con il Zentralkomitee der deutschen Katholiken (Zdk), che rappresenta la lunga tradizione dell'apostolato dei laici tedeschi -- politici di entrambi gli schieramenti, intelletttuali e uomini di cultura -- ha invitato a mantenere viva nelle strutture ben organizzate la forza spirituale della fede. E in proposito ha rilanciato i programmi exposure negli aiuti alle nazioni in via di sviluppo, attraverso i quali i tedeschi vanno a condividere per un certo tempo la vita quotidiana dei poveri in Africa, Asia o America latina. Sono uomini e donne che vivono la fede nella quotidianità, in famiglia, sul posto di lavoro, in ambito sociale e politico, impegnandosi nella vicinanza al prossimo, nella comunità e nella parrocchia, in servizi sociali, come il movimento Hospice per l'assistenza agli anziani e ai malati, nelle organizzazioni di soccorso, come il corpo di pompieri volontari, in associazioni di quartiere, in partiti e altre forme di aggregazione politica e sociale. Sono circa cinque milioni di tedeschi, eredi di organizzazioni sorte nel diciannovesimo secolo nell'ambito del movimento per le libertà civili durante il kulturkampf bismarckiano. Pur con diversificate strutture di diritto privato ed ecclesiastico, vivono dell'adesione e della collaborazione di bambini, giovani e adulti in rappresentanza di ben 120 organismi.
Al calare del giorno, infine, il Papa ha partecipato alla veglia di preghiera con i giovani nell'area della Fiera di Friburgo. Ragazzi e ragazze giunti da tutta la Germania hanno partecipato al rito incentrato sulla simbologia della luce, così come l'omelia del Pontefice che ne ha spiegato il significato per poi chiamare le nuove generazioni a una maggiore responsabilità, perché -- ha ammonito -- «il danno per la Chiesa non viene dai suoi avversari, ma dai cristiani tiepidi». E per farlo ha scelto una città con trentamila studenti su duecentomila abitanti, che la rendono cosmopolita e vivace, ma non per questo esente da problemi. Lo hanno in qualche modo confermato le intenzioni dei fedeli, quando la festa dell'attesa ha lasciato il posto al silenzio. Hanno pregato non solo per i coetanei che in varie parti del mondo soffrono persecuzioni religiose, ma anche per quelli che nell'occidente opulento si lasciano sedurre da droghe e consumismi vari. E in una realtà «verde» come la Germania -- le pale eoliche incontrate durante i vari spostamenti di questi giorni da Berlino a Erfurt fino qui a Friburgo sono ormai delle vere e proprie pietre miliari del territorio tedesco -- non poteva mancare una intenzione per la salvaguardia dell'ambiente, o meglio del creato, come non si stanca di ripetere Benedetto XVI, sempre molto sensibile a questo tema.
Al centro della veglia la liturgia aveva messo Cristo luce del mondo: nove giovani in rappresentanza di altrettante realtà cattoliche -- parrocchie, movimenti, associazioni -- hanno testimoniato davanti al Papa e ai loro coetanei il rapporto che hanno con la fede e con i santi, uomini e donne, questi ultimi, dal cui esempio di vita si sono sviluppate grandi famiglie religiose e comunità per giovani cristiani. A ogni testimonianza, sullo sfondo del palco papale scendeva la gigantografia stilizzata e con colori differenti di ciascuno dei nove santi: al centro la Vergine Maria, che il movimento di Schönstatt venera con il titolo di «Madre tre volte ammirabile». Poi alcuni giovani hanno acceso il fuoco in alcune ciotole, attingendo dalla grande fiamma che ardeva sul braciere bianco collocato sull'altare. Con esse hanno trasmesso la luce ai lumi di tutti i presenti -- con un evidente rimando alla liturgia della notte pasquale -- trasformando l'area in un suggestivo scenario aux flambeaux. Il clima di raccoglimento spirituale ricordava molto quello di nemmeno un mese fa a Madrid, il 20 agosto scorso, durante la veglia che ha preceduto la celebrazione conclusiva della Giornata mondiale della gioventù. Anche i giovani tedeschi presenti a Friburgo infatti -- mentre il Papa tornava al seminario a conclusione di una giornata davvero intensa, durante la quale ha pronunciato ben sei discorsi pubblici -- hanno pernottato in adorazione per prepararsi alla messa dell'indomani nel vicino aeroporto.
(©L'Osservatore Romano 26-27 settembre 2011)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento